di Franco Specchio*
Cari compagni lavoratori,
si stanno per riaprire i cancelli delle fabbriche, i servizi e gli uffici pubblici stanno per ritornare a pieno regime, i lavoratori delle campagne avranno impegni più gravosi, pur non avendo smesso di travagliare neppure in queste settimane, durante le quali alcuni di noi sono riusciti a ritagliare qualche giorno di riposo, i meno sfortunati di ferie.
Ad attenderci, in quanto lavoratori comunisti, sono le migliaia di conflitti, di vertenze, di lotte i cui fuochi si sono accesi in primavera, anche grazie al nostro sforzo soggettivo e collettivo.
Ma il nostro sforzo, applicato a condizioni oggettive che renderebbe possibile e necessario il dispiegarsi di un largo ed aspro movimento generalizzato di lotte, questo sforzo si renderebbe vano se non si accompagnasse alla concreta costruzione del Sindacato di Classe nel nostro Paese, processo cui i Comunisti DEVONO partecipare in prima persona e senza tentennamenti.
Quest’anno è stato molto fruttuoso da questo punto di vista: si sono avviati e sono in atto importanti processi di scomposizione e ricomposizione delle organizzazioni sindacali, che stanno rendendo possibile la selezione, nell’esercizio fattivo dello scontro di classe, di componenti che sono non solo di sindacalismo conflittuale, ma che si pongono pure sul terreno del sindacalismo appunto di classe, da subito.
Intanto si sono e si stanno consumando scissioni in Cobas, Usb, Cgil-Fiom, che da una parte sanciscono la fine della fase anche fruttuosa del sindacalismo di base, dall’altra certificano il definitivo passaggio delle pur gloriose bandiere del sindacalismo confederale nel campo del nemico di classe, passando dalla funzione concertativa a quella apertamente collaborazionista.
Parallelamente l’Assemblea nazionale della CUB, sancendo un’unità d’azione e federativa con la fondata SGB (risultato dello scontro frontale dentro Usb tra le posizioni di classe e quelle subalterne e falsamente movimentiste), ha avviato un fruttuoso processo di riaggregazione, che culminerà in autunno con un grande SCIOPERO GENERALE unitario delle organizzazioni sindacali che si muovono fuori e contro l’accordo del 10 gennaio nei settori privati e fuori e contro l’accordo del 4 aprile nel pubblico impiego
In uno scenario così impegnativo, ma complessivamente avvincente, che cosa “fanno” i Comunisti ? I compagni che si sono resi coscienti dell’importanza dei processi in atto si sono anche concretamente e generosamente messi prontamente a lavoro nelle costruzione del Sindacato di Classe, mantenendo un saldo ed operativo rapporto con il sindacato guida nelle lotte sindacali non solo in Europa, il PAME greco. Ciò è successo e sta avvenendo, senza preoccupazioni di mettere a rischio vecchie collocazioni, privilegi sperimentati, se non addirittura tranquille dinamiche sui posti di lavoro.
Altri compagni, operando una scelta legittima ma totalmente sbagliata, si sono messi nelle condizioni di cadere classicamente dalla padella nella brace, aderendo a sigle che operano dentro i vincoli restrittivi dei diritti di sciopero e di organizzazione; ma essi, già oggi, cominciano a constatare gli effetti negativi di una tale opzione.
Altri compagni ancora, dovendo operare in situazioni difficilissime e di aperto ricatto, hanno già maturato la decisione di lasciare la Cgil al suo destino ignominioso, e stanno operando con riserbo ed attenzione per costruire sul proprio posto di lavoro l’opportuna aggregazione per il Sindacato di Classe.
Gli ultimi, quelli che amano definirsi Comunisti, ma che difficilmente lo vogliono dimostrare nel fuoco del conflitto di classe, scelgono invece di continuare a coltivare il loro piccolo orticello, in cui continuare ad avvantaggiarsi di piccoli interessi materiali, dove raccolgono piccole prebende, appoggiandosi a piccole, promiscue situazioni logistiche, esercitando piccole funzioni assistenziali, ma non volontarie ( tipo Caf, i Cud, gli Isee, ecc… , tutto serio, ma quando ciò avvenga nel quadro di un progetto ampio di lotte sindacali ). E pur di conservare tutto ciò non esitano, con la scusa dello scioglimento di fatto della minoranza della Fiom, a tornare a braccetto con Landini, e quindi con la Camusso.
Ma il Movimento operaio ha sempre saputo emarginare queste piccole miserie umane, aggregando alla lunga le larghe masse popolari sulle giuste posizioni di lotta e di classe.
Torniamo, dunque, compagni lavoratori, nei nostri luoghi di lavoro, fabbrica, campagna, ufficio, scuola, università, ospedale, sistema di trasporto che sia, e torniamoci con la nostra vecchia, sempre valida, parola d’ordine “ AL LAVORO E ALLA LOTTA “
*Responsabile lavoro PC