Si è aperta oggi la Conferenza straordinaria dei Partiti Comunisti e Operai con la partecipazione di 70 partiti (oggi hanno parlato 37 partiti e domani parleranno altri 33).
Il tema della teleconferenza è:
Gli sviluppi internazionali economici, politici e militari. L’esperienza dalle lotte dei Partiti Comunisti e Operai e i popoli. Solidarietà con Cuba, il popolo palestinese e tutti i popoli che lottano contro le sanzioni, macchinazioni e aggressioni imperialiste.
Per il Partito Comunista è intervenuto il compagno Alberto Lombardo, responsabile del Dipartimento Internazionale.
Di seguito riportiamo il discorso presentato alla Conferenza.
*********************
La pandemia in corso ha funzionato come catalizzatore per l’emersione di tutte le contraddizioni che caratterizzano l’attuale regime capitalista che governa i rapporti di produzione nelle democrazie rappresentative liberali occidentali. Quella che in molti paesi del mondo – come Laos, Vietnam, Corea del Nord, Cuba, Repubblica Popolare Cinese, ma anche altri paesi – è stata affrontata come una crisi sanitaria grave ma gestibile, in Occidente si è trasformata in un’ecatombe dalle proporzioni catastrofiche, pagata dai ceti popolari a beneficio dell’arricchimento di sparuti gruppi di capitalisti.
In Occidente, al contrario dei paesi menzionati sopra, la pandemia è stata l’occasione colta dalle classi dominanti dell’oligarchia finanziaria e industriale di realizzare il “Grande Reset” teorizzato nell’ambito del World Economic Forum sin dal 2017. La crisi sanitaria è stata sfruttata per accelerare drasticamente il processo di transizione verso la cosiddetta economia “green” e farne pagare i costi sociali, economici ed ambientali ai ceti popolari. Questo sta innescando una drastica accelerazione dei processi di concentrazione monopolistica e di folle asservimento della ricchezza pubblica al sostegno del settore privato attraverso il processo di espansione senza limiti del debito pubblico.
La pandemia è stata sfruttata dalla politica asservita in tutto e per tutto al capitale monopolistico per effettuare quella che abbiamo definito da subito “una guerra senza bombe”. Come ci ha insegnato Lenin, le guerre servono a: distruggere forze produttive per far ripartire l’accumulazione capitalistica, aumentare la concentrazione monopolistica nazionale e internazionale, dare una stretta autoritaria ai propri popoli per assoggettarli ancora di più al dominio della borghesia. Tutte e tre queste operazioni vengono compiute oggi nel mondo cosiddetto occidentale. L’uso dei vaccini – esclusivamente quelli statunitensi, i più cari e i meno sicuri – viene usato a fini non di salvaguardia della salute pubblica, come dovrebbe essere, ma di competizione geopolitica e di occultamento delle enormi responsabilità che i governi hanno nella distruzione della sanità pubblica a favore di quella privata che sta pompando enormi profitti a danno della salute dei cittadini soprattutto delle classi popolari.
In Europa questo processo prende piede con NextGeneration EU e Sure, due piani finanziari che formalmente mirano ad accelerare il processo di integrazione europea, che di fatto sottomettono definitivamente i popoli d’Europa al dominio autocratico di istituzioni europee asservite agli interessi delle lobby industriali e dei circoli più potenti del capitalismo finanziario euro-atlantico. Nel medio termine, le politiche di Bruxelles produrranno l’inasprimento delle politiche di prelievo fiscale degli Stati membri, una circostanza che colpirà in misura sempre maggiore la ricchezza dei lavoratori dipendenti e autonomi, al solo fine di alimentare senza sosta il capitale finanziario. Si produrrà anche l’asservimento totale dei bilanci pubblici (e, quindi, della ricchezza prodotta dai lavoratori europei) al sostegno della transizione energetica ed industriale del settore privato, un’espressione elegante per indicare il processo di riproduzione dei rapporti di produzione capitalistici travestiti da svolta ecologica. Si assiste quindi a una perdita costante del ruolo della politics in favore della policy, ossia della direzione in “presa diretta” del dominio capitalista che “salta” sempre più le mediazioni politiche, concentrando le decisioni sempre più aggressive e veloci all’interno di circoli decisori oligarchici.
