In questi giorni in molte case calabresi più che aria di Natale si respira aria di paura, di incertezza per il futuro e di rabbia, ma anche di lotta, perché 5 mila lavoratori ex LPU e LSU stanno lottando per ottenere la stabilizzazione del loro posto di lavoro negli enti locali. Questi lavoratori hanno svolto per anni lavori di realizzazione di opere e attività di pubblica utilità, lavorando per quasi vent’anni in nero per lo Stato, dovendo lottare ogni anno per il rinnovo del contratto e vedendosi riconosciuto il diritto a ricevere i contributi ai fini pensionistici solo qualche anno fa.
Dopo anni di precarietà dunque, speravano finalmente di essere stabilizzati e di non dover vivere il periodo natalizio con la costante ansia di ritrovarsi a casa dal 1° gennaio, ma i partiti di Governo hanno tradito anche in Calabria le promesse elettorali e ora la maggior parte di questi lavoratori rischiano di non vedersi più rinnovato il contratto e di finire per strada!
Questi lavoratori, che conoscono la dignità che solo il lavoro può dare, non ci stanno e da inizio dicembre hanno intrapreso una lotta serrata per ottenere il rinnovo dei contratti, altrimenti solo 500 di loro potranno essere assunti dai comuni ma con salari e orari di lavoro dimezzati. Diverse sono state le forme di mobilitazione in questi giorni, con il blocco dei servizi nei vari comuni e l’occupazione della stazione ferroviaria di Lamezia Terme (CZ), importante snodo ferroviario, il 4 e 5 dicembre. A quest’ultima forma di protesta il Governo ha risposto con la repressione, avvalorata dal nuovo Decreto Sicurezza, portando al ferimento di due donne nel fronteggiamento con la polizia! Mentre vi erano disordini alla stazione ferroviaria, il Ministro del Sud Lezzi (M5S) atterrava proprio a Lamezia per un impegno istituzionale e, intercettata dai rappresentanti sindacali, prometteva di occuparsi della stabilizzazione. Il Ministro Lezzi però si è ben guardata dall’assumere un vero impegno istituzionale, magari perché consapevole della falsità delle sue promesse, e ha affermato che come prova del suo impegno bastava il video con le sue dichiarazioni, che aveva caricato sulla sua pagina facebook. Il video sarà stato sicuramente utile al Ministro per farsi un po’ di propaganda, ma da allora da lei non si è saputo più nulla!
Solo qualche giorno fa sembrava finalmente che quest’impasse si fosse sbloccato, con un emendamento alla Legge di Bilancio presentato proprio dai 5 stelle, che stabiliva la proroga dei contratti fino al 2021, ma è stato bloccato dal Ministro della Pubblica Amministrazione Bongiorno (Lega). Questa situazione ha acceso nuovamente la fiamma della lotta e nella giornata di ieri migliaia di lavoratori hanno occupato gli svincoli autostradali di Cosenza nord e Villa San Giovanni (RC) e l’accesso ai traghetti di quest’ultima, hanno ripreso il blocco dei servizi nella maggior parte dei comuni e iniziato anche forme di protesta estrema, come gli LSU di Oriolo (CS) che hanno iniziato lo sciopero della fame. Nonostante la protesta sia sempre più dura dal Governo non arrivano soluzioni, se non vaghe promesse di qualche parlamentare, ma il tempo scorre e per questo i lavoratori hanno deciso di portare la protesta fino a Roma nella speranza di essere finalmente ascoltati da chi finora li ha solo presi in giro. Giovedì 20, in concomitanza con la fine dei lavori parlamentari, i lavoratori hanno protestato sotto il Senato nell’ultimo disperato tentativo di vedersi garantito il diritto al lavoro, mentre molti loro colleghi hanno continuato la protesta a Villa San Giovanni, occupando ancora la ferrovia.
Cambiano i governi ma le condizioni per i lavoratori non migliorano e per uno scontro interno alla maggioranza migliaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro e il pane per i propri figli. La responsabilità non è solo dei partiti attualmente al potere, ma anche di quelli che li hanno preceduti, che per oltre vent’anni hanno avvalorato questa politica di precarietà per rendere facilmente ricattabili questi lavoratori. Ma la responsabilità è anche dell’Unione europea, che imponendo il pareggio in bilancio e bocciando la manovra finanziaria fino all’ottenimento di provvedimenti lacrime e sangue sulle spalle dei lavoratori, sta stringendo un cappio al collo della classe lavoratrice sempre più serrato. La speranza nel futuro per migliaia di famiglie calabresi è riposta in questa lotta.