di Gennaro Thiago Nenna, Segretario Regionale del Partito Comunista della Campania.
Se ogni compagna e compagno potesse andare a Cuba, come finalmente ho fatto io, ritornerebbe con la certezza della validità delle idee del Socialismo scientifico unite alla visione umanista dei grandi pensatori e liberatori dell’America Latina, primo fra tutti il poeta e rivoluzionario Josè Martì, l’eroe della Patria Cubana.
Preso contatto con il popolo cubano e i suoi dirigenti, soggiornando in una “casa particular” prima e girando l’isola poi, ho potuto constatare, in breve, le sue realizzazioni, che a noi italiani possono sembrare piccole e insignificanti, degne di un paese del “terzo mondo” ma se contestualizzate all’interno del blocco economico degli USA (il “bloqueo”) e della crisi dovuta alla pandemia da covid, sono gigantesche: questa è la prova della possente volontà di costruire e di lottare senza arrendersi dinanzi a nessun ostacolo.
Questa è la Repubblica Socialista di Cuba che dal gennaio 1959 ha deciso di seguire la via maestra del Socialismo Scientifico, quella tracciata dalla Rivoluzione d’Ottobre, quella di Marx e Lenin, idea che ha impresso nella storia dell’Isola Caraibica un segno che si vede nella vita di tutti i giorni.
La nostra idea, quella “di sinistra” stanca, logorata dalla lunga e dura lotta e magari anche “venduta” al sistema, appare solo una “sublime utopia”.
Esaminiamo, nel modo più dettagliato ma semplice possibile, le realizzazioni attuate dal Governo Rivoluzionario Cubano guidato dal Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz: tra le prime ci fu quella di abolire il razzismo, considerando tale manifestazione controrivoluzionaria e politicamente condannata dalle autorità, il tutto accompagnato da un processo di lavoro politico ed educativo attraverso l’eliminazione di spazi privati come club, spiagge, scuole e ospedali dove i proprietari non potevano più decidere chi erano i loro membri effettuando selezioni in base a questioni razziali.
Poi ci fu lo sradicamento dell’analfabetismo, obiettivo che fu raggiunto il 22 dicembre 1961, grazie al lavoro di Armando Hart Davalos, allora Ministro della cultura, quando la Campagna Nazionale di Alfabetizzazione si concluse con successo e, in una gigantesca manifestazione pubblica nella capitale, fu dichiarato il primo territorio libero dall’analfabetismo nelle Americhe: un evento continentale senza precedenti.
Seguì poi la lotta contro il crimine e la mafia attraverso gli arresti di esponenti quali Meyer Lansky: secondo Enrique Cirules, scrittore e storico cubano, Cuba è l’unico paese dove la mafia ha vissuto una caduta così precipitosa e non dimentichiamo la nazionalizzazione delle imprese come la United Fruit Company e anche quella del padre di Fidel, Angel Castro.
Il Governo Cubano ha posto e pone l’attenzione sulla condizione dei bambini e delle donne: Cuba è una guida in tal senso, tanto che promuove un gran numero di azioni intersettoriali dal momento in cui la donna è incinta dimostrando una forte volontà politica nel garantire un adeguato sviluppo e benessere dei bambini.
Tale è la volontà che il 20 Settembre 1991 entrò in vigore la Convenzione sui diritti del Bambino che da allora sono disposti in un corpo giuridico.
Ho visto la spensieratezza dei bambini cubani nelle strade, dove possono girare da soli e in completa sicurezza, ovviamente, sorvegliati dagli adulti presenti; ho visto bambini, DA SOLI, attraversare la strada portando con sé quelli più piccoli di loro; ho visto la preparazione culturale che lo stato cubano offre agli infanti visitando la Scuola Speciale “Abel Santamaria”, dove i bambini vengono educati all’amore per la storia della loro Patria, della Bandiera Nazionale, dei loro eroi nazionali, della Rivoluzione, dei valori etici di Josè Martì, il tutto integrato con i progetti attuali quali la salvaguardia delle ricchezze marine, il rispetto per le regole e l’educazione civica (quest’ultima che manca in tanti paesi “sviluppati” e “democratici”).
