Discorso di Miguel Díaz-Canel in chiusura della III° plenaria del Comitato Centrale del PCC

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Discorso di Miguel Díaz-Canel in chiusura della III° plenaria del Comitato Centrale del PCC

Miguel Díaz-Canel Bermúdez

 

17 dicembre 2021

 

Discoro pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, in chiusura della Terza Plenaria del Comitato Centrale del PCC, presso il Palazzo dei Congressi, il 17 dicembre 2021, “Anno 63 della Rivoluzione”.

 

 

Saluti, care compagne e compagni, fratelli tutti in questo arduo cammino che solo può essere intrapreso con la chiarezza nelle idee che difendiamo e la fiducia negli esseri umani che marciano al nostro fianco.

Il socialismo è, sino ad oggi, l’unica via di sviluppo con giustizia sociale. Un impegno innegabile per l’intelligenza, la volontà e la vocazione alla solidarietà degli uomini e delle donne, consapevoli che il cammino si costruisce avanzando man mano.

Altri lo hanno intrapreso in precedenza e ci hanno lasciato lezioni, positive o negative, che non possiamo ignorare, temperandole alla singolarità della nostra esperienza concreta: storia, tradizioni, identità e ovviamente la vicinanza e l’atteggiamento di un avversario poderoso che è in agguato da secoli.

Questo avversario non accetta la nostra sovranità e odia il nostro sistema sociale. Siamo troppo liberi per quello che considerano il loro giardino di casa e troppo sfrontati per aver scelto la via del socialismo.

Cuba libera, sovrana e socialista sotto il naso dell’impero. Questo siamo. Ma ciò comporta un’enorme dose di resistenza e creatività eroica e, alla fine di un altro anno difficile, è arrivato il momento di congratularci con noi stessi.

Le attuali generazioni di rivoluzionari stanno dando prova di sé nella lotta. E benché la storia di Cuba sia fatta di insormontabili episodi di resistenza, nessuno di noi – dalle attuali responsabilità – aveva vissuto anni così pieni di sfide e minacce. Vincerle sarà una prodezza.

Ricordiamo le battaglie: un embargo rafforzato da 243 misure aggiuntive nel pieno di una pandemia con picchi agghiaccianti di contagiati e deceduti, saturazione degli ospedali, scarsa disponibilità di farmaci e un alto deficit di ossigeno terapeutico. Problemi nella generazione di elettricità; scarsità di beni di prima necessità, crisi globale nel trasporto merci ed innalzamento dei prezzi. Abbiamo inoltre a che fare con una Guerra di quarta generazione, sostenuta da una vile e calunniosa campagna di discredito contro le eroiche Brigate mediche, diretta contro le nostre leggi, contro ogni misura o azione di resistenza, contro la leadership rivoluzionaria, contro le nostre famiglie.

Insieme a ciò si aggiunge il tentativo di frammentare una società che deve la sua esistenza all’unità; hanno fatto di tutto per strappare l’anima alla nostra Nazione, molestando i suoi artisti e comprando il servizio di alcuni per rivolgerli alle peggiori cause.

Credendo che l’accumulo di questi fattori sarebbe bastato a provocare l’auspicata esplosione sociale, è stato varato un piano di destabilizzazione che ancora non si è fermato. Questo piano doveva raggiungere il suo culmine lo scorso 15 novembre. Su alcune piattaforme digitali si è parlato addirittura dell’ultimo giorno della Rivoluzione cubana; in realtà è stato l’ultimo giorno di un’opera attentamente orchestrata e mai messa in atto.

A causa della forte campagna a suo favore, l’autore dell’atto teatrale interrotto ha acquisito una certa notorietà, considerato che i suoi datori di lavoro cercano di piazzargli videocamere e microfoni ovunque si muova. È quello che alcuni analisti chiamano “la miamizzazione di Madrid”, in quanto l’estrema destra della vecchia metropoli sta facendo a gara con gli impresentabili politici anti-cubani con sede a Miami.

Dietro questa nuova stagione teatrale c’è un vecchio e perfido proposito: ripristinare la “posizione comune” che ha lasciato un così brutto ricordo nella politica europea, subordinandola obbedientemente agli ordini di Washington contro Cuba.

