Proponiamo la dichiarazione del Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF), membro della Iniziativa Comunista Europea (ICWPE) sull’esito del primo turno delle presidenziali francesi e il seguente ballottaggio tra Macron e Le Pen. Traduzione a cura della redazione di La Riscossa.
Il risultato delle Elezioni Presidenziali si traduce in un incremento del 4% dell’indice borsistico CAC 40.
Questo è un dato essenziale per comprendere il risultato di questa elezione: il candidato scelto dalla grande borghesia, il banchiere Emmanuel Macron, messo in orbita dal dirigente del grande capitale, François Hollande, è arrivato in testa davanti a Marine Le Pen, del Fronte Nationale (FN). Quest’ultima rappresenta la crescente forza di una marea ultra-reazionaria dell’opinione pubblica, forza di riserva della borghesia e massa di manovra di essa. Dietro questo risultato, si assiste a una ricomposizione globale del campo politico: la destra tradizionale (I Repubblicani e l’UDI), data per vincente meno di 6 mesi fa, è eliminata al primo turno. Il Partito Socialista è affondato. Benoît Hamon, rocardiano, frondista da strapazzo (dell’ala sinistra del PS), non poteva far credere agli elettori dei sobborghi popolari che avrebbe fatto una politica diversa da quella di Hollande. Tuttavia, sarebbe un errore considerare che la social-democrazia come corrente sia scomparsa: lo testimonia il buon risultato ottenuto da Jean-Luc Mèlenchon. Anche se non possiamo ridurre il suo elettorato alla socialdemocrazia, resta il fatto che il programma, la campagna elettorale di Jean-Luc Mélenchon, si iscrivono nella ricomposizione politica come candidato della nuova socialdemocrazia, quella del Partito della Sinistra Europea, liberandosi definitivamente di ogni riferimento comunista, anche formale. Il suo progetto mira ad attraccare la classe operaia, il movimento operaio, alla coda della piccola borghesia arrabbiata, per distrarre le masse popolari dalle soluzioni rivoluzionarie che aprono la via al socialismo-comunismo.
Il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia riafferma la sua analisi, davanti a tutti coloro che si richiamano al comunismo: il carattere acuto e cronico della crisi del capitalismo-imperialista non lascia alcuno spazio ad altra soluzione che la prospettiva rivoluzionaria del rovesciamento della borghesia come classe dominante da parte della classe operaia e i suoi alleati. Tutti coloro che affermano che si possono ottenere politiche sociali e democratiche fuori da questa prospettiva sono condannati a mettere in scena, in un momento o in un altro, la politica della borghesia o esser spazzati via dalle forze della reazione. Syriza, come Podemos, ma anche i gravi pericoli che pesano sul popolo venezuelano, illustrano tragicamente, alla classe operaia e alle masse popolari, la realtà di ciò che diciamo.
Infine, contrariamente a quanto ci ingannano i media, noi prendiamo in considerazione il carattere politico dell’astensione e del voto bianco e nullo, che riguarda i settori popolari che, dopo il tradimento dei dirigenti del PCF, non si sentono più rappresentati da una forza politica. Questo è il primo “partito” di Francia.
La posta in gioco del secondo turno non è: «democrazia borghese o fascismo».
Porre il problema in questi termini è, nel migliore dei casi, sbagliarsi d’epoca e, più sicuramente, partecipare ad un’operazione di mistificazione politica che si basa sul carattere antidemocratico della Quinta Repubblica, basata sul colpo di stato gollista del 1958. L’ascesa del Fronte Nazionale nella vita politica francese è grave. Il suo passo avanti tra gli strati inferiori della classe operaia (disoccupati, precari, piccola borghesia in rovina) e dei lavoratori agricoli schiacciati da debiti, non può essere sottovalutato, perché ha rappresentato la base sociale d’appoggio al fascismo tra le due guerre. Tuttavia nella fase attuale, e questa è la differenza maggiore, il pericolo dell’eliminazione del movimento operaio e popolare non è all’ordine del giorno. Ciò che lo è invece, e la ricomposizione politica in corso è un elemento, è la volontà della borghesia monopolistica di ristabilire il più ampio consenso politico con i suoi interessi di classe. Questo è lo scopo della candidatura di Macron, arricchita da quella di Marine Le Pen. In nome della «lotta contro l’estrema destra» per alcuni, «dell’antifascismo» per altri, si invoca «l’unità nazionale» dietro la politica della borghesia monopolista:
Per aumentare l’età pensionabile, demolire la Sicurezza sociale e l’accesso alle cure sanitarie di qualità per i lavoratori;
Per privatizzare sempre di più, proseguire lo smantellamento dell’Istruzione Statale e della politica culturale pubblica;
Per attaccare i servizi pubblici;
Per incrementare la digitalizzazione dell’economia in via di “uberizzazione” di interi settori dell’economia, attaccare il potere d’acquisto, aumentare l’orario di lavoro, generalizzare il lavoro domenicale;
Per sostenere la politica della borghesia francese nell’UE;
Per porre fine al Diritto lavorativo e marginalizzare il movimento sindacale;
Per prolungare lo stato di emergenza e peggiorare, aggravandole ulteriormente, le leggi securitarie e liberticide;
Per continuare con la militarizzazione dell’economia e la politica d’intervento militare contro i popoli e per la difesa degli interessi dell’imperialismo francese in Afghanistan, Iraq, Libia, in Africa (Mali, Burkina Faso Centrafrica…), Siria e in Ucraina; per partecipare alla NATO, sostenere il governo israeliano, l’Arabia Saudita e il Qatar.
