Intervento del compagno Guido Ricci, dell’Ufficio Politico (dip. internazionale) del Partito Comunista (Italia), all’Incontro Comunista Europeo svolto a Bruxelles lo scorso 9 dicembre sotto il tema: “I Partiti Comunisti e Operai d’Europa contro l’anticomunismo, la falsificazione della storia da parte dell’UE e i suoi governi, per il raggruppamento del movimento operaio come prerequisito necessario nella lotta per il rovesciamento della barbarie capitalista, per il socialismo”.
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Cari compagni,
vi porto il cordiale e fraterno saluto del Comitato Centrale e dei membri del Partito Comunista in Italia. In particolare, ancora una volta, vorremmo ringraziare il Partito Comunista di Grecia per aver organizzato questo incontro.
In questo stesso edificio il Parlamento europeo ha recentemente approvato una risoluzione anticomunista inaccettabile e vergognosa che equipara il comunismo e il fascismo, come ideologie e sistemi politici “totalitari”, sollecitando i paesi dell’Unione Europea a vietare i simboli e le attività politiche dei comunisti e a rinominare i toponimi dedicati agli eroi della lotta per la liberazione dell’umanità dall’oppressione fascista e dalla schiavitù capitalista.
Va detto che questa risoluzione del Parlamento europeo è giunta in ritardo rispetto a quello che stava già accadendo nei paesi dell’Europa orientale, negli Stati baltici, in Kazakistan e Ucraina, dove i comunisti sono da lungo tempo perseguitati. Questa risoluzione sta cercando di legittimare ed estendere il raggio di repressioni illegittime contro il movimento operaio.
Il capitalismo è responsabile del genocidio di intere nazioni, della riduzione in schiavitù, del crudele sfruttamento del lavoro minorile, della povertà di vaste masse della popolazione mondiale, di innumerevoli guerre, tra cui due guerre mondiali, l’ultima delle quali ha causato oltre 50 milioni di vittime, dell’utilizzo di armi atomiche contro la popolazione civile. Il capitalismo è responsabile del fascismo, che è suo diretto derivato e delle repressioni poliziesche del movimento operaio, compresa la costituzione di dittature sanguinarie reazionarie in molti paesi del mondo. Il capitalismo è responsabile del terrorismo, che viene utilizzato come arma di destabilizzazione di Paesi a lui non graditi. Il capitalismo è ancora responsabile per la guerra quotidiana non dichiarata sul fronte del lavoro, per la costante uccisione dei lavoratori sul posto di lavoro. Le vittime del capitale sono davvero innumerevoli e il capitalismo non ha alcun diritto morale di insegnare l’umanità a nessuno, essendo esso stesso un sistema criminale e barbaro.
Il capitalismo ci conduce da una crisi all’altra, la concorrenza tra le potenze imperialiste dà origine a nuovi conflitti armati. Lo sfruttamento capitalistico delle risorse naturali può portare il pianeta a un’irreversibile catastrofe ecologica. Le misure anticrisi che sono state prese per ristrutturare il capitalismo moribondo sono molto spesso peggiori della crisi stessa per la classe operaia e i popoli, causando il loro ulteriore impoverimento, nel tentativo di fermare la caduta del saggio di profitto del capitale.
Al fine di gestire i processi di ristrutturazione che aumentano drasticamente il grado di sfruttamento e peggiorano le condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici, la borghesia capitalista è costretta ad intensificare non solo la repressione, ma anche i meccanismi per creare un supporto diretto o indiretto alle loro politiche.
A tal fine, il capitale ricorre a qualsiasi varietà di mezzi. Oggi in Europa vediamo una grave limitazione della libertà e dei diritti democratici, collettivi e individuali, persino dei diritti formali della democrazia borghese. Le direttive dell’Unione Europea e le legislazioni del lavoro dei suoi stati membri hanno chiaramente lo scopo di sostenere gli interessi del capitale monopolistico contro la classe operaia, attraverso pericolose restrizioni al diritto di sciopero e ad altri diritti sindacali, che fino a poco tempo fa sembravano inattaccabili.
In alcuni paesi, tra cui l’Italia, queste restrizioni sono associate ad un chiaro tentativo di criminalizzare la lotta di classe e ridurla a una questione di ordine pubblico. Questo, e non il problema della chiusura dei porti per le navi delle ONG con rifugiati a bordo, è la vera essenza dei due decreti sicurezza adottati dal precedente governo della Lega e del Movimento Cinque Stelle, e lasciato invariato dall’attuale governo del Partito Democratico e del M5S.
Negli stati baltici, come in molti altri paesi dell’Europa orientale e in Ucraina, i simboli, la propaganda e le attività del Partito Comunista sono fuorilegge, i Comunisti sono perseguitati, repressi, subiscono aggressioni fisiche con il silenzio e l’approvazione dell’Unione Europea. Negli altri paesi dell’Unione Europea, le leggi elettorali mirano ad eliminare la possibilità di partiti comunisti e operai per ottenere un seggio nei parlamenti o addirittura candidarsi per le elezioni. Il sistema elettorale maggioritario o proporzionale con una soglia elevata di sbarramento, un numero assurdo di firme da raccogliere per partecipare alle elezioni, obbligo da cui i partiti borghesi già presenti in parlamento sono esonerati, e gli altri ostacoli burocratici che costituiscono una grave violazione del diritto democratico di eleggere ed essere eletti, formalmente sancito all’interno delle costituzioni borghesi, assicurano l’esclusione dei rappresentanti della classe operaia dalla lotta parlamentare. Rafforzando così il dominio politico della borghesia.