Il “temuto fantasma” del comunismo è tornato nuovamente a circolare per il mondo con il crescente spostamento a destra della politica europea. Gli eccessi promossi dal neoliberismo non sono più sostenibili, benché i gruppi economici privilegiati rifiutino di correggere le profonde disuguaglianze che il libero mercato accentua senza pietà e usino tutto il loro potere economico e mediatico per spaventare le alternative.

L’ordine è attaccare chiunque metta in discussione lo status quo, evitando in ogni modo che il socialismo metta alla prova il suo potenziale e la sua fattibilità. Cuba, con i suoi giovani, è in prima linea nella avanguardia rivoluzionaria, impegnata a dimostrare che è possibile un modello diverso di società, dove l’uomo non sia predatore ma un elemento di armonia, equilibrio e sostenibilità.

Il solo fatto che siamo arrivati fino a questo punto, con i ferrei lucchetti di 62 anni di embargo alla porta di quasi tutte le opportunità, dice molto su quello che potremmo ottenere senza questi ostacoli.

Senza dubbio a volte abbiamo sbagliato, ci siamo mossi con eccessiva cautela nell’introdurre cambiamenti che richiedevano urgenza, ma ogni tentativo di giudicarci richiedere in primo luogo un’analisi di ciò che Cuba può fare, circondata e vessata dalla maggiore potenza della storia.

Gli orchestratori delle campagne contro Cuba sono determinati a convertire in marchi certe date, che sono scelte e fabbricate come simboli contro la Rivoluzione. La narrazione riguardo ai disordini è esaltata e i narratori sono generosamente ricompensati, mentre si intende condannare Cuba per aver imprigionato e giudicato coloro che hanno partecipato al vandalismo che le loro stesse reti hanno diffuso in tutto il mondo, credendo così di arrivare ad una fine che non c’è mai stata.

 

Compagne e compagni:

 

Nel recente XX° Summit ALBA-TCP sono stati denunciati i doppi standard di coloro che accusano i governi di sinistra di incarcerare chi viola le nostre leggi, i quali non dicono nulla dei detenuti e condannati per l’assalto al Campidoglio negli Stati Uniti all’inizio di quest’anno. Sono gli stessi che lanciano continue diatribe contro Cuba in nome di presunte violazioni dei diritti umani, mentre nel frattempo esigono l’estradizione di Julian Assange per condannarlo all’ergastolo per aver esercitato il diritto di accesso all’informazione.

Cuba è uno Stato sovrano, responsabile della difesa della propria sicurezza e sovranità. Non deve rendere conto a nessuno tranne che al suo popolo. I processi penali si svolgono nel rispetto del principio di legalità. Nessuno sotto i 16 anni è detenuto nelle carceri ordinarie, perché la legge cubana non imprigiona i bambini. Abbiamo scuole di formazione integrale per la cura dei minori. Basta con le falsità!

Questa strana dittatura, i cui presunti desaparecidos o perseguitati hanno la tendenza a riapparire passeggiando per le città europee o nordamericane, ha una comprovata reputazione nel trattamento della sua popolazione carceraria e ha uno spirito tale da non accettare le accuse da parte dei più grandi violatori di diritti umani al mondo, dentro o fuori il loro paese, come in Vietnam, in Iraq o nel territorio occupato illegalmente dalla Base Navale di Guantánamo.

Non accettiamo nemmeno etichette o qualifiche. Dittature sono quelle che furono promosse e appoggiate dalle successive amministrazioni yankee in tutto il mondo, ma soprattutto nella nostra America: Trujillo, Batista, Duvalier, Somoza, Pinochet, Stroessner, Videla, Bordaberry, Castelo Branco e una lunga lista di centroamericani; così tristemente celebri per gli squadroni della morte o la Scuola delle Americhe, i pungoli elettrici, i voli della morte, i rapimenti di bambini e i desaparecidos che si contano a migliaia.

I perseguitati e gli esiliati per aver combattuto contro quelle dittature hanno trovato a Cuba sostegno e casa, solidarietà e accompagnamento.

Avere un solo Partito non fa di noi una dittatura: ci libera dalle lotte e dalla corruzione politica che tanti danni fanno alle nazioni più piccole e povere, dove l’accesso alle cariche è permeato da compromessi con le élite imprenditoriali, le quali finanziano le campagne politiche attraverso organizzazioni che consentono loro di ripulire il percorso dei loro pagamenti.

