Abbreviare la guerra o minacciarne una nuova?

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Abbreviare la guerra o minacciarne una nuova?

L’era nucleare è iniziata nell’agosto del 1945 con lo sgancio delle due bombe sul territorio giapponese a Hiroshima (6 agosto all’uranio) e Nagasaki (9 agosto al plutonio) da parte dell’aviazione statunitense.

Che questo crimine fosse stato perpetrato per “accelerare” la fine della guerra, ormai non è creduto più da nessuno. Il Giappone aveva già subito distruzioni ancor più ampie con bombardamenti “convenzionali” (come i ripetuti bombardamenti di Tokio, che provocarono una tale devastazione da indurre i comandi a non sganciare lì gli ordigni nucleari, essendo quello ormai un obiettivo virtualmente “cancellato”) e inoltre la scarsa produzione di allora di materiale fissile sconsigliava di “sprecarlo” in “dimostrazioni” inefficienti.

In realtà la vera accelerazione alla resa del Giappone fu costituita dall’entrata in guerra dell’URSS l’8 agosto del 1945, promessa tre mesi prima da Stalin a Truman, che spazzò via in pochi giorni l’esercito imperiale dalla Manciuria e minacciò di invadere il Giappone con un massiccio esercito, passando dall’isola di Sachalin (occupata l’11 agosto, prima della resa del 15 agosto annunciata dall’imperatore), quindi per via sostanzialmente terrestre e non per via di pericolosi e sanguinosi sbarchi dal mare, come avrebbero dovuto fare gli statunitensi.

Questi infatti avevano stimato che la conquista via mare dell’Arcipelago Giapponese sarebbe costato centinaia di migliaia di morti. Il Giappone offriva una serie quasi infinita di posizioni difensive fra colline, montagne, foreste dalle quali resistere all’invasore. Dopo la battaglia di Iwo Jima (febbraio-marzo 1945) con la perdita di oltre 23 000 uomini fra morti e feriti per gli Stati Uniti (unico episodio della campagna di riconquista del Pacifico in cui gli USA soffrirono più perdite dei giapponesi) e Okinawa (aprile-giugno 1945) dove si erano registrate perdite pari al 35% degli effettivi impiegati, si era capito che non si poteva contare su una vittoria rapida e a buon mercato. Sui 767 000 previsti nell’operazione di invasione del Giappone, il totale dei morti e dei feriti sarebbe potuto quindi arrivare a 268 000 uomini, vale a dire quanti soldati gli Stati Uniti avevano perso fino a quel momento in tutto il mondo su tutti i fronti.

Possiamo dire che l’unica volta che ufficialmente (ci esprimiamo in modo così cautelare perché non è ancora stato accertato se non siano state usate armi nucleari “tattiche” in Iraq) è stata usata l’arma nucleare, è stato fatto dagli USA e non per “abbreviare” una guerra in corso contro i propri nemici (il Giappone), ma come minaccia preventiva verso quelli che in quel momento erano i propri alleati (l’URSS), che invece stavano facendo fronte ai propri impegni diplomatico-militari.

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