Ha picchiato forte la mannaia che si è abbattuta su 4.000 lavoratori delle ditte in appalto per la pulizia delle scuole, i quali sono stati esclusi dal processo di internalizzazione perché non in possesso dei requisiti richiesti dal Decreto Scuola per i lavoratori ex-LSU.
La trattativa tra ditte, sindacati e ministero ha tirato il freno a mano a fine febbraio, quando si è manifestata l’emergenza sanitaria da Covid-19.
E così, a partire dallo scorso 2 marzo, i 4.000 operatori delle pulizie sono rimasti a casa, senza retribuzione e senza indennità di disoccupazione dato che, formalmente, non sono stati licenziati.
Nonostante le promesse arrivate da sindacati ed esponenti politici in odore di campagna elettorale, ad oggi questi lavoratori brancolano nel buio.
<<Sono stata 13 anni nelle scuole, sapete cosa vuol dire? Amavo il mio lavoro, i bambini, l’ambiente scolastico – si sfoga Simona, lavoratrice della provincia di Imperia – Mettevo passione in quello che facevo e ora mi è stato tolto tutto, solo perché mi mancano 5 mesi per avere diritto all’assunzione come personale ATA>>.
Simona e molti altri con lei, fino a poco più di un mese fa pulivano le scuole per 6 euro all’ora. Oggi sono senza lavoro, senza risposte e non hanno nemmeno la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali: una situazione insostenibile, che deve essere risolta nei tempi brevi prevedendo, nel frattempo, strumenti di sostegno del reddito.
Una vertenza tra le tante, l’ennesima battaglia per il lavoro, che mette in evidenza la necessità di un sindacato conflittuale e di lotta, ma anche l’esigenza di una forte coscienza di classe da parte dei lavoratori.
Il Partito comunista è a fianco a questi lavoratori.
1 Comment
Sono anche io esclusa dal decreto dellinternalizzazione dopo 23 anni mi trovo fuori perché le ditte anno giocato facendo contratti determinati o indeterminato essendo io una xlsu poi appalti storici che fa il signor gallo si inventa il decreto mettendo in mezzo la strada più di 4000 persone