Amara sorpresa si sono trovati questa mattina le migliaia di lavoratrici e lavoratori che ieri speravano, come ogni mese, di potere ritirare il giusto e sudato salario. Le saracinesche dell’agenzia interinale Trenkwalder , in viale Masini, erano abbassate per eludere le sacrosante richieste di pagamento. Stesse scene si sono ripetute in tutte le sedi regionali della multinazionale. I lavoratori che si sono rivolti ai vari sindacati concertativi hanno avuto le solite risposte che hanno sempre in questo caso: «dobbiamo aspettare per avere delucidazioni». In molti casi i lavoratori aspettando da diversi mesi il proprio stipendio. Il lavoro interinale si dimostra in questo modo sempre più uno strumento di vero e proprio schiavismo legalizzato, funzionale alle grandi aziende e portatore di un doppio sfruttamento per i lavoratori.
Purtroppo la pratica di questi moderni capolarati di schiavismo legalizzato è sempre più frequente sul territorio emiliano. Nel 2010, secondo l’Ires Cgil, venivano firmati ogni anno in città 27.821 contratti di somministrazione; lo scorso anno si è arrivati a quota 41.447, quasi il doppio. Naturalmente le varie aziende ne affondano a manbasse per avere mani libere nel licenziare e poter ricattare i lavoratori con stipendi da fame.
E’ inutile nascondere che queste pratiche sono state coperte dai vari sindacati concertativi come Cgil, Cisl e Uil e dai sindacati che hanno firmato l’accordo del 10 gennaio che in nome del “piuttosto che niente é meglio piuttosto” hanno accettato lo stralcio dei diritti dei lavoratori, bassi stipendi, facili licenziamenti e ricatti settimanali per il rinnovo di questi contratti da fame, molte volte legati al permesso di soggiorno per molti extracomunitari. In cambio i sindacati hanno avuto il riconoscimento della “quota tessera” e delle rappresentanze “falsa” dei lavoratori dove le Rsa sono scelte dalle varie segreterie, grazie a gli accordi al ribasso che hanno firmato.
Siamo ormai alla “speranza metafisica” per la risoluzione anche di questo caso, come di quello più conosciuto di Almaviva. Né le forze politiche né quelle sindacali parlano mai di conflitto per vedere riconosciuto il diritto alla dignità e al lavoro. Siamo schiavi e ci vorrebbero anche stupide pecore! Da comunisti non possiamo che continuare a porre in evidenza la stessa questione: solo la lotta di classe e la costruzione del partito comunista e di un sindacato di classe, uniche forze in grado di tutelare la classe lavoratrice, sarà possibile conquistare i nostri diritti. Un percorso possibile, solo attraverso una presa di coscienza dei lavoratori, che critichino e combattano sempre di più le pratiche economiche dello sfruttamento capitalistico, di cui, ormai, tutte le forze politiche e sindacali sono la stampella, ad eccezione di poche vere forze del sindacalismo conflittuale e di base.