La donna a Cuba è la parte che sempre più viene garantita e protetta, infatti nell’Isola Caraibica v’è un quadro normativo e politico avanzato in materia di uguaglianza di genere e il Paese ha sottoscritto le principali convenzioni e trattati in materia tanto che, negli ultimi anni, la partecipazione delle donne negli organi decisionali è aumentata in modo significativo a tutti i livelli: in particolare, la composizione del Parlamento nazionale (ANPP) vede la parte femminile costituire il 53% dell’Assemblea, collocando Cuba al secondo posto al mondo fra i paesi con maggior rappresentazione delle donne nell’assemblea parlamentare.
Ho visto e conosciuto tante donne alla Conferenza per l’Equilibrio del Mondo all’Avana che hanno preso la parola, dando il loro contributo, nei vari dibattiti, ho conosciuto altre nella Provincia di Santiago de Cuba e Villa Clara e una di loro ricopre proprio il ruolo di Governatrice della Provincia di Santiago (parliamo della Compagna Beatriz Jhonson) senza dimenticare il Primo Segretario Generale del Comitato Nazionale della Unione della Gioventù Comunista di Cuba, la Compagna Aylín Álvarez García (Comitato Nazionale che conta 8 elementi di cui 4 sono donne).
Ho visto donne coi loro bambini girare tranquille all’Avana di sera senza alcuna paura, ho visto la libertà delle donne cubane esprimersi in altre forme che in altri paesi “più progrediti” non ci sono o sono insufficienti.
Ultimo aspetto, dei tanti, che mi ha colpito, è lo sport o meglio il modo di fare sport.
In Italia siamo abituati a vedere calciatori prendere milioni di euro, professionisti ricoperti di soldi, il tutto solo per uno spettacolo finanziario che favorisce alcuni sport e ne penalizza altri.
A Cuba ho visto persone di tutte le età praticare lo sport per la personale cura fisica e psichica; ho visto stadi, pezzi di terreno tra le strade, campi da gioco aperti dove si poteva entrare liberamente e praticare sport; ho visto campi di basket, di baseball, di calcio pieni di bambini e ragazzi che si divertivano, a volte anche scalzi, a rincorrere la palla o a fare una “battuta”, e in quei momenti mi è tornata in mente la frase di Lev Ivanovič Jašin, leggendario portiere dell’Unione Sovietica (unico portiere della storia del calcio a vincere il Pallone d’Oro), che ai ragazzini appassionati di calcio diceva:
“Giocate a pallone, ma non per diventare professionisti, non per diventare ricchi, ma per fare dello sport”.
In questo senso Cuba ha costruito un modo sano di fare sport, non per soldi ma per portare alto l’onore della Patria come lo dimostrano i casi di Teófilo Stevenson (pugile), Enrique Cepeda Caballero (pugile), Ana Jiménez Pérez (velocista paralimpica), Omara Durand (velocista), Yurieski Torreblanca (lottatore), Yarisley Silva Rodríguez (astista), Joel Apezteguía (calciatore che ha giocato nell’Ancona Calcio nella stagione 2017-2018) e tante altre persone che praticano, ad alti e bassi livelli, lo Sport a Cuba.
Naturalmente, come ogni sistema non perfetto perché umano, anche a Cuba ci sono problemi economici e sociali come la povertà sociale, la produzione agricola che ha i suoi problemi dovuti alla mancanza di attrezzature e al clima, l’inflazione altissima che diminuisce la capacità d’acquisto del salario e delle pensioni, danneggiando il consumo della popolazione.
Vi sono problemi sociali come l’irresponsabilità genitoriale di una parte della popolazione maschile verso quella femminile, vi sono casi di maleducazione civica di alcune persone (la minoranza), vi è la convinzione in parte della popolazione a lasciare l’Isola per sfuggire a una situazione oggettivamente difficile.
