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Caso Nigeria. Il re è nudo

E’ incredibile che questa gravissima e istruttiva notizia non appaia nelle pagine dei giornali di oggi, neanche nei blog dei siti economici.

E’ passata su rainews24 ieri sera e non è stata più ripresa. Sui motori di ricerca la troviamo solo su un sito periferico: https://www.meteoweb.eu/2022/05/carburante-voli-nigeria/1791087/

In Nigeria, uno dei paesi più popolosi dell’Africa e uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo,

“le compagnie aeree hanno notificato ieri al governo federale e al pubblico il piano per la chiusura a tempo indeterminato di tutti i servizi di linea a partire da lunedì 9 maggio a causa dei costo insostenibili del carburante per aerei.”

La cosa è paradossale, ma fino a un certo punto. Il petrolio viene estratto in Nigeria, ma poi è “succhiato” dalle compagnie estere che lasciano al Paese misere “royalties”. Inoltre il petrolio è ovvio che va raffinato e non si immette nei serbatoi degli aerei direttamente.

Perché la notizia è eclatante? Perché manda a gambe all’aria tutta la retorica sull’indipendenza energetica dei paesi. Se anche l’Italia potesse essere autonoma, nel senso che potesse ricavare dal proprio sottosuolo tutto il petrolio che le serve, ancora ciò non la renderebbe autosufficiente. Infatti il petrolio non sarebbe di proprietà pubblica, ma sarebbe estratto da società private, tra cui c’è anche la nostra ENI, che poi rivenderebbe la materia prima sul mercato da cui l’Italia stessa dovrebbe rifornirsi. Queste cose sono state dette e ridette da seri studiosi, tra cui Demostenes Floros, ma in realtà passa sempre la “verità” di regime: la causa degli aumenti si deve a Putin e non alla speculazione del mercato.

 

 

 

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