In ogni caso, il teatro in cui si recita la scena politica in questi paesi si basa solo su attacchi reciproci tra i contendenti, distogliendo l’attenzione da ogni sostanza e contenuto. Le loro agende perseguono solo finalità elettorali, dove le promesse fatte raramente si realizzano perché nascono da valutazioni in cui si individua il problema, ma in cui non si cerca la trasformazione. Perché trasformazione significa spesso rompere con la logica del capitale e con le regole imposte dalle grandi corporazioni, le quali tengono prigioniere l’azione politica e la possibilità di evoluzione sociale di quelle nazioni.

Questa è la nostra visione, ma non mettiamo in discussione ciò che gli altri fanno nel loro spazio sovrano. L’esperienza politica accumulata è quella di un Partito nato dall’unità di tutte le forze patriottiche e non dalla frattura e dalla lotta per il potere.

Abbiamo un solo Partito, ma con un programma chiaro e propositivo riguardo ciò che vuole la maggioranza dei suoi cittadini, che vengono consultati sulle principali decisioni politiche, economiche e sociali. Più che un Partito, siamo un insieme unito per coerenza di propositi e obiettivi.

Gli Stati Uniti, con i suoi due partiti più importanti – che dicono di essere l’uno contro l’altro mentre mantengono lo stesso sistema con le identiche politiche di coercizione e pressione sui loro avversari, come l’embargo contro Cuba – sono la massima espressione della colossale menzogna che si nasconde dietro il multipartitismo quale condizione per accreditare una democrazia.

Il generale dell’esercito Raúl Castro Ruz lo ha illustrato molto bene quando ha affermato che tra i repubblicani e i democratici ci sono tante differenze quante tra lui e Fidel: solamente nello stile.

L’Ottavo Congresso (del PCC, ndr) ha discusso ampiamente di questo problema e non mi dilungherò a riguardo. Voglio solo ribadire che praticamente tutti i problemi accumulati in conseguenza della nuova pandemia di COVID, associata alla “vecchia pandemia” del blocco, sono stati individuati e analizzati durante il nostro Congresso, facendo derivare politiche e azioni che sempre hanno formato parte del lavoro del Partito.

 

Compagne e compagni:

 

La mancanza di idee e la sottovalutazione della forza del nostro popolo accecano gli avversari e fanno perdere loro le guerre contro Cuba ancor prima di iniziarle. È utile soffermarsi sulle caratteristiche dell’attività sovversiva di quest’epoca, sostanzialmente diversa dai periodi precedenti.

Negli ultimi anni, e in particolare in quelli più recenti le successive amministrazioni statunitensi hanno “allineato i fucili” delle loro campagne di discredito contro Cuba, Nicaragua e Venezuela. Era prevedibile che, dopo i tentativi di “colpo di stato morbido e non così morbido” – in Venezuela nel 2017 e in Nicaragua nel 2018 – azioni simili sarebbero state tentate contro Cuba. Questo è quello che è successo nell’ultimo anno ed è quello che la gente ha saputo affrontare e superare.

Organizzare un’opposizione interna è il desiderio più antico del governo degli Stati Uniti ma, come hanno rivelato diversi anni fa documenti pubblicati su Wikileaks dell’allora Ufficio per gli interessi degli Stati Uniti a Cuba, la controrivoluzione interna era carente, disfunzionale, guidata solo da interessi materiali e senza un appoggio popolare.

Consapevoli di questa carenza fondamentale, hanno provato qualunque cosa. Dalle forme più subdole e conciliative, scommettendo su intellettuali e correnti di pensiero socialdemocratici, con una piattaforma mediatica di supporto, si è cominciato a mirare allo smantellamento ideologico del socialismo cubano, in combinazione con una strategia mai abbandonata di sovversione antisocialista: arte e cultura, sostegno spirituale della nazione cubana. La prima cosa da salvare, come avvertiva Fidel.

Il tentativo di utilizzare l’arte come arma di distruzione della Rivoluzione si delinea in due direzioni.

Una è la pressione sugli artisti e sugli autori più riconosciuti, esercitata attraverso il mercato, venendo condizionato il loro accesso a luoghi importanti in cambio di una proiezione politica contro la Rivoluzione. Non basta nemmeno più che tacciano ed evitino manifestazioni di simpatia nei confronti delle istituzioni del proprio Paese, bensì è loro richiesto di esprimersi apertamente contro di esse. Anche una semplice posizione a favore si paga con il peggiore dei linciaggi e con la più aberrante censura. Sono i metodi maccartisti di questi incredibili fautori della libertà di espressione che si realizza con la “pistola puntata”.

Le testimonianze dei soggetti legati ai più recenti tentativi di “golpe morbido” contro Cuba confermano il modus operandi della sovversione su questo gruppo di persone. Cercano, studiano e si avvicinano ai giovani autori cercando di individuare le posizioni più critiche all’interno della logica di indagine e interrogazione che l’arte compie.

Non si tratta più solo di pescare l’eversione in grandi gallerie o sedi prestigiose. Vanno alla ricerca di espressioni e proiezioni artistiche, sottovalutate dalle istituzioni, che nascono e crescono nel quartiere, nella piccola località, in spazi più autentici, ma meno frequentati. Abbiamo la responsabilità di essere sempre più coinvolti nella nostra realtà culturale.

Un altro fronte di battaglia si apre in ambito giuridico con il progetto di legge sul Codice delle Famiglie, su cui i nemici della nazione stanno scommettendo per spezzare il consenso vitale nella società cubana.

La comunità LGBTIQ+, i movimenti femministi e le congregazioni religiose, ciascuno con una propria particolare visione sulla questione, esprimono l’ampia diversità che si muove attorno a un progetto che richiede molto umanesimo. Contro tale percorso si muovono le matrici nemiche, determinate a metterci l’uno contro l’altro.

Ciò che viene ricercato è la rottura della nostra sacra unità nazionale, per cui dobbiamo utilizzare l’intelligenza, il dialogo, il dibattito, la persuasione, consapevoli che usciremo rafforzati da questo processo di democrazia reale, il quale ci sfida ad allenarci di più e meglio nell’arte della politica, in un momento in cui prende forza la tendenza a contrapporre settori e gruppi sociali, dei quali la Rivoluzione è stata garante.

Le questioni razziali, di genere, sulla protezione degli animali e dell’ambiente sono costantemente sovrapposte sulle piattaforme digitali con duri attacchi alle istituzioni, cercando di rompere la comprensione e il dialogo senza riconoscere gli sforzi e i progressi compiuti dallo Stato e dalle organizzazioni della società civile per eliminare gli ostacoli che impediscono il godimento e il rispetto dei diritti e delle garanzie associati a questi temi.

Cominciano cercando di sottrarci l’iniziativa e qualsiasi protagonismo nei dibattiti per poi dover fuggire penosamente, potendo noi affrontarli. È vero che in alcuni siamo rimasti indietro o siamo arrivati ​​solo fino ad un certo punto – ed è lì che dobbiamo fare un salto – mentre in altri abbiamo fatto molti progressi ma forse non abbiamo comunicato abbastanza, discusso abbastanza, concordato abbastanza, e questo è un’altra sfida che abbiamo: estendere ulteriormente i processi di dibattito e partecipazione attorno ai progetti o percorsi sociali che abbiamo intrapreso.

Davanti abbiamo più di uno spazio occupato da estremisti, fondamentalisti, dove le forze anti-cubane, generatrici di odio, agiscono in direzione permanente verso il linciaggio basato su menzogne, manipolazioni, false dichiarazioni, incitamento alla violenza e persino all’aggressione militare.

Tutte queste battaglie si svolgono sui mezzi di comunicazione tradizionali, ma raggiungono il loro apice con l’uso dei moderni strumenti di comunicazione e interazione, che danno ai soggetti la sensazione di avere la capacità di influenzare le questioni in discussione. È proprio in questi ambiti che agiamo ancora in svantaggio, a volte a causa dei modi con cui gli algoritmi delle piattaforme operano, i quali non ci favoriscono, ma anche perché dobbiamo mobilitare maggiori e migliori talenti ed energie verso le logiche associate a questi strumenti.

Non basta avere un arsenale di idee e verità come templi da difendere. È fondamentale muoverli con intelligenza, efficienza e rigore.

Sottoposti ad un costante tentativo di abbattimento del socialismo cubano, da presunte posizioni di sinistra o progressiste, che mostrano solo il lato negativo offrendo ricette ingannevoli, parallelamente ad attacchi sconsiderati e irrazionali contro qualsiasi alternativa al capitalismo predatorio, la soluzione non è ritirarsi o stare zitti.