Questa dinamica ha ripercussioni importanti anche a livello globale. In questi mesi abbiamo assistito al “ritrinceramento strategico” del capitalismo monopolistico occidentale entro il perimetro dell’area euro-atlantica. Questa è una mossa di preparazione alla guerra con la restante parte del mondo. Il “ritrinceramento” si traduce nell’inasprimento dei processi di estrazione di plusvalore dal lavoro salariato e autonomo, per alimentare le dinamiche di ri-organizzazione e riarmo di cui il neo-Presidente USA Joe Biden ha appena cominciato a dare un assaggio. L’Unione Europea si colloca in questa dinamica in maniera puramente opportunistica, dividendosi tra gli interessi del capitalismo industriale, legato alle borghesie nazionali e “sovraniste”, e gli interessi del capitalismo finanziario, legato a quegli strati di borghesie cosmopolite e liberali. Questa situazione produce una dinamica contradditoria nell’ambito dei rapporti euro-atlantici, nei quali la UE è allo stesso tempo alleato strategico degli USA nel contrasto con Russia e Cina e loro concorrente diretto nel momento in cui insegue i propri progetti di consolidamento imperialista, al traino della politica estera tedesca che è definita sulla base delle esigenze del capitalismo tedesco di trovare nuovi mercati di sfogo.
La linea viene tracciata nel G7 in Cornovaglia, dove i piani imperialisti vengono ridefiniti sull’intero scacchiere mondiale.
Il rischieramento nel Pacifico del potenziale militare statunitense che aggrega intorno a sé anche Gran Bretagna e Australia nella nuova AUKUS, destinato a minacciare la Cina, trova rispondenza nella richiesta all’Europa di prendersi carico più direttamente della minaccia militare contro l’altro nemico strategico, la Russia, stringendo l’accerchiamento militare e acuendo lo scontro in Ucraina e in Bielorussia.
Siamo preoccupati degli sviluppi dell’aggressività dell’imperialismo USA, che trascina con sé anche quello europeo, in uno scontro contro tutte le forze che non accettano i suoi diktat, in primis i paesi socialisti, ma anche paesi lontani dalla nostra ideologia, ma che si oppongono al bellicismo e al bullismo. Ciò deve portare a livello internazionale a sviluppare un grande Movimento dei Partigiani per la Pace, paragonabile a quello che contribuì a fermare la corsa alla guerra negli anni Cinquanta.
L’Italia è uno degli attori principali dell’Unione Europea e svolge una politica fortemente imperialista, anche se in posizione secondaria, ma in via di incremento di importanza. L’incremento dell’impegno finanziario richiesto a tutti i paesi della Nato non è sostitutivo, ma addizionale rispetto a quello statunitense. Inoltre sia la configurazione strategica che tattica e perfino i nuovi sistemi d’arma sempre più sofisticati non lasciano alcun margine di autonomia ad eserciti sempre più tecnologici e sempre più dipendenti e integrati nella NATO.
Benché sia importante aver chiaro cosa succede nei salotti della borghesia capitalista, queste dinamiche non cambiano le sorti per la classe lavoratrice. Essa si trova schiacciata sotto la lotta di potere intestina tra le variegate anime delle borghesie europee e statunitensi, finalizzata alla conquista del predominio nel campo dell’imperialismo monopolistico occidentale.
Oltretutto, la borghesia europea favorisce l’immigrazione forzata dai paesi in via di sviluppo e la sfrutta come arma di pressione e ricatto nei confronti dei lavoratori europei, imponendo la logica di perfetta sostituibilità della forza lavoro e alimentando, in questo modo, la guerra tra poveri.
È compito dei Partiti Comunisti di impegnarsi nello sforzo di favorire la solidarietà tra i movimenti dei lavoratori europei, unendoli contro l’arroganza e la prepotenza delle borghesie nazionaliste ed europeiste e sottraendoli all’inganno speculare dei sovranismi nazionalisti e del cosmopolitismo europeista liberale che risultano funzionali esclusivamente alla riproduzione del sistema capitalista.
