La Segreteria della Iniziativa Comunista Europea invia un caloroso saluto militante, in occasione della Giornata Internazionale della Donna alle donne lavoratrici, alle donne disoccupate, alle donne pensionate, alle lavoratrici autonome della città e della campagna, alle giovani madri, alle giovani donne all’università e scuola. Salutiamo in particolare le donne rifugiate e immigrate, le donne con un solo genitore o di famiglie numerose, donne con bisogni speciali e le madri con bambini con bisogni speciali.
Lo sfruttamento lavorativo femminile, le discriminazioni padronali, licenziamenti, la violenza sulle donne, sono chiari segni di un sistema marcio, il capitalismo, basato sullo sfruttamento, in un momento in cui tutti i diritti, precedentemente ottenuti attraverso decenni di lotta di classe, vengono rapidamente cancellati.
Le forme di discriminazione di genere e di classe continuano ad esistere in ogni aspetto della vita economica, sociale, culturale della donna, in quanto sono fonte di profitto supplementare per il capitale. Esse sono utilizzate da tutti i governi borghesi a livello globale per la competitività dei monopoli. All’interno di questo quadro, gli standard di vita delle donne proletarie sono ancora peggiori. Le donne sono le prime ad esser licenziate, sull’altare dei profitti del grande capitale, sono sottopagate rispetto agli uomini, sono costrette a svolgere gratuitamente pesanti lavori, o non possono accedere all’istruzione perché non possono permetterselo, o sopportano condizioni di convivenza violenta solo perché non hanno alternative o semplicemente non conoscono i loro diritti.
Le donne sono costrette a fornire servizi sociali e di assistenza famigliare in sostituzione al settore pubblico, che ha declassato i servizi sociali forniti dai governi locali, varie ONG e “cooperative sociali”. Questa è la strategia della UE e dei suoi governi per ridurre i servizi sociali e le infrastrutture, scaricando l’onere sul reddito dei lavoratori e dei settori popolari.
Tuttavia, stiamo assistendo all’apparente paradosso delle donne che muoiono di fatica per 3 euro all’ora o che smettono di cercare un posto di lavoro perché ne hanno abbastanza di esser respinte.
L’attuale sistema sociale non può dare risposte a questi problemi.
I sindacati collaborazionisti e i partiti borghesi socialdemocratici e liberali stanno utilizzando la diversità di genere per offuscare la coscienza della differenza di classe. Non vi è alcuna affinità tra donne borghesi e proletarie e non ci può essere alcuna solidarietà tra chi esercita l’oppressione di classe e chi la subisce. L’oppressione di genere è una conseguenza dell’oppressione di classe e di una divisione del lavoro funzionale ad essa. Pertanto, l’emancipazione delle donne non può esser ottenuta in altro modo se non attraverso la più generale emancipazione del lavoro.
Il diritto al lavoro permanente e stabile con diritti, con un salario e pensione soddisfacente, insieme alla fornitura dell’assistenza sanitaria, al sostegno alla maternità e l’istruzione sono al centro delle esigenze contemporanee delle donne e delle loro lotte come parte della lotta di classe generale. Solo una forma superiore di organizzazione della società, con il rovesciamento del capitalismo e l’instaurazione del socialismo-comunismo, può mettere fine alla doppia oppressione di genere e di classe delle donne.
Le donne della classe operaia non devono accettare che i figli della classe operaia, del popolo, che i loro figli siano carnefici o vittime negli interventi imperialisti per gli interessi dei monopoli. Bisogna dimostrare la solidarietà popolare con le migliaia di profughi, tra cui donne, bambini, minori non accompagnati e adolescenti, isolando il veleno razzista. In questo modo si onora il messaggio internazionalista contemporaneo dell’8 marzo.
La storia conferma questa verità. Cento anni fa, la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha raggiunto per la prima volta l’uguaglianza piena e reale dei diritti delle donne, facendo un passo decisivo per l’emancipazione delle donne. Pertanto, l’8 marzo non dovrebbe esser semplicemente una festa, ma una giornata di mobilitazione politica, che segna la ripresa della lotta per conquistare i diritti contemporanei e per soddisfare le esigenze delle donne e degli uomini del lavoro, per un mondo libero dallo sfruttamento. In occasione dell’8 marzo, rivolgiamo questo invito a rafforzare le lotte per il raggiungimento dei nostri obiettivi comuni e salutiamo le donne lavoratrici in Europa e nel mondo.