«Da questo momento cancello e annullo tutto quello che è stato fatto dalla precedente amministrazione con Cuba». Con queste parole, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha annunciato ieri le nuove manovre dell’imperialismo statunitense contro Cuba, dal “nido” della mafia anticomunista, dal teatro “Manuel Artime” di Miami in Florida, che prende proprio il nome di uno dei più famosi mercenari contro-rivoluzionari, a capo delle operazioni della CIA alla Baia dei Porci nel 1961 respinta dell’eroica resistenza cubana guidata da Fidel Castro.
Trump dopo aver pronunciato un ostile discorso contro Cuba socialista con una forte retorica anticomunista, ha firmato un decreto presidenziale che cancella gli accordi che riguardano restrizioni su viaggi e transazioni economiche, commerciali e finanziarie, e scambi educativi che era stato implementato dal predecessore Obama, perseguendo con tattiche diverse, lo stesso obiettivo di porre fine alle conquiste della costruzione del socialismo a Cuba. Naturalmente, Obama non aveva cancellato il criminale blocco multiforme, ma dal 2014 aveva allentato alcune restrizioni sui viaggi e aperto la possibilità per le società statunitensi di investire e commerciare nell’isola.
Adesso Trump, implicato sempre più in problemi interni, e deciso a imporre con ogni mezzo i suoi piani antipopolari in America Latina a favore dei monopoli statunitensi, decide di mettere ulteriore pressione su Cuba, accusandola di essere un «brutale regime autoritario”, che «diffonde la violenza e l’instabilità” nella regione, che «viola i diritti umani», cancellando accordi sul turismo e commercio che non avrebbero «aiutato il popolo cubano» ma «arricchito il regime» ha affermato annunciando l’intensificazione del blocco e, come già avvenuto in altri casi, la «rinegoziazione di un nuovo accordo più giusto e equo». Il tradizionale armamentario diffamatorio statunitense è proseguito con la richiesta di liberazione di presunti “prigionieri politici” fissando gli obiettivi della strategia della sua amministrazione nei confronti di Cuba: «Rafforzare il rispetto delle leggi americane, soprattutto quelle che regolano l’embargo e il divieto sul turismo, ritenere il regime cubano responsabile per l’oppressione e gli abusi dei diritti umani ignorati da Obama, gettare le basi per dare più potere ai cubani sviluppando una maggiore libertà economica e politica». Infine ha annunciato che non chiuderà l’ambasciata americana a L’Avana, ma sarà usata come leva del “cambiamento verso la libertà” condizionando i cambiamenti nella politica di blocco e il miglioramento delle relazioni bilaterali alla realizzazione di cambiamenti nel sistema cubano.
Ferma, decisa e orgogliosa è stata la risposta del governo rivoluzionario cubano, guidato da Raul Castro Ruz, che con una nota ha rispedito al mittente le accuse di violazione dei diritti umani e l’attitudine ingerente del governo statunitense. Il precedente accordo – afferma il governo cubano – «anche se non occultava il carattere ingerente della politica statunitense, né l’obiettivo di far avanzare i suoi interessi nella consecuzione di cambiamenti nell’ordine economico, politico e sociale del nostro paese, aveva riconosciuto l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione di Cuba e al governo cubano come interlocutore legittimo e pari, così come mutui benefici a entrambi i paesi e popoli di una relazione di convivenza civilizzata all’interno delle grandi differenze che esistono tra i due governi. Inoltre, ammetteva che il blocco era una politica obsoleta e che doveva esser eliminato. Nuovamente il Governo degli Stati Uniti ricorre a metodi coercitivi del passato, adottando misure di recrudescenza del blocco, in vigore dal febbraio 1962, che non solo provoca danni e privazioni al popolo cubano e costituisce un innegabile ostacolo allo sviluppo della nostra economia, ma colpisce anche la sovranità e gli interessi di altri paesi».
