Centinaia di migliaia di lavoratori hanno marciato nella giornata di ieri in tutte le principali città del Brasile contro l’antipopolare riforma della previdenza sociale promossa dal governo reazionario di Michel Temer (che è entrato in carica dopo il rovesciamento del governo socialdemocratico di Dilma Roussef a cui partecipava come partner della coalizione). Sindacati e organizzazioni sociali del Brasile hanno protestato contro la riforma denominata PEC 287 che andrà in prima votazione il prossimo 28 marzo e prevede l’incremento dell’età pensionistica, unificando i criteri tra uomo e donna, a 65 anni. Inoltre, include l’aumento degli anni di contributi da 15 a 25 anni e acuisce le misure per la flessibilità e precarietà lavorativa. Altri aspetti della norma riducono la pensione di “reversibilità” e svincola il calcolo dei benefici dal salario minimo, sostituendolo con un aggiustamento inflazionario.
La giornata di lotta dei lavoratori di ieri è stata coordinata in diversi settori del settore pubblico e privato, così come gli agricoltori, paralizzando molti servizi (scuola, sanità, banche, trasporti ecc.), fabbriche e posti di blocco sono stati realizzati sulle strade, mentre un migliaio di manifestanti, integranti il Movimento dei Lavoratori Senza Casa (MTST), hanno occupato per alcune ore l’edificio del Ministero delle Finanze nella capitale Brasilia, contro il ministro Henrique Meirelles, principale autore della riforma.
La Giornata Nazionale di Paralisi e Mobilitazione Contro la Riforma della Previdenza è stata convocata dalla Centrale Unica dei Lavoratori (CUT) e dalla Confederazione dei Lavoratori Brasiliani (CTB) membro della Federazione Sindacale Mondiale (FSM). Anche altri gruppi si sono uniti alla convocazione come il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST), il Fronte del Popolo Senza Paura e il Fronte Brasile Popolare.
Sostegno e partecipazione attiva alla mobilitazione anche da parte del Partito Comunista Brasiliano (PCB), Unione della Gioventù Comunista (UJC) e la corrente sindacale con orientamento di classe Unidade Classista con la posizione dello scontro con il capitale nella rivendicazione dei diritti contemporanei. I comunisti brasiliani hanno dichiarato che «il governo illegittimo e usurpatore continua gli attacchi sempre maggiori contro i lavoratori, la gioventù, i poveri dei quartieri e contro la sovranità nazionale. La situazione del paese è molto grave e la pazienza della popolazione sta raggiungendo il limite. L’economia brasiliana è in fallimento, con la maggior recessione della sua storia moderna: la disoccupazione raggiunge 13 milioni di lavoratori registrati e circa 7 milioni che hanno rinunciato a cercare lavoro, oltre alla compressione dei salari e la caduta del reddito della popolazione. La crisi finanziaria degli Stati e Municipi sta portando al caos dei servizi pubblici, con un peggioramento nella sanità, salari arretrati e licenziamenti di dipendenti pubblici, un processo che acuisce la crisi nelle carceri brasiliane, il cui volto più visibile sono i massacri in diversi Stati».
Il governo Temer – per i comunisti brasiliani – ha assunto la carica per mezzo di un golpe parlamentare e mediatico, «con l’obiettivo centrale di applicare un attacco brutale ai diritti dei lavoratori, della gioventù e della popolazione in generale, attraverso un aggiustamento fiscale, la riforma del lavoro e della previdenza, la riforma delle scuole superiori e la consegna del pre-sale (giacimenti petroliferi) e dell’Acquifero Guarani (tra le più grandi riserve d’acqua al mondo) alle multinazionali, così come le privatizzazioni del patrimonio pubblico, tutto questo per favorire il capitale monopolista, i banchieri e l’agribusiness». Un governo che non ha sostegno nella popolazione con una forte richiesta di dimissioni ma «che si sostiene perché sta realizzando il lavoro sporco per il grande capitale nazionale e internazionale».
La battaglia dei comunisti si basa sulla costruzione di un blocco di lotte anticapitalista che dalla resistenza alle riforme e politiche antipopolari del governo Temer si trasformi in un potente movimento nazionale unificato di lotte nella prospettiva del potere popolare e del socialismo con un campo politico alternativo alla destra ma anche alla politica di conciliazione di classe del socialdemocratico Partito dei Lavoratori (PT) di Dilma Roussef e Lula che negli ultimi decenni hanno condotto un mix di gestione borghese associata ad alcune misure sociali per mitigare la povertà estrema, che sostanzialmente ha rafforzato la redditività capitalistica, aprendo la strada all’attuale ancor più duro attacco ai diritti operai e popolari.