Dobbiamo dare un contenuto di classe forte alle lotte delle donne, dei giovani, al problema dell’immigrazione, dell’ambiente. Tutte tematiche che vanno affrontate nel modo opposto a quello inoculato dalla propaganda borghese, attraverso le ONG, i FFF e quant’altro.
Dobbiamo difendere dall’aggressione e dalle menzogne i paesi socialisti. Dobbiamo difendere l’esperienza rivoluzionaria e socialista di Cuba, denunciare l’ipocrisia dei governi che accettano nel momento più grave della pandemia l’aiuto delle brigate mediche cubane che tanto aiuto hanno dato all’Italia e poi continuano ad accodarsi al vile e illegale bloqueo statunitense. Bisogna descrivere i successi del socialismo e i risultati in favore dei rispettivi popoli, ma anche l’esempio in termini di dignità e sviluppo umano e democratico reale essi danno ogni giorno, e favorire ogni forma di opposizione che indebolisce l’imperialismo e la possibilità di una guerra di proporzioni immani.
Così come occorre contrastare la propaganda sionista e la sua pervasività culturale in difesa della giusta lotta del popolo palestinese. Spiegare ai popoli nei nostri paesi quanto le azioni degli imperialisti sionisti in quella regione sia la causa della tremenda ondata migratoria. Non è solo la solidarietà astratta ai popoli aggrediti dall’imperialismo che dobbiamo esercitare, ma la concreta e puntuale descrizione di come quelle criminali azioni danneggino gravemente la vita quotidiana dei lavoratori anche nei nostri paesi.
La lotta contro le privatizzazioni e per “più Stato, meno mercato” è essenziale, legandola anche alla necessità del controllo dei lavoratori nelle aziende nazionalizzate e nell’intero paese. Troppe volte in Italia e negli altri paesi europei abbiamo assistito a finti sostegni pubblici che si sono rivelati ruberie private.
Dobbiamo approfondire alla luce dell’oggi il senso della teoria del valore marxiana, come essa agisce nelle nazioni capitalistiche avanzate e come il superamento del dominio del mercato sia l’unica via d’uscita per una società in cui ogni miglioramento tecnico e scientifico si risolve in un depauperamento della maggior parte delle persone, come potere affrontare i problemi di una società sempre più anziana, di una crisi ecologica paurosa. Ebbene il marxismo e la soluzione socialista deve essere spiegata concretamente come l’unica e realistica strada. Insomma “socialismo o barbarie” non è solo sempre più attuale oggettivamente, ma dev’essere anche soggettivamente portato alle masse più vaste. In questo le soluzioni “a metà”, le “terze vie”, rimasticature del keynesismo, vanno combattute.
Va spiegato come, nonostante la globalizzazione capitalistica, gli stati borghesi sono ancora e sempre più il perno della lotta di classe che il capitale svolge contro i lavoratori. Che ormai questi stati sono in presa diretta coi poteri economici e finanziari che hanno saltato la mediazione politica e si dirigono verso queste nuove forme di regimi di cui plasticamente il governo del banchiere Draghi rappresenta l’esempio più lampante.
Va ribadita la centralità del lavoro, unico caposaldo per affermare la dignità dell’uomo, ma anche la sua capacità di continuare a essere il soggetto della rivoluzione sociale. Che non è l’elemosina del reddito, che poi al momento opportuno viene levata, da reclamare ma posti di lavoro stabili e sicuri principalmente creati dallo Stato direttamente o attraverso espropri di aziende che esternalizzano.
Unire i lavoratori dipendenti e indipendenti, tutti coloro insomma che vivono del proprio lavoro, disinnescare le “guerre tra poveri”. I comunisti devono essere il “lievito” delle lotte di cui la “farina” sono i lavoratori, nei luoghi di lavoro sempre in prima fila, lottando in modo sempre aggregante e mai settario contro le burocrazie sindacali, come ci ha insegnato Lenin.
I partiti comunisti devono fare appello alla classe operaia e a tutti i ceti in via di proletarizzazione per opporsi a questa tendenza, smascherare l’ipocrisia borghese dell’attuale classe dominante liberale e liberista e respingere le politiche antipopolari unendosi in una lotta comune congiunta contro le proprie borghesie monopoliste.
***************
The current pandemic has worked as a catalyst for the emergence of all the contradictions that characterize the current capitalist regime that governs the relations of production in Western liberal representative democracies.