Bisogna però chiarire questi aspetti CONTESTUALIZZANDO LA SITUAZIONE OGGETTIVA: la crisi economica che sta attraversando Cuba (che vedrà comunque una crescita del Pil del 3% nel 2023) è una crisi che hanno subito tutti i paesi colpiti dal Covid19, a Cuba si sente di più PER VIA DEL CRIMINALE EMBARGO ECONOMICO CHE GLI STATI UNITI TENGONO DA ORMAI 60 ANNI!
Cosa significa Embargo economico nei fatti?
Parlando con un medico cubano che è stato in Italia durante la pandemia, mi è stato spiegato come la pressione sulle organizzazioni multilaterali degli USA abbia inciso in maniera, tragicamente pratica, durante la vaccinazione in tempo di pandemia: nell’isola dei Caraibi che ha creato più di un vaccino contro il Covid, non si poteva vaccinare la popolazione perché non c’erano le siringhe necessarie (o, ad esempio, gli elettrodi pregellati o i cateteri cardiaci pediatrici o il banale gel per le ecografie) perché non c’era nessuna azienda disposta a rischiare uno stop commerciale di sei mesi per venderle a Cuba.
E questo è solo un esempio come tanti altri.
Ecco cosa sono i “democratici” Stati Uniti d’America: un paese che considera “dittatura” tutto ciò che è diverso dalla loro ideologia capitalista, che fa leva sul bloqueo per gettare fango e discredito sul modello economico e sociale di Cuba, che viola il diritto internazionale pur di affamare impunemente il popolo cubano al fine di creare una situazione di ingovernabilità!
Di fronte a una tale aggressione che cerca di strangolare l’economia cubana come è possibile che non vi siano problemi?
Com’è possibile non capire i giovani che, volendo andare via, pensano di migliorare la loro situazione economica?
Nonostante ciò il Governo e il Popolo Cubano affrontano queste avversità da più di 60 anni, a testa alta e con orgoglio anche se in povertà: una povertà voluta da altri, ma che permette ai Cubani di NON MORIRE DI FAME e di GARANTIRE I DIRITTI SOCIALI MINIMI A TUTTI E TUTTE.
Noi Italiani, per quanto possiamo insegnare molto, abbiamo molto da imparare da questo popolo: un popolo lavoratore, un popolo internazionalista, un popolo che vive per vivere e non solo per sopravvivere.
A Cuba chiunque vedrebbe, nonostante le difficoltà, il trionfo della giustezza del Socialismo Scientifico lasciando dietro di sé le perplessità, le delusioni, i dubbi accumulati nell’animo, lascerebbe indietro le critiche d’”ozio borghese”, le stupide insinuazioni in merito al fatto che ci sia un minimo di capitalismo (senza sapere che i settori fondamentali dell’economia sono in mano allo Stato), le interessate calunnie di chi, disperatamente, giustifica un mondo, quello capitalista, destinato a morire; tutto ciò non sono altro che “paroline” di nani verso l’opera di giganti.
La strada per la vittoria del Socialismo è lunga e difficile, dal lontano 1848 i Comunisti hanno cominciato questo percorso e continuano oggi ad andare avanti.
Abbiamo vinto molte volte: nel 1917 in Russia, 1949 in Cina, nel 1954 in Korea, nel 1975 in Vietnam e nel Laos, abbiamo vinto nel 1959 a Cuba.
Così, senza timori e perplessità, che può nutrire soltanto chi non possiede una chiara e salda coscienza socialista-comunista, non ci si può che stringere intorno alla Repubblica Socialista di Cuba così come fanno milioni di persone, sparse per tutto il mondo, che ritengono le idee della Rivoluzione Cubana giuste, così come hanno fatto tanti governi all’ultima Assemblea Generale dell’Onu, quando 185 paesi hanno votato contro l’embargo degli USA: è questa una solida e solidale barriera umana contro cui le forze dell’imperialismo si spezzeranno.
Ecco perché tornati in questa nostra Italia, dominata da governi di destra e di sinistra, servi verso lo straniero, aguzzini verso i lavoratori italiani, sempre più contro le libertà garantite dalla Costituzione, pensiamo con solidarietà e nostalgia ai nostri fratelli e compagni di Cuba ricordando quanto diceva il “Che”:
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE !