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IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Nella conferenza stampa del 2 maggio il Presidente del Consiglio e alcuni ministri hanno illustrato il nuovo Decreto del Governo.

In questo decreto sono previsti “aiuti” pari a 200 euro una tantum per i redditi fino a 35 mila euro annui lordi. Questi verranno finanziati per un importo complessivo di poco più di 6 miliardi elevando le imposte sugli extraprofitti delle società energetiche al 25 percento, dai quali si otterranno 15 miliardi. Il resto andranno ad altri capitoli.

I conti non tornano.

Le dichiarazioni dei redditi in Italia inferiori a 35 mila euro sono state (nel 2020) poco più di 36 milioni (36.035.927). Se a questi redditi si dessero 200 euro l’uno, lo stanziamento dovrebbe superare i 7 miliardi (7.207.185.400). Dov’è finito il miliardo mancante? E questa è la prima carta poco chiara.

Si parla degli extraprofitti, ossia su quella che ormai da tutti viene definita la speculazione del secolo. Già ci siamo occupati di questo fatto (qui). Il gas non manca perché le forniture dalla Russia non sono diminuite, né i prezzi dei contratti sono stati alterati. In realtà il prezzo di riferimento ora non è più quello dei contratti stipulati a lungo termine, ma quello istantaneo (spot) stabilito alla borsa di Amsterdam. È questo che ha generato gli extraprofitti. Vendere a prezzo di oggi quello che si è comprato ieri a metà prezzo o a un terzo. Si chiama speculazione. Ora questa speculazione viene tassata al 25 percento! (“un’enormità”, titola Repubblica). Ma in realtà questa dovrebbe del tutto essere nazionalizzata. Ci fanno guardare il 25 ma nessuno ci parla di dove è finito il restante 75 percento estorto agli italiani. E questa è la seconda carta.

La terza carta su cui si fa confusione l’ha lanciata il ministro Cingolani, che ci ha parlato delle mirabolanti iniziative prese per eliminare la dipendenza dal Paese dal gas russo. Lo stesso ministro ci ricorda che stiamo parlando di 29 miliardi di m3 all’anno. Si dice che da quest’anno la riduzione sarà di 2 miliardi fino ad arrivare a 12 mld nei prossimi tre anni. Si parla di 1,5 mld di gas liquefatto; ma per questo occorre aumentare la capacità di rigassificatori di cui è prevista la costruzione entro l’anno di uno galleggiante temporaneo più un altro entro l’anno prossimo. Il ministro poi si sbilancia e afferma che «nella metà del 2024 [saremo] indipendenti dal gas russo» e giustifica questa previsione citando il risparmio energetico: (rinnovabili 0,5 mld quest’anno fino a 7 mld nel 25). Ora, anche prendendo per buone le cifre elencate dal ministro per arrivare ai 29 miliardi necessari per realizzare questa operazione sganciamento, ne mancano almeno la metà. Non quest’anno, ma anche nel più lontano futuro. Si omette di dire però che la questa politica di riduzione della dipendenza dalla Russia ci espone a rischi non minori, legandoci a paesi instabili politicamente o a forniture altamente volatili, come quelle del mercato libero basato sul gas liquefatto che viaggia sulle navi gasiere, di provenienza americana e di impatto ecologico devastante. Tutto ciò, proposto dal ministro che doveva assicurare la “transizione ecologica” e renderci indipendenti dalle fonti fossili, risulta patetico.

Da queste tre carte i lavoratori italiani e tutti i contribuenti e consumatori non si devono fare ingannare.

Lo specchietto per le allodole per indorare la pillola degli aumenti è ridicolo e solo una informazione totalmente asservita non insorge a smascherare queste pagliacciate.

Non sono i 200 euro una volta sola che ci salveranno dagli aumenti generalizzati di luce, gas, pane, ecc., né tanto meno che risolveranno i problemi delle famiglie che si troveranno senza reddito.

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