Vi è un aumento dei poteri, delle interferenze e dell’impunità delle forze dell’ordine e degli organi di polizia dello stato borghese, nonché un’estensione del loro utilizzo nella risoluzione dei conflitti di classe, sia a livello dei singoli Stati che a livello dell’Unione europea nel suo insieme. Un esempio di ciò è la creazione della forza di gendarmeria europea EUROGENDFOR, un corpo di polizia con poteri illimitati, non soggetto alle leggi e alle costituzioni dei paesi membri e non controllati dai loro parlamenti. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oggi lo stato borghese usa le più recenti conquiste della scienza e della tecnologia per spiare la vita individuale e pubblica della popolazione civile. Oggi la polizia può effettuare intercettazioni telefoniche, intrusioni informatiche e videosorveglianza a insaputa dell’interessato e senza l’autorizzazione della Procura.
In altre parole, nell’Unione europea e in tutto il mondo, l’autoritarismo dello stato borghese, con elementi di totalitarismo, si sta intensificando. In considerazione di quanto precede, possiamo affermare con ragionevolezza che l’autoritarismo e il totalitarismo sono inerenti allo stato borghese e al capitalismo, mentre lo stato operaio, la dittatura del proletariato, è la più alta forma di reale democrazia.
In connessione con il crescente autoritarismo e la persecuzione anticomunista, dobbiamo ancora una volta rinnovare la proposta di creare un’organizzazione internazionale di solidarietà, per l’assistenza legale e materiale ai comunisti perseguitati e incarcerati e alle loro famiglie a somiglianza del ‘“Soccorso Rosso Internazionale” degli anni ’20 e ’30.
L’autoritarismo, il totalitarismo e il fascismo come la forma estrema di totalitarismo, sono concetti diversi tra loro. Come sottolineava correttamente Antonio Gramsci, in termini di repressione anti- operaia, il fascismo non ha inventato nulla di nuovo rispetto allo stato liberale: esistevano già le prigioni così come la repressione del movimento operaio. Lo stato liberale ha ripetutamente usato persino i cannoni per impedire le manifestazioni pacifiche dei lavoratori. L’invenzione del fascismo è consistita nell’organizzazione paramilitare della piccola borghesia politicamente instabile e oscillante, e di elementi corrotti e sotto-proletarizzati sotto la bandiera di un’ideologia estremamente reazionaria, sciovinista, revanchista e nel suo uso come massa d’urto contro il movimento dei lavoratori.
Questo aspetto non esiste oggi, così come non esiste una completa abolizione delle libertà formali del sistema borghese; pertanto, è errato parlare di “fascistizzazione” dello stato borghese. La ragione di questo fatto è che oggi e finora il capitalismo non ha bisogno del fascismo al potere per gestire i processi di ristrutturazione, ma preferisce altri approcci, forse più insidiosi.
Nella fase attuale, il capitalismo non solo continua a cercare il consenso per le sue politiche nel solito modo di distorcere o omettere fatti storici, denigrare l’esperienza storica del socialismo, elevare l’anticomunismo all’ideologia ufficiale dell’Unione europea, ma crea un falsa opposizione a se stesso, che può essere facilmente controllata.
Quanti movimenti cosiddetti “spontanei” sono sorti negli ultimi decenni in tutti i paesi! Usando la fraseologia radicale per criticare il sistema, ma solo dal punto di vista della sua efficacia e funzionamento, senza porsi la questione del suo rovesciamento. Come la socialdemocrazia, diffondono tra le masse l’illusione che il capitalismo possa essere riformato, che l’intero problema risieda nel cattivo governo, nella corruzione e nell’evasione fiscale, e non nel meccanismo di sfruttamento del lavoro salariato.
Tali movimenti, purtroppo con successo, dirottano il proletariato e le masse popolari dagli obiettivi corretti di lotta per guidarli verso a combattere i sintomi e non la malattia.
Inoltre, la borghesia capitalistica usa il terrorismo e l’immigrazione come “armi di distrazione di massa”, per creare panico tra la popolazione e con il pretesto di presunte “minacce alla sicurezza nazionale” crea il consenso all’introduzione di misure autoritarie e repressive. Per questi motivi, oggi la borghesia non ha bisogno del fascismo al potere per mantenere il suo dominio. Oggi è più facile e più redditizio per i capitalisti combinare coercizione e consenso, autoritarismo e distrazione delle masse. Significa questo che non esiste alcun rischio, che i comunisti possano ridurre il livello di vigilanza? Assolutamente no! Il capitalismo finora, oggi, non ha bisogno del fascismo, ma domani potrebbe averne bisogno. Il confine tra autoritarismo e fascismo è molto labile. I comunisti, al contrario, devono aumentare la loro vigilanza, ripristinare e diffondere la verità storica, specialmente tra le giovani generazioni, e rafforzare la mobilitazione delle masse contro la possibilità del risveglio del mostro fascista. Stiamo parlando dello sviluppo di un movimento di massa dal basso antifascista con un chiaro carattere anti-capitalistico.
Coalizioni elettorali o di governo di presunta “unità antifascista” con socialdemocrazia e partiti borghesi, fronti “democratici” o “popolari”, per noi oggi sono esclusi come non necessari, basandoci sulle condizioni oggettive. Abbiamo imparato sulla nostra pelle a non cadere in tali trappole. Dobbiamo perseverare nella difesa delle nicchie di libertà e democrazia che, nonostante tutto, ancora esistono ed è necessario difenderle non per mantenere lo status quo, ma per espanderli, fino al completo rovesciamento del sistema capitalista e del potere della borghesia.
Dalla battaglia difensiva è tempo di passare all’offensiva!
Viva la rivoluzione socialista proletaria!
Proletari di tutto il mondo, unitevi!