È ridicolo ascoltare i leader del partito ‘I Repubblicani’, dopo una campagna di Fillon condotta sulla falsa riga di quella della Le Pen, chiamare a barrare la strada all’«estrema destra», senza dimenticare che i liberali e i conservatori hanno sempre usato il fascismo contro il movimento operaio. Stessa cosa con Benoît Hamon e gli attuali superstiti sulla zattera del Partito Socialista: quando si trattava di una lotta antifascista, questi gentiluomini, addirittura preoccupati della propria pelle, hanno sempre messo i bastoni fra le ruote all’unità proletaria, utilizzando i fascisti e l’estrema destra per i loro mezzucci in tutta la V Repubblica, proseguita con François Mitterand nella promozione di Jean-Marie Le Pen e del Fronte Nazionale.
Tutti dovrebbero tenere a mente che Macron, con la legge che porta il suo nome (compresa l’ANI e la Legge El Khomri – l’equivalente del Jobs Act italiano), e per la sua politica come ministro, è portatore della continuità antipopolare della politica di Hollande e allo stesso tempo, con la sua dipartita dal governo, egli esprime l’esigenza della borghesia francese, dell’oligarchia finanziaria, di proseguire con lo sfruttamento dei lavoratori, nella ricerca del massimo profitto. È un triste spettacolo vedere la direzione del Partito Comunista Francese (PCF) e della sua giovanile (MJCF) fare appelli di voto per questo candidato, chiedendo di votare per rendere più sfruttati i lavoratori e aggravare la ‘gavetta’ dei giovani!
La sfida del secondo turno delle Presidenziali, dunque, è quella di impedire questa «Unità Nazionale», è quella di indebolire il più possibile il prossimo governo borghese (nelle condizioni attuali, non c’è alternativa).
Il Partito Comunista Rivoluzionario di Francia chiama i lavoratori, così come i democratici preoccupati dalla politica liberticida portata avanti nell’ultimo quinquennio, a rifiutare la truffa Macron-LePen non dando il proprio voto né all’uno, né all’altro.
La lotta contro il Fronte Nazionale (FN) è una lotta contro il capitalismo che è il concime su cui esso cresce! L’«Unità Nazionale», il «Fronte Repubblicano» al codazzo di Macron, con la politica da lui annunciata, rafforza il FN nel breve e medio periodo! Questa è la responsabilità che si assumono i gruppi dirigenti del PCF che invitano a votare Macron nella vana speranza di mantenere un pugno di deputati!
Il periodo che si sta aprendo sarà segnato da una nuova, più violenta, offensiva della borghesia. D’ora in poi dobbiamo resistere indebolendo la base di sostegno del prossimo governo, quale che sia. Dobbiamo organizzarci, difenderci e proporre che venga condotta una politica sindacale di lotta di classe per recuperare tutti i diritti perduti dalla fine del secolo scorso ad ora, per ottenere un aumento del nostro potere d’acquisto e una riduzione dell’orario del lavoro. Dobbiamo costruire il Partito Comunista rivoluzionario di cui la classe operaia ha bisogno per affrontare la borghesia, per aiutare a determinare una politica rivolta al suo rovesciamento rivoluzionario per stabilire il potere della classe operaia, la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, la pianificazione democratica e centralizzata. Questa è la priorità della fase ed è solo così che si risolveranno le questioni ambientali e si allontanerà il pericolo della guerra e del terrorismo.
Parigi, 24 aprile 2017