Abbiamo una Rivoluzione, sempre più grande di tutti noi, che ha ancora tanto da raccontare, compreso quello che abbiamo imparato a scartare perché non funziona o funziona male. Non dimentichiamo mai il concetto di Rivoluzione che ci ha lasciato Fidel. È tempo di cambiare ciò che va cambiato senza rinunciare ai nostri principi; in particolare i vecchi modi di comunicare, perché il tempo lo impone e perché, come direbbe l’indimenticabile Aute: “La nostra vita è questo”.

 

Compagne e compagni:

 

Questa III° sessione plenaria conferma che l’Ottavo Congresso non si è concluso con la chiusura delle sue sessioni.

I temi proposti e dibattuti sono di estremo interesse per il nostro Partito. Per i casi relativi alle modifiche della normativa a tutti i livelli dovrebbe essere favorito uno snellimento dei processi interni. Sarà un compito permanente vedere come queste modifiche influiranno sulla vita dei diretti interessati e quanto saranno efficaci.

Queste sono questioni quotidiane di cui dobbiamo occuparci in ogni circostanza; ma ieri e oggi sono state affrontate dal Partito le priorità e i punti centrali, i quali trascendono gli ambiti della militanza e che hanno un impatto sulla società nel suo insieme.

Alcune tematiche sono state oggetto di intense giornate di dibattito durante il Congresso, come le azioni per rivitalizzare e aggiornare il funzionamento dei Comitati per la Difesa della Rivoluzione e della Federazione delle Donne Cubane; il lavoro del Partito basato sulla ricerca, l’insegnamento e la diffusione della storia di Cuba e del marxismo-leninismo e il Programma nazionale per lo studio, la ricerca e la diffusione del pensiero, la vita e l’opera del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz; tutte le questioni che riguardano l’ideologia e, per estensione, la difesa della Rivoluzione, nonché la prevenzione e il confronto con la sovversione.

L’agenda dell’incontro è stata completata con questioni fondamentali per l’economia della Nazione come la proposta per salvare l’industria dello zucchero e i suoi derivati, la produzione di energia e il Piano Economico e di Bilancio per l’anno 2022.

Nella mia opinione, la Relazione della Plenaria sui lavori dell’Ufficio Politico è a mio avviso esemplare in due sensi: riassume in poche pagine un lavoro profondo di mesi, che in qualche modo tutti conosciamo per esserne stati partecipi e, al tempo stesso, mostra l’evidenza della connessione con i principali problemi e le richieste delle persone.

Così devono essere i nostri documenti e le nostre discussioni: sintetici e profondi, con meno diagnosi note e più azioni nuove ed efficaci comprovate dalla pratica. È paradossale e contraddittorio che si parli di mettere il lavoro al passo coi tempi e si continui a pensare a pubblicazioni tradizionali, sottovalutando la portata e l’impatto delle nuove tecnologie su quel pubblico giovane che ci proponiamo di conquistare, o scrivendo praticamente ogni compito dei quadri e dei membri di base delle nostre organizzazioni.

La partecipazione è la chiave, lo abbiamo già detto. E la partecipazione è reale ed efficace quando proviene dall’iniziativa, dall’immaginazione, dal desiderio dell’essere umano di vedere le proprie idee messe in pratica.

Non abbiamo nemmeno abbastanza carta per lunghi rapporti, né tempo da perdere per riunioni che ci privano di ore essenziali per il contatto personale con la nostra base, gli amici e i familiari. I quadri non possono essere sopraffatti dal peso di compiti eccessivi che non consentano loro di svolgerne efficacemente nessuno né possono disconnettersi dalla vita, come accade mentre stiamo insieme cercando di far andare tutto meglio.

I quadri sono esseri umani la cui missione è resa più efficace quando si alterna ad attività comuni. Questa materia non viene insegnata da nessuna scuola politica, ma ci connette più direttamente con la nostra società.

Nelle prossime ore sarà riunita l’Assemblea Nazionale e potremo approfondire altri temi che sono stati affrontati anche nei dibattiti di questa Plenaria, come quello relativo all’economia interna, con il suo tremendo fardello di inflazione, la cura per i vulnerabili, nonché le azioni che dovrebbero segnare la strategia di avanzamento verso l’era del mondo post-pandemico, la quale ci aspetta a breve per porci nuove sfide.

