di Salvatore Vicario
In un contesto internazionale caratterizzato dalle nubi di una nuova crisi capitalistica all’orizzonte e dall’intensificazione delle tensioni tra le potenze imperialiste e relative alleanze, con una crescente corsa agli armamenti e al militarismo, nel silenzio generale si sta svolgendo una nuova esercitazione della NATO al largo delle coste della Sicilia orientale. Si tratta dell’esercitazione Dynamic Manta 2019 (DYMA 19), iniziata lo scorso 25 febbraio con termine fissato per l’8 marzo, nel mar Ionio antistante i porti di Catania e la baia di Siracusa e Augusta, con navi, sottomarini, aerei e 3.000 marinai di 10 nazioni dell’alleanza militare imperialista euroatlantica: Italia, Grecia, Francia, Spagna, Turchia, USA, Regno Unito, Canada, Paesi Bassi, Germania che convergono nel Mar Mediterraneo Centrale per addestrarsi alla guerra anti-sommergibile (Anti-Submarine Warfare – ASW) e contro i mezzi di superficie (Anti-Surface Warfare – ASUW), sotto la regia del Comando Marittimo Alleato (MARCOM) di Northwood, a nord-ovest di Londra, i comandi della NATO Allied Marittime Air Command (MARAIRNATO), Submarine Command (COMSUBNATO) e dello Standing NATO Marittime Group 2 (SNMG 2) – Secondo Gruppo Navale permanente della NATO.
“Dyma 19” «è una delle esercitazioni annuali di maggior rilievo della NATO, volta a garantire l’interoperabilità costante tra forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile. L’esercitazione permette di istituire un coordinamento delle operazioni tra forze armate appartenenti a paesi diversi e operanti in un contesto multi-minaccia» – secondo quanto comunicato dal Ministero della Difesa italiano – con l’obiettivo di «di potenziare le capacità di combattimento bellico delle forze navali in tutte e tre le dimensioni della Guerra Anti-Sottomarino in un ambiente multinazionale e multi-threat» – come afferma la nota del Comando Marittimo Alleato.
Nel dettaglio: 5 sottomarini di Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito operano insieme a 9 navi da guerra provenienti da Paesi Bassi, Canada, Spagna, Italia, Turchia, Francia e Grecia. Le unità marine saranno supportate anche da 6 aerei da pattugliamento marittimo (Maritime Patrol AirCraft – MPA) e 11 elicotteri (9 imbarcati e 2 a terra) provenienti da Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Turchia, Inghilterra e Stati Uniti che operano dalla base di Sigonella e della Marina Militare di Catania. L’Italia partecipa con la fregata Alpino, il sommergibile Sciré e gli elicotteri del 3° Gruppo Elicotteri di base nella Stazione Elicotteri di Catania (Maristaeli Catania), fornendo anche il supporto con la base aereonavale di Sigonella (Catania), il porto di Catania dove sosteranno le navi NATO, così come supporto logistico (operazioni di rifornimento, assistenza medica e alloggi per il personale) nella base navale di Augusta dove, tra le altre, viene ospitato il sottomarino britannico HMS Ambush (S120), a propulsione nucleare con due reattori Rolls-Royce PWR 2 che nel 2012 sono stati al centro di un’inchiesta che ha provato l’emissione di radioattività per problemi strutturali degli stessi.[1] Insomma, si chiudono i porti alle vittime, si lasciano aperti ai carnefici.
Per comprendere più in dettaglio l’obiettivo e significato di queste esercitazioni, che sono ormai un appuntamento annuale fisso per le acque siciliane, il comandante della flotta sottomarini NATO, il contrammiraglio A.C. Lennon, ha dichiarato alla stampa internazionale[3] che “negli ultimi decenni abbiamo visto la Russia investire molto nelle sue forze navali, specialmente nei sottomarini. La Russia ha sottomarini molto potenti. Negli Stati Uniti cataloghiamo queste strategie come un ritorno alla sfida tra grandi potenze. Quindi è molto importante per la NATO esser preparati ad affrontare questa sfida.” Il contrammiraglio ha direttamente indicato che il principale avversario della NATO in questa regione è la Russia, evidenziando “livelli di dispiegamento dell’era della Guerra fredda”. “Vediamo la Russia come un concorrente“, ha detto all’Agenzia Nova. “Vogliamo essere in grado di assicurare ai nostri alleati che noi possiamo impedire le aggressioni e, se necessario, sconfiggerle. Quindi la lotta antisommergibili ci offre un modo per assicurare la protezione della Nato da ogni aggressione che provenga da sotto il mare“, ha concluso Lennon. Sulla stessa onda, il Comandante dello Standing NATO Maritime Group Two, l’olandese C.B. Boots, ha affermato che la NATO vede “una crescente attività della Marina Russa soprattutto nel Mediterraneo”, sottolineando che attualmente tutti si muovono con grande professionalità evitando di avvicinarsi reciprocamente ma rimarcando che “la Russia è più attiva del solito nel Mediterraneo”[2].
Nel corso del 2019, la NATO ha programmato 208 esercitazioni tra nazionali e multinazionali [4] (25 terrestri, 27 aeree e 12 marittime), più del doppio rispetto al 2018. Di queste, il Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa (Shapel) ha programmato 68 esercitazioni militari di vario tipo in Europa, di cui 6 si svolgeranno in Italia (3 nazionali e 3 multinazionali)[5] mentre la maggior parte saranno condotte ai confini europei orientali con la Russia come l’esercitazione NATO Poisedon, a guida rumena, nel Mar Nero dall’1 all’8 marzo a cui prende parte il Secondo Gruppo NATO di Contromisure Mine, e quella nella parte nord orientale dell’Estonia dal 29 aprile denominata Tempesta di primavera che coinvolgerà 10mila soldati[6]. Da parte sua la Russia risponde annunciando 4.000 esercitazioni e 8.500 attività di addestramento al combattimento[7], tra cui l’esercitazione congiunta con la marina militare iraniana nel Mar Caspio[8] che segue quella dello scorso settembre 2018, Vostok 2018, con la Cina nel campo di addestramento di Tsugol, coinvolgendo 300mila soldati, qualche settimana prima dell’edizione 2018 della Trident Juncture della NATO svolta in Norvegia coinvolgendo 45mila militari di 31 paesi NATO.
Tutto questo avviene mentre si consuma la rottura del Trattato INF che rappresenta una pericolosa escalation della competizione interimperialistica aprendo una nuova stagione di corsa agli armamenti nucleari, coinvolgendo direttamente l’Europa e l’Italia, in un contesto in cui si sta accumulando materiale altamente infiammabile in molti campi e in ogni angolo del pianeta.
L’Alleanza Atlantica continua ad affinare e esercitare in modo permanente le sue capacità di intervento militare multinazionale (nonostante le contraddizioni al suo interno), con l’obiettivo di estendere la sua area d’influenza e d’intervento dall’Europa, all’Africa, all’Asia, ben al di là della cosiddetta “sicurezza dei propri confini”. L’approfondirsi della tendenza alla guerra è la conseguenza nell’ambito politico-militare delle contraddizioni del sistema capitalistico e il mutamento dei rapporti di forza internazionali tra le cosiddette potenze imperialiste “tradizionali” e le cosiddette “potenze emergenti”, con la tendenza alla formazione di nuove alleanze e blocchi, nuove architetture e meccanismi per una nuova spartizione del mondo, delle zone d’influenza, nella disputa inter-imperialistica per le risorse energetiche, vie di trasporto, posizioni geopolitiche, quote di mercato ecc. per i rispettivi monopoli. Al di là delle visioni idealistiche e opportuniste, ciò non porta che all’inasprimento della competizione globale e la tendenza alla guerra in cui ognuno gioca le sue carte politiche, diplomatiche, economico-commerciali e militari a vantaggio dei propri monopoli e obiettivi globali o regionali all’interno di alleanze (mutevoli) strategiche, blocchi, accordi commerciali o di pace temporanei ecc. a spese dei popoli che vengono schiacciati e intrappolati in queste dispute e antagonismi.
Le esercitazioni NATO non possono pertanto esser isolate da questo contesto e rappresentano un’evidente preparazione alla guerra globale a cui le borghesie imperialiste e apparati industrial-militari si dedicano (parlando di pace, lotta al terrorismo e ai flussi migratori) alla preparazione – politica, ideologica, diplomatica, economica e militare – della stessa come soluzione alla crisi economica e alla regolazione della ripartizione del mondo dove tutti gli Stati capitalisti sono coinvolti in base alla loro forza economica, politica e militare. Ciò vale anche per l’imperialismo italiano, che si muove per difendere e promuovere gli interessi dei propri monopoli – Eni, Leonardo/Finmeccanica, Enel, Saipem, Impregilo-Salini ecc. – nel quadro dell’alleanza strategica atlantica, dell’UE e della NATO, partecipando alla spartizione del bottino.
Possono cambiare pertanto i governi, ma l’Italia continua ad esser coinvolta in queste manovre e esercitazioni di guerra che dimostrano i crescenti interessi e dispute nel controllo di una importante area geostrategica come quella del Mar Mediterraneo – divenuta nel frattempo una gigantesca fossa comune di profughi e sempre più affollata di navi militari – e della Sicilia stessa che ricopre un ruolo strategico fondamentale, trasformandone il territorio in un’enorme piattaforma di guerra atlantica nel Mediterraneo, attraverso le innumerevoli servitù militari – installazioni, strutture e basi militari USA-NATO – vedi le basi di Niscemi, Sigonella, Trapani Birgi e Augusta – con naturale proiezione nell’ampia regione del Medio Oriente e Africa.
L’attiva partecipazione del nostro paese a queste manovre e meccanismi conferma – ancora una volta – la volontà della borghesia italiana di svolgere un ruolo di rilievo nella struttura e nella politica d’aggressione e saccheggio del braccio armato dell’imperialismo, con l’intento di rafforzare la sua posizione per portare avanti i suoi interessi mediati all’interno dell’alleanza a guida USA, con un sempre maggiore coinvolgimento delle proprie forze armate e del territorio italiano nei piani imperialisti, il consolidamento dell’apparato industriale-militare e la vendita di armi, e il rafforzamento del cosiddetto “fianco Sud della NATO” su cui insiste naturalmente l’imperialismo italiano, concentrando i suoi interessi maggiori nella regione del mediterraneo centrale e orientale, nord e centrafrica dove risiedono principalmente le esportazioni di capitali e attività delle multinazionali italiane.
I crescenti pericoli e costi che derivano dal coinvolgimento nei piani imperialisti e dalle escalation di conflitti, provocazioni, tensioni e minacce, – che corrispondono esclusivamente agli interessi dei monopoli capitalistici – ripropongono con maggior forza e urgenza la questione dell’uscita unilaterale del nostro paese dalla NATO nei mesi in cui gli imperialisti celebrano il 70esimo anniversario della fondazione di questa criminale organizzazione guerrafondaia.
[1] https://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2019/03/esercitazioni-nato-in-sicilia-con.html
[2] https://video.corriere.it/dynamic-manta-sicilia-prove-nato-guerra-sottomarina/8e97abc6-3aa6-11e9-a94b-7b2b39079b0a
[3] https://www.agenzianova.com/a/5c76980214f4b7.16752312/2329432/2019-02-27/speciale-difesa-nato-comandante-lennon-su-dynamic-manta-grati-all-italia-per-impegno-vediamo-russia-come-concorrente
[4] https://www.analisidifesa.it/2019/02/aumenta-la-pressione-della-nato-nel-mar-nero/
[5] https://shape.nato.int/exercises/allied-national-exercises https://shape.nato.int/nato-exercises
[6] https://it.sputniknews.com/mondo/201901277171775-esercitazioni-nato-estonia-parteciperanno-diecimila-soldati-inizieranno-aprile/
[7] https://www.presstv.com/Detail/2018/12/04/581978/Russia-war-games
[8] https://it.sputniknews.com/mondo/201901277171775-esercitazioni-nato-estonia-parteciperanno-diecimila-soldati-inizieranno-aprile/