Negli ultimi giorni si sono verificati alcuni eventi politici di grandissimo spessore, riguardanti la Palestina.
Il primo, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha votato a stragrande maggioranza una risoluzione che respinge la nascita di uno Stato palestinese.
Il secondo, Netanyahu è stato ascoltato al Paramento statunitense e poi ha incontrato entrambi i candidati, Trump e Harris.
Il terzo, in Cina si è svolto un importantissimo incontro tra le delegazioni di 14 organizzazioni palestinesi, che ha sancito la fine delle ostilità tra di esse e un patto d’azione.
In questo quadro si situano i due attentati ad altissimi dirigenti di Hezbollah e di Hamas. Entrambi provocatoriamente avvenuti in Paesi esteri e in violazione patente di qualunque diritto internazionale. Essi non sono altro che il seguito di un’interminabile scia di sangue di cui i governi israeliani si macchiano costantemente.
Lo “stupore” statunitense, le “prese di posizione” dei nani europei sono del tutto fuori luogo. La comunità internazionale – quella vera e non quella occidentale farlocca autodichiarata – fa sentire alta la propria condanna.
Le ragioni sono sempre le stesse e sono racchiuse nella risoluzione della Knesset: “Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione”.
Infatti chiunque in Israele, di destra o di “sinistra”, si rende conto che, in caso si creasse un vero Stato sovrano palestinese, la destabilizzazione di Israele si creerebbe, ma non già per cause esterne, ma perché dovrebbero rientrare nel territorio assegnato allo stato ebraico 800mila coloni armati fino ai denti, che oggi si trovano su territori che svariate risoluzioni ONU riconoscono come occupate illegalmente da essi.
È chiaro a tutti che questi assassinî non potranno mai indebolire l’avversario, ma solo radicalizzare il conflitto.
Israele non può volere la pace, la deve sabotare a tutti i costi. È l’unica soluzione che ha contro il proprio dissolvimento. L’assassinio mirato ai capi degli schieramenti coi quali si dovrebbe trattare non è casuale o folle, ma ben premeditato.
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Analisi condivisibile