What in many countries of the world – such as Laos, Vietnam, North Korea, Cuba, the People’s Republic of China, but also other countries – has been faced as a serious, but manageable, health crisis, has turned into a massacre of proportions in the West, catastrophically payed by the popular classes for the benefit of the enrichment of small groups of capitalists.
In the West, unlike the countries mentioned above, the pandemic was the opportunity taken by the ruling classes of the financial and industrial oligarchy to carry out the “Great Reset”, theorized within the World Economic Forum since 2017. The health crisis is it was exploited to drastically accelerate the transition process towards the so-called “green” economy and make the working classes pay the social, economic and environmental costs. This is triggering a drastic acceleration of the processes of monopoly concentration and insane subservience of public wealth to the support of the private sector through the process of unlimited expansion of public debt.
The pandemic has been exploited by politics completely subservient to monopoly capital to carry out what we defined, from the beginning, as “a war without bombs”. As Lenin taught us, wars serve to: destroy productive forces for restarting capitalist accumulation, increase national and international monopoly concentration, give an authoritarian squeeze to their peoples to subject them even more to the domination of the bourgeoisie. All three of these operations are carried out today in the so-called Western world. The use of vaccines – exclusively US vaccines, the most expensive and least safe – is used for purposes not of safeguarding public health, as it should be, but of geopolitical competition and concealing the enormous responsibilities that governments have in destroying public health in favor of the private one which is pumping enormous profits to the detriment of the health of citizens, especially the popular classes.
In Europe this process takes hold with NextGeneration EU and Sure, two financial plans that formally aim to accelerate the process of European integration, but which in fact definitively subject the peoples of Europe to the autocratic domination of European institutions enslaved to the interests of industrial lobbies and most powerful circles of Euro-Atlantic financial capitalism. In the medium term, the policies of Brussels will produce the tightening of the taxation policies of the Member States, a circumstance that will increasingly affect the wealth of employees and self-employed workers, for the sole purpose of continuously feeding financial capital. There will also be total enslavement of public budgets (and, therefore, of the wealth produced by European workers) to support the energy and industrial transition of the private sector – an elegant expression to indicate the process of reproduction of capitalist relations of production disguised as ecological breakthrough. We are therefore witnessing a constant loss of the role of politics in favor of policy, that is, of the direct control by capitalist domination that increasingly “skips” political mediations, concentrating increasingly aggressive and fast decisions within circles oligarchic decision makers.
This dynamic also has important repercussions on a global level. In recent months we have witnessed the “strategic retrenchement” of Western monopoly capitalism within the perimeter of the Euro-Atlantic area. This is a move to prepare for war with the rest of the world. The “retrenchement” translates into the tightening of the processes of extracting surplus value from wage and self-employed work, to feed the dynamics of reorganization and rearmament that the new US President Joe Biden has just begun to give a taste of. The European Union fits into this dynamic in a purely opportunistic way, dividing itself between the interests of industrial capitalism, linked to the national and “sovereign” bourgeoisies, and the interests of financial capitalism, linked to those cosmopolitan and liberal layers of bourgeoisie.
This situation produces a contradictory dynamic in the context of Euro-Atlantic relations, in which the EU is at the same time a strategic ally of the USA in the contrast with Russia and China and their direct competitor when pursuing its own imperialist consolidation projects, at the same time, driving force of German foreign policy which is defined on the basis of the needs of German capitalism to find new outlet markets.
The line is drawn in the G7 in Cornwall, where imperialist plans are redefined on the entire world chessboard.
The redeployment in the Pacific of the US military potential that also brings Great Britain and Australia around it in the new AUKUS, destined to threaten China, is met by the request to Europe to take on more directly the military threat against the other strategic enemy, Russia, tightening the military encirclement and intensifying the confrontation in Ukraine and Belarus.
We are worried about the developments of the aggressiveness of US imperialism, which also drags the European one with it, in a clash against all the forces that do not accept its diktats, primarily the socialist countries, but also countries far from our ideology, but which they oppose warfare and bullying.
This must lead to the development of a great Movement of Partisans for Peace at the international level, comparable to the one that helped stop the race to war in the 1950s.
