Il Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan esce ridimensionato dalle elezioni amministrative del 31 marzo, in Turchia, per eleggere i sindaci e consiglieri comunali nelle 81 province. Nonostante l’intensa campagna elettorale, con l’attiva partecipazione del presidente turco, l’AKP ha infatti perso tutte e tre principali città del paese e più di 15 province. A Istanbul, capitale economica del paese, dopo un lungo testa a testa tra il candidato dell’AKP e quello del principale partito di opposizione, CHP, vince quest’ultimo con circa 25.000 voti di differenza.
Nella capitale Ankara, il candidato del Partito Repubblicano (CHP) viene eletto con il 50,9% rispetto al 47% del candidato dell’AKP, l’ex ministro Mehmet Ozhaseki, fedelissimo di Erdogan. A Smirne, terza città più grande della Turchia, il risultato a favore del CHP è stato netto – come da tradizione – con il suo candidato che ha trionfato con il 58% contro il 38% del candidato dell’AKP.
La maggior parte delle province perse dall’AKP sono passate in mano al CHP. Si tratta delle province di Antalya, Ankara, Ardahan, Artvin, Bilecik, Sinop, Burdur, Bolu e Kırşehir. Nelle province di Amasya, Kastamonu, Erzincan, Karaman, Çankırı e Bayburt, il governo è invece passato dall’AKP ai suoi alleati ultranazionalisti del MHP (Partito del Movimento Nazionalista). Il CHP conquista anche grandi comuni meridionali quali Adana, Antalya e Mersin in precedenza nelle mani del MHP.
Nelle province orientali di Batman, Hakkari, Diyarbakır, Mardin, Siirt e Van, dove l’AKP aveva rimosso gli eletti del partito filo-curdo dell’HDP, hanno nuovamente vinto le elezioni i candidati dell’HDP. Mentre tre province, Şırnak, Bitlis e Ağrı, sono passate dall’HDP all’AKP.
Nonostante la sconfitta nelle tre grandi città, le elezioni amministrative mostrano ancora una tenuta della coalizione di Erdogan – Alleanza del Popolo – tra AKP e i nazionalisti del partito dei lupi grigi MHP, che mantengono le loro forze elettorali aggregando circa il 52% (con AKP al 44,4%) contro il circa 40% dell’Alleanza per la Nazione composta dai socialdemocratici del Partito Popolare Repubblicano CHP (al 31%), dei conservatori di destra del Partito Buono (İyi) e gli islamisti di destra del Partito della Felicità (Saadet Partisi, SP). L’HDP, filo-curdo, si attesta intorno al 3%, anche se bisogna considerare che non presentava candidati in gran parte del paese.
Si tratta tuttavia della prima battuta d’arresto di Erdogan negli ultimi 15 anni, nel mezzo della crisi della Lira turca, della crescita dell’inflazione, della disoccupazione e delle tensioni nella regione nel contesto di dispute interimperialiste e ridistribuzione geopolitica.
Avanzata del Partito Comunista di Turchia (TKP)
Per la prima volta nella storia della Repubblica di Turchia viene eletto un sindaco comunista. Si tratta del candidato del Partito Comunista di Turchia (TKP) Fatih Mehmet Maçoglu che conquista il municipio di Dersim (Tunceli), di 82.000 abitanti nella Turchia nord-orientale, con il 32,7% dei voti, lasciando dietro di sé i partiti borghesi, l’HDP con il 28,1%, il CHP con il 20,59% e l’AKP con il 14%.
Ad annunciarlo trionfante è stato il segretario di Istanbul del TKP, Aydemir Guler, che sui social media ha scritto: “Il primo municipio comunista della Turchia: Dersim! TKP vince il comune di Dersim!”
Nelle sue prime dichiarazioni, il sindaco comunista ha osservato che eserciterà la sua amministrazione insieme al popolo, ringraziando gli elettori, coloro che hanno creduto nel socialismo e hanno sostenuto la campagna. Già noto come “sindaco comunista”, ha già amministrato in precedenza un distretto di Tunceli (Dersim è il nome storico vietato dopo le rivolte degli anni ’30), Ovacık, che si è caratterizzata per una politica di sviluppo dei servizi pubblici (basso prezzo dell’acqua, trasporti gratuiti…), di democratizzazione culturale, di promozione del lavoro femminile e di un modello di produzione agricola cooperativista di legumi, tra cui fagioli e ceci e miele. Un modello, diffuso anche nei distretti limitrofi, in cui il comune forniva sussidi agricoli, tra cui semi e gasolio, e garanzia d’acquisto. «Amplieremo il sistema di produzione e amministrazione che abbiamo avviato a Ovacik» ha dichiarato concludendo che «dimostreremo all’intero Paese che un modello socialista è possibile».
Il TKP – membro della Iniziativa Comunista Europea – ha presentato candidature a sindaci in 81 province e 85 distretti. Tra questi, tre candidate donne nelle tre maggiori città: Ankara, Istanbul e Smirne. I comunisti hanno utilizzato in questa campagna slogan quali “Se il denaro ha il suo regno, i lavoratori hanno il loro Partito Comunista” e “Non siamo sulla stessa barca”, a contraddistinguere una candidatura di classe come unico partito politico che rappresentava il popolo lavoratore nelle elezioni amministrative, alternativo a tutti i partiti della borghesia.
TKP: «La Turchia non sarà condannata all’ordine dei capitalisti, imperialisti e reazionari»
In un primo commento ai risultati delle elezioni amministrative, il Partito Comunista di Turchia (TKP) ha evidenziato come il voto rappresenti il fatto che «la crisi dell’AKP, giunto al potere 17 anni fa, si è approfondita» e con essa la «Turchia entra in una grave crisi economica, politica e sociale». «La rabbia anti-AKP, che si è accumulata nella società per 17 anni, viene ancora una volta condannata all’ideologia dell’AKP con l’aiuto del CHP» che ha vinto i comuni di Ankara e Istanbul con due candidati provenienti uno dal MHP e l’altro con tendenze islamiste. «Impossibile creare una storia di successo e qualsiasi tipo di speranza per il popolo in questo modo», sottolinea il TKP indicando l’inganno del sistema bipartitico che si sta installando in Turchia che non può esser considerata una soluzione e che la crisi, in modo diverso, investe anche i partiti di opposizione.
I comunisti turchi, oltre la vittoria nel capoluogo di provincia di Dersim, registrano una «notevole crescita dei voti» nonostante tutte le pressioni, imposizioni, restrizioni e l’accesso bipartitismo, ricevendo «oltre 130mila voti nei consigli comunali». «Nelle tre grandi città metropolitane, c’è stato un notevole aumento dei voti del partito, nei distretti di Urla, Balçova, Narlidere, Çeşme (di Smirne) e Beşiktaş (di Istanbul), i voti del TKP hanno superato l’1%. Di nota è la percentuale di voti TKP in Urla, che è del 2%.» Il partito comunista, registra la sua soddisfazione oltre il dato puramente elettorale, evidenziando la sua espansione in «dozzine di nuovi distretti e quartieri». Anche per quanto riguarda le candidature a sindaco, il TKP «ha aumentato i suoi voti», con dati che indicano chiaramente che «coloro che vogliono rovesciare il sistema in Turchia e stabilire un paese socialista hanno votato per i comunisti».
La dichiarazione del TKP conclude affermando che «la speranza sta fiorendo in Turchia. Il popolo turco non sarà condannato all’ordine dei capitalisti, degli imperialisti e dei reazionari».
Fonte: sol news
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