Purtroppo dobbiamo registrare un preoccupante allargamento del conflitto con il riacutizzarsi delle azioni belligeranti tra Kosovo e Serbia. Giungono notizie poco rassicurarti da quello che è da sempre un magazzino di armi a cielo aperto NATO/USA.
Il motivo politico della controversia: il governo del Kosovo ha annunciato che a partire da domani tutti i cittadini del Paese dovranno essere muniti di una carta d’identità del Kosovo e della patente dell’auto locale.
Può sembrare una questione banale, ma non lo è per questo popolo perché tocca un tema identitario visto che c’è stata una guerra civile e tante persone sono morte.
Il Presidente Vucic ha fatto un appello alle autorità kosovare pregandoli di evitare un conflitto.
Ricordiamo che ad aprile 2022 la Gran Bretagna fornì all’autoproclamata Repubblica del Kosovo sistemi missilistici anticarro Javelin e missili guidati NLAW. Il presidente serbo Aleksandar Vucic chiese spiegazioni al primo ministro britannico Boris Johnson. Il capo del ministero degli Affari interni della Serbia affermò che “Londra sta armando i terroristi”. La Serbia, ha ricevuto di recente sistemi di difesa missilistica cinesi, nell’ambito di un acquisto formalizzato un anno fa, altra vicenda percepita come ingerenza dagli USA, che colpisce la bilancia commerciale.
Dall’inizio dell’operazione speciale russa nel Donbass, la Serbia di Vucic, memore delle violenze subite dalla NATO negli anni 90 e l’amicizia con i popolo russo oltre che gli interessi vitali per il popolo, ha rifiutato di assecondare la “comunità internazionale” (entità falsamente collettiva rappresentata dagli USA e i suoi vassalli) nel prendere posizione contro la Russia e nelle sanzioni di embargo energetico e affini.
Qualche mese fa la Serbia venne deliberatamente isolata nello spazio aereo dei paesi confinanti, eterodiretti dagli USA, causando il mancato arrivo del ministro russo Lavrov in visita.
Recentemente, Aleksandar Vulin, il ministro degli interni serbo, ha rivelato che spie straniere hanno fatto pressione per costringerlo a prendere una posizione anti-russa e anti-cinese. Il ministro rispose alle pressioni: “Non ho lavorato e non lavorerò per nessuno tranne che per il popolo serbo, lo stato serbo, e non giuro fedeltà a nessuno, ad eccezione del presidente di tutti i serbi, Aleksandar Vucic. La condizione era che iniziassi a lavorare per questo servizio di intelligence straniero. Non lo farò, nemmeno a costo della mia stessa vita.”
Nessun governo occidentale europeo, meno che meno quello italiano, si è mosso per calmierare la polveriera che da qualche mese sta montando in Serbia.
Questi fatti che descrivono il contesto, sono solo una minima parte dei segnali che sono assolutamente noti a chi risiede negli scranni del potere.
Nel ribadire un gigantesco NO alla guerra che uccide i lavoratori, i pensionati, gli studenti e gli invalidi, pur vivendo in un paese che ha armato indirettamente i Balcani, con armi arrivate dall’Ucraina dal mercato nero, l’Italia è il paese che sta contribuendo di più alla missione NATO in quei territori, ci auguriamo che la tensione possa velocemente rientrare. In nottata il regime kossovari ha deciso per un rinvio di 30 giorni per l’entrata in vigore della legge che ha dato il via alla controversia.
Ciò non fa diminuire le preoccupazioni da parte di tutti coloro che hanno a cuore la pace e il benessere dei popoli europei