Afghanistan: un’altra vergogna dell’imperialismo.

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Afghanistan: un’altra vergogna dell’imperialismo.

Nel febbraio del 1989 l’Armata Rossa lasciava l’Afghanistan dopo aver portato a termine la propria missione di stabilizzare quel Paese, come il suo legittimo governo aveva richiesto, e contribuendo ad avviare un processo di progresso e democrazia come mai si era visto. La riforma agraria, la scolarizzazione di massa, l’uguaglianza tra uomini e donne sono tutti risultati che erano stati raggiunti o avviati. Dopo la partenza molto ordinata dell’ultimo soldato dell’Armata Rossa, in particolare il suo comandante, gen. Boris Gromov, la Repubblica Democratica dell’Afghanistan non fu certo travolta dai mujaheddin, nonostante l’enorme sforzo dell’imperialismo statunitense a favore dei ribelli reazionari.

 

Il sostegno popolare alla Repubblica Democratica è attestato dal fatto che essa durò per ben tre anni ancora, fino all’aprile del 1992, quando anche l’URSS si era dissolta. Non possiamo però tacere l’azione nefasta di Gorbaciov si fece sentire anche nella tolleranza che egli accordò alla sovversione imperialista fomentata dai suoi amici americani, Reagan in primis.

L’avvento al potere dei reazionari fece ripiombare l’Afghanistan nell’oscurantismo.

Dopo l’11 settembre gli USA decisero di entrare in prima persona in Afghanistan, trascinando nella loro occupazione anche gli alleati della NATO, sotto la scusa di essere stati attaccati. A parte il fatto che è ormai acclarato che nessun coinvolgimento negli attentati può essere fatto risalire al governo afghano, le clausole di intervento e di ausilio reciproco previste dalla NATO furono completamente distorte e anche il nostro Paese fu trascinato in quella disgraziata avventura.

L’entrata in guerra dell’Italia nel 2001 venne votata dalla stragrande maggioranza del Parlamento, con il voto contrario di pochissimi deputati. Tra questi pochissimi deputati, c’era l’on. Marco Rizzo che nel finale del suo intervento dichiarava:

«…il voto dei Comunisti italiani sarà contrario all’entrata dell’Italia in guerra, sarà contrario alle risoluzioni con le quali si chiederà l’entrata dell’Italia in guerra, proprio per mantenere aperto uno spiraglio alla politica, uno spiraglio per la pace.»

Ma uno dei passaggi più lucidi di quell’intervento che Rizzo fece alla Camera dei Deputati 20 anni fa, alla luce di quello che succede oggi in Afghanistan, è quello in cui sottolineava che:

«…bisogna lasciare aperto uno spiraglio per la pace. Siamo convinti – e lo diciamo non per furore pacifista – che questi bombardamenti, in primo luogo sulle popolazioni civili, e questa entrata in guerra, non solo della coalizione, ma anche dell’Italia, possano addirittura avere un effetto controproducente nella stessa battaglia nei confronti del terrorismo.» 

Oggi, dopo venti anni di guerra, distruzione, morti, e miliardi di dollari spesi inutilmente (solo l’Italia ha speso 8,5 miliardi di euro – sottraendoli agli investimenti per le scuole, la sanità, le infrastrutture ed i servizi per cittadini) i talebani riprendono il potere in Afghanistan. Più forti di prima.

A cosa è servita quella aggressione? A chi è servita? Sicuramente l’apparato industriale-militare ha guadagnato miliardi di dollari. La vendita delle armi in questi anni ha avuto profitti enormi. Secondo la ricerca curata dal centro studi indipendente SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) solo nel 2019 i fatturati delle prime 25 industrie al mondo del settore, hanno toccato quota 361 miliardi di dollari, in crescita dell’8,5% rispetto al 2018. Nella ricerca SIPRI c’è anche la multinazionale italiana Leonardo (ex Finmeccanica) che ha registrato ricavi per 11,1 miliardi di dollari. Leonardo (ex Finmeccanica) è una società a partecipazione pubblica in cui il MEF ha la quota di controllo (30,2%).