Italy is one of the main players in the European Union and carries out a strongly imperialist policy, albeit in a secondary position, but which is increasing in importance. The increase in the financial commitment required of all NATO countries is not a substitute, but additional to that of the United States. Furthermore, both the strategic and tactical configuration and even the new increasingly sophisticated weapon systems leave no margin of autonomy for armies that are increasingly technological and increasingly dependent and integrated into NATO.
While it is important to be clear about what happens in the salons of the capitalist bourgeoisie, these dynamics do not change the fortunes for the working class. It finds itself crushed under the internal power struggle between the variegated souls of the European and American bourgeoisies, aimed at conquering dominance in the field of Western monopoly imperialism.
Moreover, the European bourgeoisie favors forced immigration from developing countries and exploits it as a weapon of pressure and blackmail against European workers, imposing the logic of perfect substitutability of the workforce and thus fueling the war between poor.
It is the task of the Communist Parties to engage in the effort to foster solidarity between the movements of European workers, uniting them against the arrogance of the nationalist and pro-European bourgeoisies and rescuing them from the specular deception of nationalist sovereignties and liberal pro-European cosmopolitanism which are functional exclusively to the reproduction of the capitalist system.
We must give a strong class content to the struggles of women, young people, the problem of immigration, the environment. All issues that must be addressed in the opposite way to that inoculated by bourgeois propaganda, through NGOs, the FFF and so on.
We must defend the socialist countries from aggression and lies. We must defend the revolutionary and socialist experience of Cuba, denounce the hypocrisy of the governments that accept the help of the Cuban medical brigades that have given so much help to Italy in the most serious moment of the pandemic and then continue to follow the vile and illegal blockade American. It is necessary to describe the successes of socialism and the results in favor of their respective peoples, but also the example in terms of dignity and real human and democratic development they set every day, and favor any form of opposition that weakens imperialism and the possibility of a war of immense proportions.
Just as it is necessary to oppose the Zionist propaganda and its cultural pervasiveness in defense of the just struggle of the Palestinian people. Explain to the peoples in our countries how much the actions of the Zionist imperialists in that region is the cause of the tremendous migratory wave. It is not only abstract solidarity with the peoples attacked by imperialism that we must exercise, but the concrete and precise description of how those criminal actions seriously damage the daily lives of workers in our countries as well.
The fight against privatization and for “more state, less market” is essential, also linking it to the need to control workers in nationalized companies and throughout the country. Too many times in Italy and in other European countries we have witnessed fake public support that turned out to be private robbery.
We must deepen in the light of today the meaning of Marxian theory of value, how it acts in advanced capitalist nations and how the overcoming of the domination of the market is the only way out for a society in which every technical and scientific improvement is resolved. in an impoverishment of the majority of people, as being able to face the problems of an increasingly aging society, of a fearful ecological crisis. Well, Marxism and the socialist solution must be concretely explained as the only and realistic way. In short, “socialism or barbarism” is not only more and more actual objectively, but must also be subjectively taken to the wider masses. In this the “halfway” solutions, the “third ways”, rehashing of Keynesianism, must be fought.
It should be explained how, despite capitalist globalization, the bourgeois states are still and more and more the pivot of the class struggle that capital carries out against the workers. That these states are now in direct contact with the economic and financial powers that have skipped political mediation and are heading towards these new forms of regimes of which the government of the banker Draghi is the most striking example.
The centrality of work must be reiterated, the only cornerstone for affirming the dignity of man, but also his ability to continue to be the subject of the social revolution. Which is not the alms of income, which is then raised at the appropriate time, to be claimed, but stable and secure jobs mainly created by the state directly or through expropriations of companies that outsource.
To unite employees and independent workers, in short, all those who live off their work, defuse the “wars between the poor”. The communists must be the “leaven” of the struggles of which the “flour” are the workers, always in the front row in the workplace, always fighting in an aggregating and never sectarian way against the union bureaucracies, as Lenin taught us.
Communist parties must appeal to the working class and all classes in the process of proletarianization to oppose this trend, to expose the bourgeois hypocrisy of the current liberal and liberal ruling class and to reject anti-people policies by uniting in a joint common struggle against their own monopoly bourgeoisies.