Colombia, le FARC-EP riprendono la lotta armata

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Colombia, le FARC-EP riprendono la lotta armata

Il comunicato video diffuso in rete con al centro Ivan Marquez, alla sua sinistra con gli occhiali Jesus Santrich e alla destra Hernán Darío Velásquez, “El paisa”.

«Annunciamo al mondo che è iniziata la secunda Marquetalia (luogo di nascita delle FARC più di mezzo secolo fa, ndr) nell’ottica del diritto universale di tutti i popoli del mondo a sollevarsi in armi contro l’oppressione». Così, con questa frase, nella giornata di ieri, 29 agosto 2019, è stata annunciata la ricostituzione delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia – Esercito del Popolo e la ripresa della lotta armata guerrigliera contro l’oligarchia e lo Stato che hanno tradito l’accordo di pace firmato a La Havana nel 2016, che portò alla smobilitazione e disarmo dell’organizzazione guerrigliera marxista-leninista e bolivariana con la sua conseguente trasformazione in partito politico legale con il nome di “Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune” guidato da Rodrigo Londoño (Timoscenko).

Fin da subito dopo la firma degli accordi, centinaia di ex guerriglieri sono stati assassinati dai sicari, forze paramilitari e statali nella totale impunità e copertura delle istituzioni borghesi. Per molti altri è stato impossibile il reinserimento nella vita sociale e politica alla luce delle minacce e ostacoli frapposti dalle autorità, fino alla creazione di montature giudiziarie come nel caso del dirigente guerrigliero Jesús Santrich perseguitato dalle autorità giudiziarie colombiane e dalla DEA statunitense. Al contempo oltre 500 sono stati gli attivisti per i diritti sociali e umani assassinati. Questo aveva già portato diversi ex combattenti dissidenti a tornare nella clandestinità, a riorganizzarsi e imbracciare nuovamente le armi fino all’annuncio in video dell’inizio della «nuova tappa della lotta armata» con un manifesto dal titolo “finché c’è volontà di lotta c’è speranza di vittoria” presentato in video (che ha fatto il giro del mondo in poche ore fino alla sua cancellazione da YouTube, seppur ancora presente in altri canali) da Ivan Márquez, ex numero due della guerriglia, con al suo fianco proprio Santrich (rimesso in libertà il 30 maggio scorso dopo più di un anno di carcere), altri dirigenti e guerriglieri che da tempo erano ormai in rottura con la direzione di Timoscenko che ha preso le distanze dalla decisione dei dissidenti.

Márquez, che era irreperibile da quasi un anno divenendo riferimento della dissidenza in clandestinità, nel suo discorso ha menzionato le ragioni per le quali sono tornati nelle montagne riprendendo le armi: «Dalla firma dell’Accordo di Pace dell’Avana e dell’ingenuo disarmo della guerriglia in cambio di nulla, ci hanno ucciso senza tregua. In due anni, più di 500 leader del movimento sociale sono stati assassinati, a cui si sommano 150 ex guerriglieri morti nell’indolenza e indifferenza dello Stato… Tutto questo, la trappola, il tradimento e la perfidia, la modifica unilaterale del testo dell’accordo, la violazione degli impegni da parte dello Stato, le montature giudiziarie e l’insicurezza giuridica ci hanno obbligato a ritornare in montagna. Non siamo mai stati vinti né sconfitti ideologicamente, per questo la lotta continua. La storia scriverà nelle sue pagine che siamo stati costretti a riprendere le armi»

Márquez, che non ha mai preso il seggio al parlamento garantito dagli accordi di pace, ha inoltre annunciato la volontà di un’alleanza con l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), altro movimento guerrigliero di sinistra colombiano che aveva deciso di proseguire la sua azione, e con tutti coloro che non hanno abbandonato la bandiera della lotta per gli interessi popolari e per la costruzione di un ordine socialista. «E’ il proseguimento della lotta guerrigliera in risposta al tradimento dello Stato agli accordi di pace dell’Avana… La ribellione non è una bandiera sconfitta né vinta, per questo proseguiamo nell’eredità di Manuel (Marulanda, fondatore e storico capo delle FARC, ndr) e di Bolivar, lavorando dal basso e con quelli del basso per un cambiamento politico e sociale», viene ribadito con forza e convinzione nel discorso del gruppo guerrigliero comparso in armi in un luogo di montagna nella zona del fiume Inírida, nella regione amazzonica.

