Gioia Tauro, portuali in lotta contro i licenziamenti. PC: “Nazionalizzare il Porto”

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Gioia Tauro, portuali in lotta contro i licenziamenti. PC: “Nazionalizzare il Porto”

Per i portuali di Gioia Tauro ancora nessuna certezza per il loro futuro e di quello del porto più grande d’Italia per movimentazione di container e tra i primi dieci più importanti d’Europa con circa 1.300 dipendenti. In questo clima, si terrà domani, 19 aprile, l’incontro istituzionale al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sulla situazione del porto di Gioia Tauro, ottenuto dopo che nella giornata di venerdì, circa duecento portuali hanno occupato l’autostrada Salerno-Reggio Calabria contro i tagli decisi da Mct, il colosso italo-tedesco della logistica che gestisce il terminal containers dello scalo con una concessione delle banchine della durata di 50 anni, che comporterà il licenziamento collettivo di 400 operai dal prossimo luglio quando scadranno gli ammortizzatori sociali che oggi coinvolgono a turnazione lo stesso numero di portuali.

Lavoratori portuali Gioia Tauro bloccano autostrada Salerno-Reggio

Fino ad oggi la situazione è stata affrontata esclusivamente con strumenti emergenziali attraverso il ricorso perenne alla CIG e un debole accordo che prevedrebbe un processo di reintegro, attraverso l’istituenda Agenzia per il lavoro portuale, dei 400 licenziati (gruisti, carrellisti e operatori di piazzale) a seguito dei lavori di potenziamento infrastrutturale del Porto (realizzazione del gateway ferroviario e del nuovo bacino di carenaggio), su cui non c’è alcuna certezza mancando inoltre – come denunciano i sindacati – anche un «piano industriale e non risulta che siano previsti investimenti per far fronte a una movimentazione di contenitori a settimana maggiore di quella attuale».

Dopo l’agitazione prolungata dal 28 febbraio al 6 marzo con lo status di assemblea permanente a cui aderì il 98% della forza lavoro, da giovedì scorso è in corso una nuova mobilitazione operaia promossa dal Coordinamento Portuali – SUL (Sindacato Unitario dei Lavoratori) con un’astensione dal lavoro che si prolungherà per dieci giorni. Altissima anche questa volta l’adesione dei portuali allo sciopero con punte del 90% grazie al quale il porto è rimasto pressoché paralizzato in questi giorni con le grandi navi merci che vi approdano che vengono dirottate su altri scali.

Militanti del Partito Comunista ai cancelli del Porto di Gioia Tauro

Anche in questo caso al loro fianco si schiera il Partito Comunista della Calabria che in una nota esprime «solidarietà e complicità con tutti gli operai in lotta in difesa del posto di lavoro». «Riteniamo vergognosa la repressione della questura di Reggio Calabria nei confronti dei 200 operai che hanno bloccato per mezz’ora lo svincolo autostradale di Gioia Tauro», afferma il comunicato denunciando le parole del questore Raffaele Grassi che ha annunciato l’«identificazione al fine del successivo deferimento dei manifestanti all’autorità giudiziaria». «Lo stato dimostra di essere uno strumento con cui i padroni e le classi dominanti tengono sotto scacco la classe lavoratrice e gli strati popolari» è il duro attacco dei comunisti calabresi che evidenziano inoltre come le «istituzioni sono completamente asservite agli interessi delle multinazionali» come dimostrano «le scandalose dichiarazioni del presidente della Regione (Oliverio del PD, ndr) che nei giorni scorsi, attraverso una nota stampa, ha condannato lo sciopero affermando di non comprenderne le motivazioni».

Il Partito Comunista, nel chiedere il «ritiro di tutte le denunce” e annunciando il sostegno agli operai che giungeranno a Roma il 19 aprile davanti al Ministero dove si terrà il tavolo istituzionale, ribadisce la necessità di avanzare una politica di «nazionalizzazione del porto sotto il controllo operaio» ritirando le «concessioni alla Medcenter» con «il ritiro immediato di tutti gli esuberi, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per lavorare meno e lavorare tutti». «Questi giorni di sciopero hanno dimostrato che il porto non può andare avanti senza operai, mentre senza i padroni, buoni solo a lucrare, può essere gestito al meglio!» conclude la nota dei comunisti calabresi.

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