“Avanti, datemi la multa!” Volonté, gli ideali davanti alla cinepresa

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“Avanti, datemi la multa!” Volonté, gli ideali davanti alla cinepresa

«La multa! Perché allora non dar la multa?! Avanti, datemi la multa! Però poi mi dovete restituire tutto quello che mi avete rubato quando facevo lo stakanovista! Dovete ricacare tutto, anche il dito!»
Mai come in questi giorni il ricordo di Lulù, interpretato magistralmente da Gian Maria Volonté, nato il 9 aprile 1933, è testimone dei nostri tempi.
Oggi ricordiamo non solo l’eccezionale attore che ha dato voce a l’Italia popolare ed alle contraddizioni di una società, quella degli anni 70 e 80, che si definiva democratica. “La classe operaia va in paradiso”, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “Il Caso Mattei” sono solo alcuni degli esempi di questa tendenza grazie alla quale Volonté ha portato i suoi ideali davanti alla cinepresa e nella vita di tutti i giorni.
Ma quando nasce veramente il mito dell’attore impegnato politicamente? Nel 1962 è il protagonista del “un uomo da bruciare” in cui viene raccontata la storia di Salvatore, attivista sindacale marxista che da Roma torna in Sicilia e proprio nella sua terra cerca di organizzare i suoi compaesani contro la mafia. In quel periodo parla con i contadini per approfondire i loro problemi, torna a studiare il marxismo, diventa il Gian Maria Volonté che tutti abbiamo conosciuto. Un uomo senza compromessi di cui ancora oggi sono famosi i continui dissidi con i registi ed i suoi repentini abbandoni dei set-cinematografici. In particolare con Elio Petri, erano frequenti le discussioni sui dettagli politici da aggiungere o rimuovere dalle pellicole in produzione.
Un compagno, un sincero comunista che non si fermò nemmeno quando nel 1964 metterà in scena contro tutto e tutti un’opera che denunciava la condiscendenza di Papa Pio XII nei confronti dei nazisti e del loro operato. La rappresentazione fu bloccata non solo perché ritenuta un’opera blasfema, ma anche perché contro uno dei punti del concordato tra lo Stato Vaticano e quello italiano, in cui viene vietata la rappresentazione a Roma di qualsiasi opera che potesse offendere la figura del Papa. “Il Vicario” fu rappresentato lo stesso, ma a Terni e la normale conseguenza fu la scomunica di Volontè e di tutto il gruppo di lavoro.
Fondatore del Sindacato Attori, fuori dal contesto lavorativo Volonté ha manifestato e fu arrestato durante lo sciopero dei lavoratori della Coca-Cola.
Un uomo tutto d’un pezzo in ogni sfera della sua vita tramutando il suo pensiero in azioni concrete, donandosi completamente a ciò in cui credeva.
Innumerevoli sono state le sue celeberrime interpretazioni e collaborazioni con i grandi registi italiani, oltre ai premi conseguiti nei festival internazionali.
Ma ciò che contraddistingue più di tutto il lavoro attoriale del compagno Volonté era lo studio approfondito che faceva sul personaggio, della sua psicologia e nel contesto sociale, politico ed economico in cui la storia si ambientava, dando mille sfaccettature e, parafrasando il regista Francesco Rosi, con cui collaborò nel film capolavoro “Uomini contro”, rubando l’anima al personaggio.
«Io accetto un film o non lo accetto in funzione della mia concezione del cinema. E non si tratta qui di dare una definizione del cinema politico, cui non credo, perché ogni film, ogni spettacolo, è generalmente politico. Il cinema apolitico è un’invenzione dei cattivi giornalisti. Io cerco di fare film che dicano qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra, che rispondano a una certa ricerca di un brandello di verità. Per me c’è la necessità di intendere il cinema come un mezzo di comunicazione di massa, così come il teatro, la televisione. Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l’arte e la vita»

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