A poco più di un mese dal fallito colpo di stato in Turchia e dall’inizio della reazione da parte del governo Erdogan, il Partito Comunista, ha chiamato una vasta mobilitazione nel paese con lo slogan: “Non ci piegheremo a fondamentalismo, imperialismo e golpe militari.” Nelle piazze turche è risuonato nuovamente lo slogan «Boyun Eğme!» – non ci piegheremo – che aveva portato in piazza migliaia di persone nelle proteste del 2013, quando il popolo turco scesa in massa a protestare contro le politiche del partito di Erdogan.
La campagna del PC ha coinvolto sindacalisti, esponenti del mondo della cultura, lavoratori. Obiettivo della manifestazione rompere lo stato di immobilismo creatosi dopo il tentativo di golpe, che ha visto le forze progressiste e gran parte di quelle di sinistra del tutto succubi della retorica degli interessi nazionali, incapaci di rispondere all’offensiva che si è andata radicalizzando nel paese. Sotto la bandiera della lotta ai promotori del golpe, e nel clima di solidarietà nazionale, si stanno inasprendo in Turchia le misure contro la classe operaia incrementando le misure antipopolari che da quindici anni Erdogan promuove. Una mobilitazione quindi che vuole spiegare il vero significato del golpe, opponendosi all’utilizzo degli eventi come legittimazione del governo Erdogan e la sua politica, puntando a chiamare attorno a sé quella parte della società turca che non è disposta a lasciarsi schiacciare tra la finta alternativa di golpisti e il rafforzamento del governo dell’AKP. Una critica feroce alle forze di sinistra che si sono lasciate influenzare dagli eventi, finendo per accettare Erdogan e la sua politica, e un segnale per dire che in Turchia è possibile e necesaria una lotta di popolo, per arginare le misure antipopolari, per riprendere slancio e iniziativa politica.
Nel suo intervento Kemal Okuyan, segretario del Partito Comunista di Turchia ha messo in evidenza come la lotta al fondamentalismo e ai settori golpisti non possa essere disgiunta da quella contro il governo Erdogan: «Ci opponiamo al tentativo colpo di stato, siamo contro il colpo di stato, ma anche contro chi vuole trasformarlo in un’occasione per giustificare e sostenere l’AKP. Siamo costretti a scegliere tra Erdogan e Fethullah?» Nel suo intervento il segretario dei comunisti turchi ha ricordato come alle spalle di entrambe le fazioni vi siano settori imperialistici, di come il fondamentalismo sia utilizzato per spazzare via la laicità del paese e anche in funzione anticomunista. «Siamo qui riuniti oggi perché siamo contro l’imperialismo, è per questo che ci siamo riuniti».
Alla mobilitazione dei compagni turchi è giunta dall’Italia la solidarietà del Partito Comunista e del Fronte della Gioventù Comunista ( http://ilpartitocomunista.it/2016/09/02/solidarieta-al-partito-comunista-di-turchia/)