di Giacomo Venturato
Alla Glas Mueller di Bolzano sono stati licenziati due lavoratori per avere difeso il proprio diritto di sciopero. I due operai assieme ad altri colleghi erano in lotta dal maggio dell’anno scorso, per quanto riguarda un cambio del proprio contratto di lavoro e per l’invivibile situazione all’interno della fabbrica.
Il contratto in questione è stato sottoscritto, all’insaputa degli operai, dai sindacati confederali CGIL CISL e UIL, i quali hanno avallato l’intenzione dell’azienda nel trasformare tale contratto in un contratto a chiamata, in cui il lavoratore è costretto a lavorare 3 come 9 ore al giorno o peggio rimanere a casa col minimo preavviso. Questa scelta ha fatto sì che una parte dei lavoratori, una volta accortisi dell’accordo sottoscritto sottobanco, iniziassero a rispondere con lo sciopero.
Sin dall’inizio della vertenza sindacale la strategia dell’azienda è stata quella delle minacce, delle multe, delle sospensioni fino ad arrivare al licenziamento. Questo non ha intimorito di certo gli operai, i quali lo scorso martedì hanno presidiato i cancelli della fabbrica. Azione però che ha trovato l’immediata repressione della polizia, che ha inviato una squadra celere per impedire ai lavoratori di distribuire ai colleghi dei volantini.
Questo dimostra come oggi il luogo di lavoro, sia un luogo in cui il lavoratore oltre a dover subire il ricatto dello sfruttamento nel momento in cui lavora, deve subire anche quello della fame nel momento in cui viene licenziato. Al fianco dei lavoratori in lotta si schiera l’organizzazione locale del Partito Comunista che in un comunicato ha sottolineato come «oggi, in un periodo in cui le leggi restrittive contro lo sciopero, limitano la mobilitazione e l’organizzazione serrata della classe lavoratrice, è necessario mettere in primo piano l’importanza della lotta e del contrattacco dei lavoratori». I comunisti denunciano con forza il ruolo tenuto da CGIL, CISL e UIL evidenziando come «il fatto che un sindacato si adoperi per l’isolamento dei lavoratori, per la totale accettazione dei ricatti padronali, avallando anche certe operazioni criminali dell’azienda e tenendole nascoste ai lavoratori, è di una gravità assoluta».
«Alle minacce, agli aumenti delle ore di lavoro, all’abbassamento dei salari, alla soppressione della dignità, all’inefficienza ed arretratezza dei sindacati concertativi e al continuo aumento del profitto privato dei padroni – prosegue il comunicato – non possiamo che rispondere in modo unitario e deciso, non possiamo che rispondere con la lotta organizzata. Tali episodi non sono casi isolati ma sono conseguenze dirette di politiche antipopolari che hanno portato ad un indebolimento degli strumenti di lotta di milioni di lavoratori», conclude il comunicato chiamando all’unità dei lavoratori e al rafforzamento del sindacalismo di classe.
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