«Il Governo di Cuba – prosegue la nota – denuncia le nuove misure di indurimento del blocco, che sono destinate a fallire come ripetutamente dimostrato in passato, e che non riusciranno nel proposito di indebolire la Rivoluzione né di piegare il popolo cubano, la cui resistenza alle aggressioni di qualsiasi tipo e origine è stata provata nel corso di quasi sei decenni.»
Il governo cubano, inoltre risponde alla «manipolazione con fini politici e i due pesi e due misure nel trattamento del tema dei diritti umani» rilevando come il «popolo cubano gode di diritti e libertà fondamentali, e ha conseguito conquiste delle quali si sente orgoglioso e che sono una chimera per molti paesi del mondo, compresi gli stessi USA, come il diritto alla salute, l’istruzione, la sicurezza sociale, il salario uguale per lavoro uguale, i diritti dei bambini, e il diritto all’alimentazione, alla pace e allo sviluppo”. «Con le sue modeste risorse, – si evidenzia – Cuba ha contribuito inoltre al miglioramento dei diritti umani in molti luoghi del mondo, nonostante le limitazioni imposte dal blocco».
Ribaltando la questione il governo cubano afferma come invece «gli Stati Uniti non sono nelle condizioni di darci lezioni» esprimendo «serie preoccupazioni per il rispetto e le garanzie dei diritti umani» negli USA, dove «ci sono numerosi casi di omicidi, brutalità e abusi di polizia, in particolare contro la popolazione afroamericana; si viola il diritto alla vita come risultato delle morti per armi da fuoco; si sfrutta il lavoro minorile e esistono gravi manifestazioni di discriminazione razziale; si minaccia di imporre maggiori restrizioni ai servizi sanitari, che lascerebbero 23 milioni di persone senza assistenza medica; esiste la disuguaglianza salariale tra uomini e donne; si emarginano immigranti e rifugiati, in particolare quelli provenienti dai paesi islamici; si vogliono innalzare muri che denigrano i vicini; e si abbandonano gli impegni internazionali per preservare l’ambiente e affrontare il cambiamento climatico».
«Allo stesso tempo, – continua la nota – sono motivo di preoccupazione le violazioni dei diritti umani commessi dagli Stati Uniti in altri paesi, come le detenzioni arbitrarie di decine di prigionieri nel territorio illegalmente occupato dalla Base Navale di Guantanámo a Cuba, dove inoltre si tortura; le esecuzioni extragiudiziarie e le morti di civili causate dalle bombe e l’impiego di droni; e le guerre scatenate contro diversi paesi come l’Iraq, basate su menzogne sul possesso di armi di sterminio di massa, con conseguenze nefaste per la pace, la sicurezza e la stabilità della regione del Medio Oriente.»
Nonostante l’ostilità dichiarata dagli USA, il governo cubano «ribadisce la volontà di continuare il dialogo rispettoso e la cooperazione in temi di mutuo interesse», ma assicura, fermo nei suoi principi, che non farà «concessioni inerenti la sua sovranità e indipendenza, né accetta condizionamenti di nessun tipo». «Qualsiasi strategia – si afferma con decisione nella nota – diretta a cambiare il sistema politico, economico e sociale a Cuba, che sia la pretesa di ottenerlo attraverso pressioni e imposizioni, o impiegando metodi più sottili, sarà condannata al fallimento».
«I cambiamenti che sono necessari a Cuba – conclude il governo guidato da Raul Castro Ruz – continuerà a deciderli sovranamente il popolo cubano. Come abbiamo fatto dal trionfo del 1° Gennaio 1959, assumeremo qualsiasi rischio e continueremo fermi e sicuri nella costruzione di una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile».
Dall’Italia immediato è giunto al Partito Comunista Cubano (PCC), al presidente Raul Castro Ruz e al popolo cubano un messaggio da parte del Partito Comunista (Italia) in cui si «riafferma la solidarietà con Cuba socialista, dopo le dichiarazioni ostili del presidente americano Trump» e «il mantenimento del blocco economico e il suo eventuale inasprimento» che «è un crimine contro il popolo cubano».