Le ricostituite FARC-EP hanno annunciato anche una nuova modalità operativa nella conduzione della guerriglia in chiave difensiva che prevede «solo la risposta all’offensiva»: «L’obiettivo della guerriglia non sarà il soldato né il poliziotto rispettoso degli interessi popolari ma l’oligarchia, questa oligarchia escludente e corrotta, mafiosa e violenta, che pensa di poter continuare a bloccare la porta del futuro del paese» è stato chiarito, comunicando che si rinuncia anche ai sequestri per fini economici: «l’unica tassazione valida per finanziare la ribellione sarà quella che si applica all’economia illegale e alle multinazionali che saccheggiano le nostre ricchezze», ha precisato Márquez.

«Il regime imperante, di politiche neoliberiste, di corruzione e guerra dell’attuale potere di classe, ci ha messi di fronte a due cammini: o si apre una ricomposizione come risultato di un dialogo politico, e di istituzionalizzazione dei cambiamenti derivanti da un Processo Costituente Aperto, o questi cambiamenti, prima o poi, saranno conquistati attraverso lo scoppio del dissenso di tutto il popolo in ribellione», prosegue .

«Nostro obiettivo strategico è la pace della Colombia con giustizia sociale, democrazia, sovranità e dignità. Questa è la nostra bandiera, la bandiera del diritto alla pace che garantisce la vita», ribadisce il leader guerrigliero che aveva guidato la delegazione di pace a La Havana. «Vogliamo per tutti la pace con cibo, lavoro, acqua, tetto, salute, istruzione, strade, connettività, svago e la più ampia democrazia. Solo così daremo un senso alla vita. Uniti saremo la torcia della speranza, la potenza sociale trasformatrice che può rendere realtà il sentimento più profondo che si annida nel cuore umano».

«L’unità del movimento sociale e politico del paese con le sue bandiere di vita dignitosa dispiegate al vento è la potenza trasformatrice, la potenza del cambiamento sociale nella cui costruzione dobbiamo impegnarci» è l’appello che le FARC-EP rivolgono per «marciare come processo costituente aperto verso il superamento dell’esclusione, la miseria e le immense diseguaglianze; verso la democratizzazione profonda dello Stato, la vita sociale, ristabilendo la sovranità e cercando di incidere nei processi di cambiamento nella Nostra America, garantire il benessere e il buon vivere del popolo. Si tratta anche di rafforzare le nostre aspirazioni e portarle ad un nuovo livello in cui allora sì, un’Assemblea Costituente, sufficientemente rappresentativa e con garanzie complete di attuazione, darà impulso definito alle trasformazioni strutturali che richiede la Colombia».

Nel manifesto letto da Márquez viene citato anche il fatto che «la stragrande maggioranza [del popolo] prende le distanze dall’assurda idea di essere complici di Washington nell’ingiusta guerra contro il Venezuela».

Delineando gli obiettivi è stato citato la conquista di un nuovo paese, con un nuovo ordine sociale più giusto, la garanzia dell’istruzione pubblica e gratuita a tutti i livelli, una politica internazionale di pace che riprende l’idea di Bolivar di conformare in America Latina una grande nazione di repubbliche sorelle che garantisce indipendenza e libertà, fermare il libero arbitrio delle multinazionali e la presenza di basi militari straniere nel territorio, nuove istituzioni in grado di apportare le trasformazioni sociali in favore del popolo.

Alcuni partiti comunisti del Sud America hanno da subito espresso sostegno alla decisione della nuova guerriglia delle FARC-EP, tra cui il PC del Messico che ha salutato «l’importante notizia per il popolo colombiano e per il movimento rivoluzionario dell’America Latina».

Fonte: testo completo

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