<<La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo>>
Il 14 aprile del 1980 ci lasciava Gianni Rodari, giornalista dell’Unità e di Paese sera, poeta, pedagogista e scrittore per bambini tradotto in ben 50 lingue.
Unico italiano ad essersi aggiudicato il prestigioso Premio Hans Christian Andersen (1970) e iconico interprete del tema fantastico, nel centenario della sua nascita Rodari è ricordato come il principale scrittore di letteratura del ‘900.
Tra le sue opere spiccano La Freccia Azzurra, che nel 1996 ispirò l’omonimo film di animazione, Filastrocche in cielo e in terra, Il libro degli errori, Favole al telefono, Il gioco dei quattro cantoni, C’era due volte il barone Lamberto e, naturalmente, Grammatica della fantasia, suo lavoro principale che lo inserì di diritto tra i principali teorici dell’arte di inventare storie.
Alcuni suoi testi di stampo pacifista sono diventati testi di canzoni di Sergio Endrigo e di altri cantautori italiani, ma il successo di Gianni Rodari arrivò anche in Unione Sovietica, dove vennero realizzati cartoni animati tratti dai suoi libri.
Gianni, Giovanni all’anagrafe, nacque a Omegna sul lago d’Orta il 23 ottobre del 1920, dal fornaio Giuseppe e da Maddalena Aricocchi. Dopo la morte del padre si trasferì nel paese di origine della madre in provincia di Varese e, nel 1937 si diplomò all’Istituto Magistrale. Iniziò gli studi universitari alla Cattolica di Milano, che abbandonò dopo pochi esami.
A causa della sua salute cagionevole, durante la Seconda Guerra Mondiale saltò il servizio militare e, nello stesso periodo, iniziò a insegnare come supplente fino al 1943, quando venne richiamato alle armi dalla Repubblica Sociale Italiana e assegnato in un ospedale militare a a Milano. La morte di due suoi grandi amici e l’internato del fratello in un campo di concentramento, lo spinsero ad avvicinarsi alla Resistenza e ad iscriversi al Partito Comunista Italiano. Dopo la Liberazione iniziò la carriera giornalistica dirigendo L’Ordine Nuovo, periodico della Federazione Comunista di Varese fino ad arrivare, nel 1947, all’Unità di Milano. La sua carriera proseguì a Roma dove, con Dina Rinaldi, fondò e diresse Pioniere, il settimanale per ragazzi dell’Associazione Pionieri d’Italia. Nello stesso periodo costituì il campeggio estivo dei Pionieri, che gli ispirò il tema del suo primo libro pedagogico: Il manuale del Pioniere. La pubblicazione del suo libro, nel 1951 in piena Guerra Fredda, gli valse la scomunica dal Vaticano e il rogo dei suoi libri nei cortili delle parrocchie.
Due anni dopo, scelse la data del 25 aprile per il matrimonio con Maria Teresa Ferretti, segretaria del gruppo parlamentare del Fronte Democratico Popolare e, da lì a pochi mesi fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI. Nel 1956, Pietro Ingrao lo richiamò all’Unità, ma due anni dopo Rodari passò come inviato speciale a Paese Sera e, nello stesso periodo, inizio la collaborazione con Rai e BBC, come autore di Gigagiò, un programma per l’infanzia di grande successo. Nel 1968 Giulio Einaudi Editore, che con Editori Riuniti pubblicava i suoi libri, chiese a Rodari di trasferirsi a Torino ma lui rifiutò per non creare traumi da trasferimento alla figlia Paola, all’epoca in età scolare.
Assunse poi la direzione del Giornale dei genitori e, nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen. È del 1973 il suo capolavoro pedagogico Grammatica della Fantasia, un saggio indirizzato agli insegnanti e ai genitori.
In quegli anni, Rodari viaggiò più volte in Unione Sovietica, dove i suoi libri erano diffusi in tutte le scuole delle repubbliche.
Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marina Musu Rodari fondò il Coordinamento Genitori Democratici, una onlus per promuovere i valori di una scuola antifascista, laica e democratica, e fu anche membro del Forum nazionale delle associazioni dei genitori nella scuola, istituito dal ministero dell’Istruzione.
Fino a poco prima della morte, Rodari continuò la sua attività di giornalista e di pedagogista. Si spense a 59 anni per arresto cardiaco, lasciandoci in eredità una letteratura per ragazzi profondamente rinnovata.
Silvia Stefani
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