Il Partito Comunista e il Fronte della Gioventù Comunista hanno ricordato Antonio Gramsci nell’ottantesimo anniversario della sua morte. Il 27 aprile del 1937 Gramsci, dopo essere stato per anni in carcere e al confino fino al 1934, quando venne trasferito in clinica per curarsi, morì presso la clinica Quisisana di Roma. «Bisogna impedire a questa testa di pensare per venti anni» così il Pubblico Ministero fascista concluse la sua requisitoria con cui si chiedeva la condanna di Gramsci alla reclusione. Oggi Gramsci è ritenuto uno dei pensatori più importanti del secolo scorso, corsi universitari sono dedicati a lui in decine di università in tutto il mondo.
Due delegazioni comuniste hanno portato fiori sulla tomba di Gramsci, nel cimitero acattolico di Roma, e presso l’abitazione dove Gramsci dimorò negli anni 1919-1921 a Torino, in cui fu animatore delle lotte degli operai nel biennio rosso. Un ricordo nel segno della necessità di liberare Gramsci dalla sua riduzione a intellettuale neutrale, a uomo buono per tutte le stagioni, o addirittura antesignano della svolta socialdemocratica, opportunista e poi liquidazionista della storia del PCI.
A Torino il Segretario Generale Marco Rizzo, dopo aver deposto una corona di fiori ha ricordato l’importanza del legame in Gramsci tra la teoria e l’azione politica. «Gramsci è diventato una coperta che si tira ogni volta che bisogna giustificare svolte e scelte politiche e filosofiche miserrime. Noi abbiamo un compito, quello di ricordare che Gramsci era il segretario del Partito Comunista, che il suo contributo filosofico è pari al suo contributo politico e non è un caso che la sua grande azione sull’egemonia, sull’analisi e lo studio della società non fosse assolutamente inferiore a quella della teorizzazione dell’azione del Partito» (VIDEO). Molto toccante l’intervento del giovane Ivan Boine, segretario cittadino del FGC che ha parlato della necessità di liberare Gramsci, ricordando come nel 1934 in occasione del plebiscito fascista l’indicazione dei comunisti era quella di scrivere sulle schede elettorali: liberate Gramsci. Per Boine «Quello che noi tutti dobbiamo fare come premessa per la ricostruzione della gioventù e del Partito Comunista è liberare Gramsci. Non da una prigione di cemento e di sbarre d’acciaio, ma liberare Gramsci da un carcere fatto da centinaia di pagine dei nostri libri di storia e filosofia che studiamo nelle scuole e nelle università. Liberare Gramsci dagli articoli che vengono scritti su quello che ormai è diventato un paladino del progressismo borghese. Gramsci è stato vittima di un revisionismo storico scellerato. Spetta a noi liberarlo». (VIDEO)
A Roma la delegazione del Partito e della gioventù è stata guidata dai compagni Mustillo, Lang e Recchioni. Decine di giovani hanno lasciato un fiore rosso sull’urna che racchiude le ceneri di Gramsci. Per Recchioni, responsabile della memoria storica del Partito. «Oggi a ottant’anni dalla sua morte tutti rivendicano la figura di Gramsci. Noi del Partito Comunista possiamo farlo a testa alta, a differenza di altri, perché continuiamo a lottare per una trasformazione profonda della società, per la costruzione di una società socialista, grazie anche agli insegnamenti di Gramsci». Lorenzo Lang, segretario nazionale del FGC, ha ricordato il contributo fondamentale dell’Ordine Nuovo alla costruzione del Partito Comunista e «bisogna fare uno studio profondo del pensiero di Gramsci inquadrato nella storia del movimento operaio. Restare a forte contatto con l’idea di indirizzare la classe operaia ed essere lì dove il conflitto esiste. Come diceva Gramsci dobbiamo fare in modo che ogni giovane proletario compia il primo atto della sua liberazione, iscrivendosi alla gioventù comunista. Per noi ricordare Gramsci significa portare a termine il nostro compito: fare la rivoluzione socialista». A concludere gli interventi il compagno Mustillo, dell’UP che ha ricalcato la necessità di strappare Gramsci dall’utilizzo opportunistico che ne viene fatto. Mustillo ha parlato della grande attualità del pensiero di Gramsci, di come la lettura della sua opera vada oltre la contingenza storica in cui Gramsci ha vissuto. Ha parlato della questione meridionale, della necessità dell’unità dei lavoratori e delle alleanze sociali, come prospettiva strategia del Partito anche di fronte alle nuove sfide poste dall’immigrazione e della situazione odierna. Ha duramente contestato la presenza del PD nelle celebrazioni «Come è possibile che un partito che sostiene e promuove le politiche antipopolari, che distrugge i diritti dei lavoratori oggi pensi di rivendicare Gramsci. Gramsci era un comunista, un marxista-leninista, un rivoluzionario. Per noi studiare e leggere Gramsci significa rafforzare la nostra lotta nella direzione della conquista di una società socialista».
In mattinata una delegazione del PD che si era recata con il vicesegretario Guerini e il presidente Orfini al cimitero acattolico è stata duramente contestata da un gruppo di giovani.