L’ 11 febbraio, Genova, città medaglia d’oro per la Resistenza, sarà sede di un convegno della destra fascista e nazista europea organizzato da Forza Nuova, dal partito Nazionaldemocratico di Germania e da altre formazioni inglesi e francesi dello stesso stampo.
È evidente l’intento provocatorio che ha animato tali forze, nella decisione di riunirsi nella città-simbolo di una tradizione antifascista e che ha il suo nerbo nel movimento dei lavoratori.
Ma è chiara anche la volontà di strumentalizzare le tensioni create dalla crisi economica e sociale (precarietà, disoccupazione, immigrazione, bassi salari) e dalla disgregazione dell’Unione europea (Brexit, sconfitta di Renzi al referendum, nuova presidenza Usa) per sdoganare un’ideologia razzista e lasciare spazio a una mobilitazione reazionaria, che divida le forze popolari agendo sulle contraddizioni esistenti.
Naturalmente, la provocazione della destra fascista e nazista ha suscitato l’immediata presa di posizione di Anpi, partiti, Comune, sindacati e di tutto l’associazionismo antifascista genovese. Anche la Regione, nonostante l’iniziale posizione del governatore Toti che invitava a concedere piena agibilità al raduno dell’ultra destra, si è poi unita al coro antifascista approvando un ordine del giorno in tal senso. L’esperienza storica del proletariato internazionale ci insegna che i movimenti fascisti e nazisti sono i peggiori nemici della classe operaia e dei lavoratori, sono organici alle fasi più avanzate (non più arretrate) dello sviluppo capitalistico e vanno combattuti su tutta la linea senza alcuna concessione e senza alcuna esitazione, poiché, come ammoniva Bertolt Brecht, “quel grembo è ancora fecondo”.
Pertanto, la mobilitazione contro la recrudescenza del fascismo e del nazismo, oggi proliferanti in molti Paesi europei attraversati da pulsioni populiste, nazionaliste e anticomuniste (Ucraina, Polonia, Ungheria, repubbliche baltiche, Norvegia) deve essere permanente e, insieme alla rigorosa applicazione della legge costituzionale che vieta apologia del fascismo e odio razziale, deve unirsi alla mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici per la difesa dei diritti economici e sociali, verso la società socialista/comunista, unica in grado di estirpare le radici del nazifascismo rappresentate dallo sfruttamento del lavoro salariato.
Il Comitato genovese del Partito Comunista, che parteciperà con le sue bandiere al presidio antifascista coordinato da Anpi, denuncia la connivenza e la collaborazione delle borghesie imperialiste europee con le forze fasciste e naziste, che è inscindibilmente connessa al blocco reazionario costituito da UE e Nato. Nel contempo, invita i lavoratori, le donne e i giovani della classe proletaria alla massima vigilanza e all’iniziativa militante contro le provocazioni che arrivano dai fascisti e dai neo nazisti.