L’entrata in guerra dell’Italia in Afghanistan, ha calpestato l’art. 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ma ha riempito le tasche delle industrie militari.

Mentre il popolo veniva sacrificato (ricordiamo con rispetto, tristezza e rabbia il sacrificio di 53 giovani soldati italiani mandati a morire lontano da casa), alcune élite politico-industriali-militari contavano profitti miliardari. Per questo è utile ricordare che nel 2001 la stragrande maggioranza delle forze politiche di centro destra e sinistra votarono a favore dell’ingresso in guerra dell’Italia. È interessante anche non dimenticare che negli anni successivi sono state sempre rifinanziate le missioni militari, indipendentemente dai colori dei vari governi. Inclusi i 5 stelle e quei partiti che usano la bandiera arcobaleno per confondere gli elettori…

La storia, invece, ha dato ragione a quei Deputati che il 7 novembre del 2001 votarono contro la guerra.

Dopo la fuga dall’Afghanistan, i media occidentali rispolverano la stessa polverosa propaganda usata 20 anni fa. Ci ricordano che quel paese è il primo produttore mondiale di oppio, dimenticando di dire che per 20 anni il governo è stato nelle mani degli Usa. Tv e giornali evidenziano con forza l’assoluta mancanza di diritti delle donne. Ma non dicono che i talebani trattano le donne nella stessa maniera dell’Arabia Saudita, unico paese al mondo a considerare il Corano come la propria “Costituzione”. Paese in cui la donna è completamente sottomessa al volere dell’uomo. Ma l’Arabia Saudita è fedele alleato del governo Usa e quindi, invece di proporre corridoi umanitari per le donne saudite,  l’Economic and Social Council (ECOSOC) delle Nazioni Unite nel 2017 ha VERGOGNOSAMENTE eletto l’Arabia Saudita alla Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne per il periodo 2018–2022.

Due pesi e due misure, come denunciava Marco Rizzo nel suo intervento alla Camera nel 2001:

«una coalizione antiterroristica internazionale può fondarsi solo su un comune orientamento verso il problema del terrorismo ed allora le relative azioni dovrebbero essere dirette contro tutti i paesi che ospitano e sostengono tale fenomeno. Mi par di capire che sia un compito facile se questi sono avversari degli Stati Uniti, ma molto più difficile quando si tratta di alleati, per esempio, come la Turchia, l’Arabia Saudita, […] Gli Stati Uniti sono disposti a riconsiderare i loro interessi geopolitici in nome dei comuni valori della lotta contro il terrorismo? Questo è uno degli elementi da discutere, non solamente in questa vicenda, perché se pensiamo di battere il terrorismo con la politica dei due pesi e delle due misure, difficilmente ci potrà essere unanimità.»

In tutto questo scenario, mentre venivano dilapidati 8,5 miliardi di euro dei cittadini italiani, per i lavoratori c’è stata solo disoccupazione, precarietà e continue offerte al ribasso.

Questi eventi siano da monito oggi a chi straparla di “interventi umanitari” e “diritti civili” quando essi sono solo la maschera dietro la quale si nasconde l’intervento imperialista che va sempre a danno dei popoli.

Questi eventi siano da monito a tutti i “difensori della democrazia” che oggi si fanno turlupinare dalle bugie sulla condizione della minoranza Uigura nello Xinjiang. Quello che augurano a quel paese in buona sostanza non è di uscire dalla “dittatura”, ma di entrare nel più buio oscurantismo. Per fortuna le mire sovversive imperialiste si romperanno certo la testa contro la Muraglia che il popolo cinese ha eretto ai propri confini.

Il capitalismo uccide, distrugge e impoverisce i lavoratori. Per questo c’è bisogno di un altro sistema. Socialismo o barbarie.

 

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