Non si ferma la lotta dei lavoratori degli appalti per la pulizia delle scuole

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Non si ferma la lotta dei lavoratori degli appalti per la pulizia delle scuole

di Silvia Stefani

Una voce si aggiunge a quella dei lavoratori e delle lavoratrici delle ditte in appalto per la pulizia delle scuole, in lotta contro un provvedimento che li ha esclusi dall’assunzione all’interno dell’azienda di servizi.
È quella della Confederazione Unitaria di Base di Varese, fin dall’inizio in prima linea per «garantire un futuro e sanare un’ingiustizia sociale nei confronti di migliaia di lavoratori, non considerati da chi ha accelerato il processo di internalizzazione, senza cercare soluzioni per chi non era in possesso dei requisiti».
E pensare che, a restar fuori, sono state oltre 4.000 persone……

«Esatto più di 4.000 lavoratori, in gran parte donne, che non avevano i requisiti richiesti dal Decreto Scuola per i lavoratori ex-LSU e i dipendenti degli appalti pulizie scuole: almeno 10 anni di servizio nelle ditte e la licenza media. A partire dallo scorso 1° marzo, le lavoratrici delle pulizie scolastiche in appalto sono state internalizzate nelle medesime scuole in cui prestavano servizio. Ma oltre 4.000 di loro sono rimaste in forza alle aziende di pulizia e, per di più, in sospensione lavorativa senza stipendio, tranne chi percepirà gli ammortizzatori sociali per l’emergenza sanitaria. Una situazione insostenibile per queste lavoratrici, in gran parte part-time e quindi a reddito ridotto».

Una vertenza a livello nazionale, che ha coinvolto diverse sigle sindacali. Ma il Covid -19 ha interrotto la trattativa col ministero

«Oltre all’intervento presso i ministeri competenti e il MIUR, prima dell’emergenza Coronavirus la CUB di Varese ha portato avanti mobilitazioni sul territorio, ottenendo la cassa integrazione per le lavoratrici escluse. L’emergenza sanitaria ci ha fermati solo temporaneamente: dopo questo primo risultato, la lotta proseguirà con maggior vigore, a fine lockdown. Continueremo a rivendicare le assunzioni per tutti e a premere sul ministero, affinchè venga riaperta la possibilità di internalizzare e assumere le lavoratrici rimaste escluse».

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