di Sabrina Cristallo
Ad un anno dall’ultima acquisizione da parte di un secondo fondo d’investimento, la casa di moda Roberto Cavalli decide di approfittare del momento segnato dall’emergenza sanitaria per tornare sul piede di guerra.
Nel 2019, con la crisi aziendale e il passaggio di proprietà, Rsu e sindacati mettevano sul tavolo la salvaguardia dei posti di lavoro ed il radicamento del marchio fiorentino sul territorio, mentre l’azienda proponeva la cassa integrazione per oltre 200 lavoratori tra Firenze e Milano. La pandemia si è rivelata un’ occasione ghiotta per l’azienda per riprendere e accelerare arbitrariamente i suoi piani, addirittura imponendosi con la richiesta di trasferimento dei 170 lavoratori dallo stabilimento di Sesto Fiorentino (FI) a quello milanese. L’ennesimo licenziamento mascherato.
Per capire meglio quanto sta accadendo e quali saranno le prospettive di lotta in difesa della sede fiorentina, abbiamo intervistato un lavoratore.
Prima dell’emergenza Covid-19, avevate ricevuto avvisaglie dall’azienda che potevano farvi pensare ad una precipitazione tanto drastica della vostra situazione?
Alla luce della condotta ambigua e la reticenza della nuova proprietà nel pagare i vari debiti lasciati dalla situazione precedente, la preoccupazione che potesse succedere qualcosa in questo frangente c’era. Da novembre, a parte quello che era partecipato nel concordato preventivo, che poi è stato saldato, questi signori non hanno rispettato le varie scadenze dei pagamenti: dai fornitori fino ai centri dove sono collocati gli outlet Cavalli che contano ormai un credito di centinaia di migliaia di euro. La posizione dell’azienda in questo momento è soltanto quella di chiedere sconti su sconti. Quindi, diciamo che ce l’aspettavamo in parte, ma non credevamo di arrivare a questo punto.
La maison Cavalli è nelle mani di un fondo d’investimenti di Dubai, totalmente estraneo al settore moda e al know-how del personale. Qui si parla ormai soltanto di finanza e parliamo di un proprietario che, nel mondo, ha mandato a casa per la pandemia migliaia di lavoratori dalla mattina alla sera. Ha pensato, quindi, di poter fare lo stesso con noi sfruttando la carta del trasferimento, che evidentemente gli costa meno, ma senza alcun piano industriale né prospettiva. Su 170 persone, quante potranno davvero accettare questa condizione?
Chi sono i lavoratori Cavalli e quale sarà la vostra risposta di fronte a questo attacco padronale?
La pandemia in questo momento ci mostra come l’occupazione in Italia sia molto al ribasso. I lavoratori Cavalli difenderanno con le unghie e con i denti il proprio posto di lavoro, non sarà così facile schiodarci dalla nostra posizione. Continueremo a chiedere delle garanzie occupazionali e una proiezione futura dell’azienda, nonostante la reticenza e l’arroganza del management non si siano fermate al momento né davanti a noi lavoratori né di fronte le istituzioni. In occasione del nuovo tavolo di discussione presso la Confindustria di Firenze, il 3 giugno ci sarà sul posto una manifestazione di tutti i lavoratori della Cavalli. Combattiamo per difendere il nostro diritto al lavoro ma anche contro la dispersione di persone che hanno contribuito e vissuto questa azienda e che hanno creduto e lavorato negli ultimi anni per il suo rilancio mentre tutto quello che era stato costruito veniva miseramente distrutto da tutte quelle scelte sbagliate prese dalla nuova proprietà che mai le ammetterà. A loro interessa solo il profitto mentre a noi lavoratori attendono altre quattro settimane di cassa integrazione ed è sufficiente anche solo vedere come questa è distribuita per capire quali persone gli serviranno e quali no. La lotta sarà dura e aspra, speriamo di incontrare un minimo di apertura. Da parte nostra, siamo pronti al dialogo poiché avevamo previsto una certa riorganizzazione una volta consolidata l’acquisizione dal nuovo fondo di Dubai, però non ci aspettavamo una cosa del genere. Oltretutto, si sono rivelati anche bugiardi perchè sui giornali hanno più volte proclamato un piano industriale che in realtà non si è mai visto. Aggiungo che tra il personale Cavalli ci sono diversi lavoratori vicini alla pensione o di fascia adulta che avranno molte difficoltà a ricollocarsi nel mondo del lavoro, in particolare vista la situazione di crisi attuale. Faremo di tutto per opporci.
Cosa vi aspettate dalle istituzioni?
In campo è stato messo di tutto. Ci sono varie fazioni politiche che si sono espresse, sono state fatte interrogazioni parlamentari, insomma pare che la politica e le istituzioni stesse si stiano muovendo, però diciamo che noi avremmo fretta di avere delle risposte concrete da chi in questo momento sta governando l’Italia.
Le istituzioni dovrebbero farsi sentire e imporsi su questi fondi internazionali che stanno saccheggiando il patrimonio italiano e fanno pura speculazione sulle spalle dei lavoratori perchè non hanno altri fini, visto che a noi non arriva una carta da leggere, un bilancio, i budget stanziati, non sappiamo niente. Chiedono di fare un salto nel buio a padri e madri di famiglia, ci viene chiesto di sconvolgere dall’oggi al domani la nostra vita senza nessun piano solido per il futuro. È inaccettabile. Quest’anno ricorrono i 50 anni della casa di moda Roberto Cavalli che, vedi il caso, corrispondono ai 50 anni dello Statuto dei lavoratori, ebbene vorrei concludere lasciando aperta proprio questa riflessione.