Dichiarazione della Segreteria del CC del Partito Comunista Operaio Russo (RCWP-CPSU), membro della Iniziativa Comunista Europea, la cui delegazione ha fatto visita all’inizio del mese di agosto per la tredicesima volta alle milizie popolari al fronte sia a Donetsk che a Lugansk per supportare e rafforzare le organizzazioni comuniste, sociali e dei lavoratori impegnate nella resistenza (vedi qui).
Lo scorso 31 agosto, a seguito di una esplosione nel centro di Donetsk, è stato assassinato Alexander Zakharchenko, capo della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR). Altre persone sono rimaste ferite in un crimine indagato come “atto terroristico”.
È stato commesso un altro atto sporco: il capo della giovane Repubblica Popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, è stato cinicamente e spregevolmente ucciso.
Immediatamente sono apparse una varietà di versioni sull’assassinio. Alcuni puntano il dito indubbiamente sulla fascista Kiev e sulla sua ispiratrice, Washington. Altri – fanno cenno al Cremlino. Altri ancora sono convinti che questo è il lavoro della “quinta colonna” nel DPR. Alcuni assicurano che si tratta di controversie economiche e la vendetta da parte degli oligarchi per aver imposto una “gestione esterna” (gestione da parte dello Stato di imprese private) su larga scala della proprietà sui mezzi di produzione e un tentativo di nazionalizzazione.
Tuttavia, la risposta alla domanda “Chi è l’assassino?” e alla domanda ancora più significativa “Chi trae vantaggio?” risiede nel filone principale dell’analisi di classe ed è stata da lungo tempo conosciuta e diffusa: è opera dell’imperialismo, che è cosmopolita e regolarmente manovra gli autori di crimini mostruosi in tutto il mondo, compresi personalmente gli assassini di A. Zakharchenko, e prima ancora – un certo numero di comandanti sul campo di Donbass.
Purtroppo, tutto questo non è sorprendente. Questo non è qualcosa fuori dall’ordinario. La lunga lista di crimini sta crescendo e non c’è ragione di credere che questa sia l’ultima vittima. Durante la breve storia delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, molti omicidi sono già stati commessi – sia tra la leadership politica delle repubbliche che tra i più autorevoli comandanti delle forze armate. Ed è eclatante che uccidano esattamente le persone che sono più rispettate dal popolo – di solito più di sinistra, più filo-sovietici di altri leader. Tutti loro sono uniti dalla dichiarazione di Alexander Zakharchenko: “Ci consideravamo, ci consideriamo e ci considereremo parte dell’Unione Sovietica”.
Tra i leader assassinati del Donbass, Zakharchenko si è distinto come un grande organizzatore. Nato nel Donbass, figlio di minatori operai, ha acquisito una seria esperienza nell’attività economica come direttore di un’impresa e, quindi, ha saggiamente utilizzato le tattiche del popolo armato organizzato, lasciando le armi nelle mani delle milizie e registrando i lavoratori in uffici di arruolamento come riserva di mobilitazione in caso di una vera e propria guerra contro la DPR. Così, ha mantenuto la capacità di “minatori e trattoristi” di controllare la situazione e l’emergere del potere popolare nella repubblica.
Zakharchenko, contrariamente alle richieste di numerosi “amici del popolo” che volevano solo un’altra ridistribuzione economica, ha perseguito volutamente una linea per la nazionalizzazione dei grandi mezzi di produzione e commercio, rendendoli di proprietà pubblica. Inoltre, ha introdotto gradualmente gli elementi dell’economia pianificata, che limitavano gli appetiti degli insaziabili “pezzi grossi” capitalisti. Si tratta di una importante fetta di torta – insieme a LPR (Lugansk) rappresenta il 25% di tutto il potenziale industriale dell’Ucraina.
Con tutte le sue azioni, A. Zakharchenko ha cercato di dimostrare che la cosa principale nella sfera socio-politica è la dipendenza dal popolo, dalle masse lavoratrici. È degno di nota il modo reverenziale dell’atteggiamento di A. Zakharchenko nei confronti dei bambini, il sistema educativo, compresa l’istruzione superiore. Considerava il sistema educativo il fattore più importante nella costruzione del potere dello stato futuro.
Della già citata serie di omicidi di comandanti e leader della repubblica, praticamente nessun crimine è stato scoperto. Non siamo così ingenui da presumere che i servizi speciali delle repubbliche agiscano in modo indipendente, senza la supervisione e l’assistenza dei servizi russi competenti. Questa assistenza, infatti, non è mai stata nascosta dalle autorità russe. Quindi sorge la domanda: i consiglieri russi sono così inetti e impotenti che non sono in grado di proteggere nemmeno i vertici dei loro alleati, o non hanno alcun’intenzione di impedire gli omicidi o scoprire questi crimini.
Dobbiamo notare che ad ogni esplosione e ad ogni rappresaglia contro i leader delle milizie del Donbass, vengono meno le speranze per il popolo nelle cosiddette Repubbliche Popolari del Donbass. I sogni della lotta per il reale potere popolare – come lo intendevano i capi dei ribelli assassinati come A. Bednov (alias Batman assassinato nel 2015), A. Mozgovoy (2015), A. Pavlov (Motorola -2016), P. Dremov (2015), M. Tolstykh (Givi – 2017) e molti, molti altri – stanno svanendo. La pratica della lotta mostra ancora una volta che la democrazia pura del popolo, la cosiddetta democrazia sotto il capitalismo, non esiste e non può esistere. La lotta per un’autentica democrazia è possibile solo sul sentiero della lotta per il socialismo, per il potere dei lavoratori, con il ruolo guida della classe lavoratrice organizzata.
Il Comitato Centrale del RCWP-CPSU esprime le proprie condoglianze ai familiari, amici e compagni d’armi di Alexander Zakharchenko, a tutto il popolo lavoratore del Donbass. Dichiariamo che nonostante la pesante perdita della morte del capo della Repubblica Popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, i Comunisti della Russia, del Donbass e dell’Ucraina continueranno la lotta contro il fascismo e il capitalismo che lo genera.
*traduzione dal russo per LaRiscossa di Dmytriy Kovalevich