Il coronavirus ha sconvolto le nostre vite e quando l’emergenza sanitaria sarà finita lascerà il posto ad una profondissima crisi economica che pagheranno i lavoratori.
Il coronavirus si presenta come miglior alleato dei padroni per accelerare le “ristrutturazioni aziendali” prendiamo ad esempio il caso di GEFCO. La società è leader mondiale nelle soluzioni multimodali per la supply chain e leader europeo per la logistica nel settore automobilistico con un ricavo globale stimato di 4,7 miliardi di euro.
Recentemente il CDA mondiale di GEFCO capeggiato dall’AD Luc Nadal, ha mandato una comunicazione ai 15000 dipendenti sparsi per 47 paesi nel mondo riguardo alle misure adottate dalla multinazionale per garantire la continuità dei profitti per i clienti nonostante la chiusura dei siti produttivi (Renault e PSA) del settore automobilistico, ma la collaborazione con Hillrom (leader europeo nella produzione di dispositivi medici e apparecchiature chirurgiche) da diversi anni garantisce profitti notevoli per i padroni anche in piena crisi economico-sanitaria. Difatti GEFCO ogni settimana dalla Francia, oltre al mercato interno, trasporta verso le cliniche e ospedali di Francia, Italia, Germania, Spagna, Svizzera e Regno Unito oltre 1.000 letti, materassi ad aria e altri accessori medicali.
Ovviamente nella comunicazione emanata dal CDA si è tenuto sottolineare che la sicurezza per i dipendenti è fondamentale dato che l’azienda ha subito fornito mascherine e guanti, adottando misure per garantire il distanziamento tra i lavoratori che per forza devono rimanere negli uffici limitando così gli assembramenti mentre il resto dei lavoratori messi a lavorare da casa. Si è detto anche che in molti paesi sono state adottate misure di cassa integrazione Italia compresa.
GEFCO Italia ha iniziato a “ristrutturare” già lo scorso anno, qui i comunicati [1] [2] [3] licenziando parecchi lavoratori in tutta Italia e trasferendo il magazzino ricambi OPEL da Fiumicino a Pregnana Milanese (MI), trasferendo la principale sede operativa all’interno del magazzino Zust Ambrosetti di Cusago (MI).
L’azienda ha iniziato il 2020 col botto stringendo una partnership strategica di tre anni con MV Agusta per tutte le attività di logistica a livello nazionale, europeo ed extra-europeo incluse le operazioni doganali, sia temporanee che definitive.
Nonostante ciò a febbraio, appena prima dell’inizio della pandemia, è stato chiuso il magazzino di Cerro al Lambro (MI) trasferendo tutto a Cusago in modo da risparmiare sui costi. D’altronde la volontà dell’azienda espressa alla convention aziendale è quella di passare da operatore (avere propri magazzini) ad integratore ovvero situarsi presso i magazzini di un’altra azienda (Zust-Ambrosetti) in modo da ridurre i costi al minimo e al contempo di espandere la propria rete di servizi.
La pandemia ha accelerato i piani di riorganizzazione aziendale in quanto più di 100 dipendenti dopo essere stati obbligati a usufruire di tutte le ferie e dei ROL sono stati messi in cassa integrazione in deroga, compresi gli autisti delle bisarche del Gruppo Mercurio (società acquisita da GEFCO al 100%) di San Polo di Torrile (PR).
La ciliegina sulla torta è arrivata il 27 aprile quando ai dipendenti è stato comunicato che la Salary Review programmata nel mese di aprile è stata temporaneamente sospesa. “Tale decisione, presa da Corporate e implementata su tutte le Filiali Gefco, è una delle azioni che il Gruppo sta intraprendendo per affrontare la crisi COVID-19 e i suoi impatti sul momentaneo rallentamento dell’attività economica globale” conclude così il comunicato.
Ovviamente tutte queste misure a danno dei lavoratori sono state avvallate dai sindacalisti confederali compiacenti che come al solito fanno accordi al ribasso spacciandoli per grandi conquiste, in parole povere l’azienda ti dà la carota pagando un’assicurazione sanitaria per i dipendenti in caso di contrazione del COVID-19 ma poi arrivano le bastonate.
I lavoratori alzino la testa reclamando i propri diritti, non è più possibile che le crisi economiche vengano pagate soltanto da loro.
Lavoratori, organizzatevi e lottate