di Eduardo de Dominicis
In Russia il giorno della Vittoria sul nazismo si celebra il 9 maggio perché, come si sa, quando il feldmaresciallo tedesco Wilhelm Keitel firmò la resa, nella tarda sera dell’8 maggio 1945, era già il 9 maggio a Mosca. Ma c’è chi, ogni anno, una settimana prima (il 2 maggio) si ritrova per celebrare questa ricorrenza. Sono le veterane dei tre reggimenti femminili di aviazione creati da Stalin su suggerimento dell’Eroina dell’Urss Marina Raskova. Il 586 IAP (caccia bombardieri), il 587 BAP (bombardieri in picchiata, in seguito 125° GBAP) e il 588 NBAP (con apparecchi per i bombardamenti “leggeri” notturni, in seguito 46 GNBAP, soprannominato dai nazisti con terrore le “Streghe della Notte”).
In questa storia si imbatté anni fa Gian Piero Milanetti, appassionato di aviazione militare e professore di storia. Dopo molte ricerche, viaggi ed interviste, da questo fortuito incontro nacque il libro “Le Streghe della Notte”, presentato in tutta Italia e protagonista di vari approfondimenti televisivi.
«Molte aviatrici» racconta Milanetti «avevano meno di vent’anni, ma “picchiavano duro”: quando i piloti della Luftwaffe si resero conto che di notte a contendergli i cieli sulla steppa dell’Europa Orientale erano delle donne, le “battezzarono”, in segno di rispetto, “Streghe della notte”. “Streghe”, forse, ma eroine, di sicuro, per volare sui Polikarpov U-2/Po-2, dei biplani di legno e tela progettati negli anni 20, senza mitragliatrici né paracadute, con poche bombe appese artigianalmente sotto le ali. Durante le lunghe notti invernali, gli equipaggi (pilota e navigatore) non scendevano nemmeno per sgranchirsi un po’: restavano a bordo, pronte a decollare di nuovo mentre, tutti insieme, i meccanici e gli armieri donne rifornivano e riarmavano l’aereo che atterrava, chiunque lo pilotasse. In questo modo, diventava possibile rifornirlo e riarmarlo in soli cinque minuti e compiere più missioni degli altri stormi maschili.»
Il prezzo da pagare erano stress e insonnia cronici:
“Abbiamo dormito dalle due alle quattro ore ogni giorno per tutti e quattro gli anni di durata della guerra”
ricorda Mariya Smirnova, eroina dell’Unione Sovietica intervistata dall’autore.
«A queste condizioni già critiche, si aggiungeva anche il terribile pericolo di morire bruciate in aria, dato che fino alla fine del 1944 volavano senza paracadute.
Al termine del conflitto, le missioni compiute furono più di 24.000. Trentadue giovani donne-pilota perirono; ventitré furono nominate “Eroine” dell’Unione Sovietica, due “Eroine” della Russia e una della Repubblica del Kazakhistan.»
Milanetti sottolinea come «Il pregio maggiore di questo libro è soprattutto (ma non solo) nella documentazione fotografica. Una storia nella storia. Dalle oltre 300 foto, ci guardano i volti di queste eroine: in posa davanti al proprio aereo; in gruppo per la foto-ricordo; con le chiavi inglesi a lavorare sui motori; con le medaglie e gli “ordini” (le decorazioni sovietiche) appuntati sulle divise, negli abitacoli pronte a decollare.»