Proteste a Catania in occasione della prima tappa su suolo italiano del Giro d’Italia di ciclismo che nella sua 101° edizione è partito dai territori occupati da Israele con tre tappe. Oltre 200 attivisti e militanti di diverse realtà hanno manifestato la contrarietà a questa decisione dettata dalla volontà sionista di celebrare i 70 anni dello Stato d’Israele impiantato nella Palestina storica, in momento in cui, tra l’altro, a poche centinaia di km da dove passavano i ciclisti si perpetra una nuova mattanza di palestinesi ad opera dell’esercito occupante facendo 55 morti e migliaia di feriti. Con decine di milioni di €, elargiti dal magnate israelo-canadese Sylvan Adams agli organizzatori di RCS Sport, Israele ha dato vita ad una grande campagna mediatica per presentarsi al pubblico internazionale ripulito dalle immagini delle violazioni e violenze strutturali che esercita quotidianamente avanzando nei suoi piani di annessione delle terre palestinesi. Non a caso, fu oggetto di polemiche e minacce di ritiro dei finanziamenti la questione relativa alla (corretta) dicitura utilizzata inizialmente dagli organizzatori per indicare la partenza da Gerusalemme Ovest, poi cambiata in Gerusalemme legittimando le illegittime pretese sioniste sulla città in prosecuzione con la decisione degli USA di spostarvi lì la propria ambasciata.
Al contempo, RCS Sport, appartenente ad uno dei principali gruppi editoriali italiani, la RCS MediaGroup nel cui azionariato e CdA figurano importanti soggetti e gruppi capitalisti italiani (da Cairo a Della Valle, da Mediobanca a Unipol fino a Pirelli), ha fatto incetta di vitali capitali sottomettendo il ciclismo, come d’altronde ogni sport professionistico, alla morsa degli affari in cui il profitto detta le scelte. Ma si tratta di una relazione che va ben oltre questo, e si lega agli innumerevoli intrecci che legano la borghesia italiana ai sionisti, dal punto di vista economico, militare, politico-diplomatico che rispondono esclusivamente agli interessi dei grandi capitalisti.
Per opporsi a questa operazione politica coadiuvata dal governo israeliano con quello italiano, lo scorso 8 maggio in centinaia hanno espresso in maniera pacifica ma decisa la solidarietà alla lotta del popolo palestinese per la propria autodeterminazione contro la criminale occupazione sionista rispondendo all’appello del Comitato Catanese di Solidarietà col Popolo Palestinese «a far e sentire tutto il nostro dissenso contro la strumentalizzazione dello sport da parte di uno Stato che pratica da decenni l’apartheid nei confronti dei Palestinesi e che non rispetta le risoluzioni ONU sui territori occupati. Dietro un ingente contributo da parte di Israele gli organizzatori del Giro d’Italia di quest’anno hanno deciso di far diventare lo sport uno strumento di propaganda». Intorno alle 10 un presidio spontaneo si è formato nei pressi di p.zza borgo dove un paio d’ore dopo sarebbero passati i ciclisti. In prossimità dell’orario d’inizio della corsa, si è diretto verso il luogo della partenza venendo immediatamente fronteggiato lungo via Etnea da uno spropositato numero di agenti in tenuta antisommossa e camionette della polizia che hanno attaccato, diviso e circondato il gruppo di manifestanti munito solamente di bandiere palestinesi e cartelli causando alcuni lievi feriti. Nonostante questo l’obiettivo è stato ugualmente raggiunto bloccando per diversi minuti la partenza della tappa che è stata poi accolta da migliaia di bigliettini lanciati sui ciclisti con scritto “Israele assassino”, esposizione dai balconi di bandiere palestinesi e fischi. Tutto questo è stato vergognosamente censurato da tutti i principali organi di stampa, numerosamente presenti a Catania, in particolare la RAI, venendo meno al più elementare principio di dovere di cronaca dimostrando ancor di più la portata degli interessi dietro questo evento e l’immagine che Israele vuol dar di sé mentre sta massacrando impunemente inermi palestinesi a Gaza nel corso della “Marcia del Ritorno” che rivendica il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi nelle proprie terre occupate.
Presenti al presidio anche militanti del Partito Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista. «Con questa partnership si legittima lo stato di oppressione del popolo palestinese» ha dichiarato Salvatore Vicario, segretario della fed. Sicilia orientale del Partito Comunista. «Proprio in questi giorni – va avanti Vicario – Israele ha scatenato una criminale repressione, con l’uso di cecchini, migliaia di feriti e diverse decine di morti. Siamo qui per condannare la complicità del governo e padronato italiano con lo Stato di Israele e le politiche imperialiste che vanno contro i popoli della regione medio orientale in prosecuzione con le politiche antipopolari che subiscono i lavoratori nel nostro paese, nei luoghi di lavoro, quartieri e campagne. Il popolo siciliano rifiuta ogni complicità e collusione con questi piani, dalle basi militari a queste operazioni di propaganda».
Le proteste accompagneranno ancora diverse tappe della corsa rosa mentre il prossimo 12 maggio una manifestazione nazionale è stata convocata a Roma dal Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia e dall’Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP) con partenza da p.zza dell’Esquilino alle ore 15 in vista del 70° anniversario della Nakba (15 maggio), per uno Stato libero, democratico e laico in Palestina con Gerusalemme capitale e contro l’aggressione e la guerra imperialista e per la pace in Medioriente, rivendicando, tra le altre cose, la fine dell’occupazione sionista e il diritto all’autodeterminazione palestinese, il diritto e l’attuazione del ritorno dei profughi palestinesi, la libertà di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Manifestazione alla quale aderisce anche il Partito Comunista che chiama a «rilanciare il movimento di solidarietà con il popolo palestinese per la lotta più generale contro l’imperialismo». «La condotta dello Stato di Israele – affermano nel comunicato congiunto di adesione PC e FGC – minaccia irrimediabilmente le già difficili condizioni dei popoli in medio-oriente, già colpiti dalla guerra, dalle ingerenze e dalle aggressioni da parte delle potenze imperialiste. Le condizioni attuali impongono un’accelerazione nella costruzione di una coerente lotta contro l’imperialismo e contro le politiche sioniste».