Come tutti sappiamo, l’anno 2021 è stato segnato dall’embargo, rimasto immobile, con le misure applicate dalla precedente amministrazione del governo degli Stati Uniti, il che lo rende ancor più criminale nel mezzo della sfida posta dal COVID, colpendo le forniture di risorse essenziali per la salute e la l’alimentazione della popolazione.

La riduzione delle entrate in valuta estera, insieme alla priorità data al finanziamento necessario per far fronte alla pandemia, ha intensificato il deficit di offerta, la causa principale dell’inflazione che il Paese sta affrontando.

Durante tutto l’anno abbiamo lavorato per ripartire le limitate risorse disponibili verso le attività più delicate e, pur nella complessa congiuntura economica che stiamo attraversando, si stanno operando cambiamenti necessari e profondi, come quelli attuati per aumentare la produzione agricola, la maggiore autonomia dell’impresa statale socialista – soggetto principale del nostro modello economico – e il miglioramento e l’espansione degli attori economici non statali.

Allo stesso tempo, si intensifica l’attenzione diretta ai quartieri, le comunità e le persone in situazioni di vulnerabilità, non con approccio assistenziale, ma con la partecipazione della popolazione all’individuazione e alla soluzione dei problemi.

Si stima che, per effetto della graduale ripresa dell’attività economico-sociale del Paese, nel 2021 si raggiungerà una crescita del Prodotto Interno Lordo a prezzi costanti intorno al 2%.

Per l’armonioso ed equilibrato svolgimento dell’economia è richiesto il contributo di tutti gli attori e l’accompagnamento del Partito, affrontando risolutamente gli ostacoli soggettivi ancora esistenti.

Il paese ha bisogno di un’impresa statale socialista efficiente, audace e innovativa e di un settore non statale che, a complemento di quello statale, fornisca beni e servizi di qualità. Questa rete produttiva, che già abbiamo e che continuerà ad espandersi, ci pone in condizioni favorevoli per trarre vantaggio dal graduale processo di ripresa dell’economia già avviato.

Nel Piano economico e nel Bilancio per il 2022, che sarà presentato la prossima settimana per l’approvazione dell’Assemblea nazionale, sono previste misure per recuperare gradualmente il ruolo del peso cubano come centro del sistema finanziario e per far avanzare la razionalizzazione dei prezzi.

Non sarà possibile risolvere tutti i problemi nel breve termine, ma certamente sarà ripreso il percorso della crescita economica orientata allo sviluppo e si proseguirà, con equità e giustizia sociale, nell’attuazione della tabella di marcia delineata nel nostro Piano Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030.

I dibattiti che si svolgeranno nella prossima sessione dell’Assemblea sui temi economici potranno contribuire alla Strategia Economico-Sociale che il Paese sta elaborando per affrontare le sfide del prossimo anno.

Nell’attesa voglio riconoscere il prezioso contributo del Partito per i buoni segnali che puntano alla crescita, per quanto modesta possa essere.

La riapertura del 15 novembre, insieme a tutto lo sforzo e la dedizione che ci hanno permesso di arrivare a questo momento invitano alla gratitudine – che non ci stancheremo mai di esprimere – a tutto il personale sanitario coinvolto nel controllo dell’epidemia, ai ricercatori, ideatori e produttori dei tre vaccini e i due vaccini candidati, dei farmaci e dei protocolli per la cura dei contagiati. Alle squadre di giovani che hanno sostenuto ogni tipo di lavoro nei centri di cura per i malati da COVID e la popolazione vulnerabile. Ai combattenti delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero dell’Interno, che hanno garantito l’ordine e l’organizzazione nelle ore più difficili; ma anche alle nostre valorose e valorosi compagne e compagni del Partito e di Governo a tutti i livelli che hanno capito cosa significa essere in prima linea.

È un onore, un privilegio e una grande sfida guidare il Partito dei comunisti cubani, degno tra i degni del mondo, poiché proviene da radici così profonde e sincere come quelle degli eroi dell’indipendenza, dei giovani della Rivoluzione del ’33 e della generazione del ‘59, con Fidel e Raúl in prima linea e l’impegno del Che in ogni azione.

 

Hasta la victoria siempre!

 

Patria o Muerte!

 

Venceremos!

 

 

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