“Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente”, era una frase spesso citata, anni fa.
Erano anni romantici, la rivoluzione pareva dietro l’angolo, eravamo giovani, avevo quindici anni, da lì iniziò la mia militanza comunista.
Extraparlamentare, come allora si diceva, poi studiando, riflettendo, verificando i dati di realtà si trasformò in militanza nel Pci.
Poi la straordinaria avanzata delle lotte dei lavoratori, degli studenti, del Pci, la conquista di diritti per la classe operaia, che trascino’ pure la conquista di diritti civili, il cambiamento del senso comune, della morale pubblica, persino.
Fu una stagione fantastica. Di breve durata.
Lentamente si arrivò al declino, che pure era già iniziato, ma non ne avevo la consapevolezza allora.
E si arrivò alla dissoluzione del Pci, e ai tentativi generosi di mantenere in vita l’identità comunista, che non poteva esprimersi che in un Partito.
Quello che ne venne fuori allora fu quello che era possibile, ma non fu un Partito Comunista.
Ho partecipato alla storia di Rifondazione prima, del Pdci poi, quando un comunista non poteva proprio più starci, in Rifondazione, poi ancora ho attraversato le mutazioni in Pcdi, e per ultimo il neo PCI.
E ho pure ricoperto ruoli abbastanza importanti, ho avuto responsabilità, ho fatto errori, anche.
Ora mi pare che il problema principale per i comunisti sia, semplicemente, ripartire dalla realtà, con consapevolezza concreta.
I padroni hanno intensificato la lotta di classe, i lavoratori hanno subito sconfitte su sconfitte, la resistenza è diventata sempre più difficile, bisogna attrezzarsi per superare la fase.
Questa consapevolezza, nell’attuale neo PCI, non la trovo, trovo invece una sorta di supponenza che mi ricorda un po’ Rifondazione, magari coniugata in modo apparentemente più accettabile, ma estranea comunque alle dinamiche reali del mondo del lavoro, che si vorrebbe rappresentare.
Sono fermamente convinto che si debba costruire un partito comunista, non elettoralista, che abbia il fine conclamato e manifesto del cambiamento di società, della lotta per il socialismo.
E che lavori nella società, a partire dai luoghi di lavoro tutti, dalle scuole, che sia presente ovunque sia possibile, con la costanza e l’ostinazione di chi sa che sta lavorando per un futuro che dovrà arrivare, anche se non sarà immediato.
Grande ancora è il disordine sotto il cielo, come cinquant’anni fa, e la situazione è tutt’altro che eccellente: anche ora i comunisti hanno il dovere di fare scelte, di scegliere lo strumento più efficace per la lotta per il socialismo, il Partito necessario.
Io ho maturato la convinzione che il Partito Comunista sia lo strumento che serva, qui ed ora, per provare a costruire la riscossa, ed ho deciso di chiedere l’iscrizione.
Per quanto mi sarà possibile, cari compagni, vorrei impegnarmi e lottare con voi.
Gianmaria Pavan
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Non può che far piacere ad un comunista, che si sente tale nel pensiero e nel cuore delle emozioni, non può che essere gratificante un lungo percorso ragionato e fatto di esperienze, che porti alla scelta definitiva di aderire ad un Partito Comunista che nella stessa scelta felice del nome, si qualifica come Partito Comunista senza altre aggiunte. Che quindi lo qualifichi, come Partito storico, cioè nella sua essenziale e strutturata funzione programmatica proiettata nel futuro rivoluzionario.
Un caro saluto a Gian Maria Pavan.