Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Anna Paula Figlino, Trad. a cura di Piero Bergonzini della Federazione Partito Comunista Esteri
Il ruolo del Brasile nella COP26 è stato quello di tentare di attrarre investitori esteri per comprare crediti di carbonio, facendo delle nostre foreste non una fonte di vita ma l’occasione per un ulteriore sfruttamento capitalistico. Il governo brasiliano vuole convincere i paesi europei che la carne brasiliana può avere un basso impatto ambientale e che non è associata alla deforestazione del nostro bioma, il che è una sciocchezza.
L’esportazione della carne brasiliana è responsabile non solo del disboscamento delle nostre foreste, ma anche dell’esproprio di terre indigene e dell’omicidio di lavoratori rurali “sem terra”. Oltre a tutto ciò, i mangimi somministrati negli allevamenti vengono realizzati utilizzando prodotti agrotossici e transgenici, così come i lavoratori rurali, specialmente quelli impiegati nelle piantagioni di soia e mais, sono esposti quotidianamente a sostanze cancerogene, mutagene e allergeniche, o che causano problemi alle ghiandole, al fegato e ai reni. Parliamo di un mercato che si contraddistingue per la crudeltà nei confronti degli esseri umani, non solo verso gli animali come si è indotti a pensare in un primo momento.
Mentre i paesi che acquistano la carne brasiliana comprano anche crediti di carbonio e metano per consentire alle loro imprese di poter inquinare liberamente, la classe lavoratrice brasiliana patisce la fame. In diversi stati del Brasile si ha notizia di persone che rovistano tra i camion per la raccolta dei rifiuti per rimediare qualcosa da mangiare, qualsiasi cosa, anche se marcescente o insalubre. Nei paraggi dei macelli, le persone fanno la fila per le ossa. Una scena tipica per una nazione governata da un filo-fascista. In alcune macellerie la domanda di ossa è cresciuta tanto che non vengono più regalate ma vendute, cosicché alla classe lavoratrice non rimangono nemmeno gli avanzi. Tutto ciò accade in un paese che è uno dei maggiori esportatori mondiali di alimenti e nonostante tutti i danni sociali e ambientali causati da queste produzioni.
Continuare a trattare il Brasile e tanti altri paesi come colonie è ciò che sta portando il pianeta al collasso. Il colonialismo è il principale responsabile per la distruzione del bioma. Nessun paese imperialista deve poter comprare la capacità delle nostre foreste di catturare l’anidride carbonica. Le foreste non dovrebbero essere utilizzate per speculare. Il cibo non può essere ridotto a merce.
Combattere l’imperialismo ambientale è una priorità per le classi lavoratrici di tutto il mondo. Mentre una minoranza di ricchissimi sogna di viaggiare nei pianeti prossimi alla terra, il compito della classe operaia mondiale è unirsi contro coloro che hanno già desistito dal nostro pianeta. Che vadano su marte e non tornino più! Facciamo in modo che la terra possa conservare la diversità culturale delle classe lavoratrici di tutto il mondo mantenendo al contempo tutta la sua incredibile diversità biologica.
L’ennesima menzogna che ritroviamo nei discorsi del “capitalismo verde” è che l’aumento della popolazione mondiale può generare impatti notevoli all’ecosistema, e così ascoltiamo i loro leader ripetere stantie teorie neomalthusiane. Non si parla però di ridurre produzioni superflue, né di ridurre l’orario di lavoro o gli sprechi di risorse, tutto in nome delle cosiddette “leggi di mercato”. Non si parla di assicurare il dovuto rispetto a ogni cosa che viene prodotta, così come non si considera il tempo di lavoro contenuto in ogni singolo atto di spreco. Al contrario, si attribuisce ai poveri la colpa di far troppi figli mentre non si criticano i modelli di consumo propri di una società basata sul mito della crescita infinita.
Il loro progetto è sostituire la coscienza di classe con una “coscienza dei consumatori”, veicolando l’idea che possa esistere una sorta di “consumo cosciente” in un sistema che al contrario di basa sullo spreco di vite umane.
Non esiste soluzione all’interno del capitalismo. La risposta al collasso ambientale non è mercificare la natura.
Lottare è indispensabile. Il nostro motto deve essere: o socialismo o estinzione.
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Ambientalismo senza lotta di classe è Gretinismo.