LA DISDETTA DI 20 LAVORATORI A CANCELLI CHIUSI NEL MEZZO DELLA PANDEMIA.
Nel bel mezzo della grave emergenza sanitaria e in un momento d’impossibilità d’azione a causa dell’isolamento che questa ci riserva: è proprio di questi giorni la notizia del licenziamento che ha investito 20 lavoratori a Staff Leasing dello stabilimento fiorentino della GKN, dove si producono semiasse per FCA e altre case automobilistiche.
Scavalcando gli accordi siglati in Regione Toscana risalenti a poco prima lo scoppio della pandemia che prevedono il mantenimento del livello occupazionale, nonché le disposizioni del governo circa la sospensione dei licenziamenti al tempo dello stato emergenziale, GKN decide che per questi lavoratori basta una semplice mail per condurli dalla condizione di “essenziali” a disoccupati.
Per comprendere meglio quanto sta accadendo e quali saranno le prospettive di lotta in difesa dei posti di lavoro una volta rientrati in fabbrica, abbiamo intervistato un operaio dello stabilimento, Matteo Moretti RSU GKN.
Cosa è lo Staff Leasing e come può l’azienda avere la facoltà di licenziare 20 lavoratori durante l’emergenza sanitaria, sebbene il governo abbia “sospeso” i licenziamenti?
Innanzitutto mi preme dire che i 20 lavoratori a Staff Leasing sono in GKN dal 2015 e non sono stati sempre sotto questa forma contrattuale. Inizialmente erano dei lavoratori dell’agenzia interinale, inseriti in azienda e formati. Erano assunti principalmente per coprire il lavoro estivo ed entravano a far parte di un bacino d’utenza che l’azienda doveva richiamare quando doveva avvalersi di lavoratori cosidetti flessibili.
Questo gruppo di lavoratori, che aveva già raggiunto un’anzianità importante, si è poi ritrovato a doversi scontrare con il Decreto Dignità che sancisce il limite a 12 mesi del lavoro in somministrazione. Così l’azienda ha raggirato la nuova legislazione facendo assumere i lavoratori a tempo indeterminato dall’agenzia.
Questo è lo Staff Leasing: lavoratori assunti a tempo indeterminato dall’agenzia interinale che vengono “affittati” alle aziende. Una delle forme di precariato più subdole. Come RSU ci siamo sempre opposti fermamente a questa soluzione con iniziative, assemblee e giornate di sciopero. Tra l’altro, questi operai lavorano in punti nevralgici dello stabilimento perché sono stati formati nelle celle di assemblaggio più moderne. Di fatto, in GKN, così come in tante altre fabbriche, avviene il processo di Industria 4.0. Ma se per l’azienda questo comporta il vantaggio di importanti sgravi fiscali, dal canto nostro questo processo mette a rischio la tenuta occupazionale dello stabilimento poiché si va verso un’ automazione spinta.
Questi 20 lavoratori sono stati “scaricati” da GKN a mezzo mail grazie ad un semplice preavviso di recessione di due mesi previsto dal contratto commerciale stipulato tra le due parti, ma tuttavia, continueranno a risultare assunti dall’agenzia. Questo è quanto sta accadendo, per ora. L’azienda ha preso questa decisione a fabbrica chiusa per emergenza sanitaria e ciò che al momento possiamo fare in questa condizione è portare la questione all’attenzione pubblica e istituzionale.
L’azienda minacciava da tempo questi esuberi ma di recente eravate giunti ad un accordo che vedeva anche la firma della Regione Toscana. Adesso l’azienda si sottrae unilateralmente a questo impegno approfittando della condizione d’isolamento imposta dall’emergenza sanitaria. Le istituzioni come rispondono? Quale intervento vi aspettate da esse?
GKN si trova in una fase di ristrutturazione che risale a prima di questa emergenza sanitaria. Circa 2 anni fa l’azienda è stata acquisita da una società di investimento, la Melrose, che sta operando tagli in tutte le GKN nel mondo. Inoltre, nell’ultimo anno e mezzo abbiamo visto cambiare per ben 6 volte il direttore di stabilimento, quindi è una situazione pregressa di grande confusione, sia sotto il punto di vista finanziario dei vertici che a livello produttivo.
Il tentativo di rilasciare questi lavoratori era già in atto da un po’ di tempo però, essendo in fabbrica e potendo confrontarci con le varie direzioni aziendali che ci siamo trovati di fronte, lo abbiamo sempre respinto. La situazione si è riproposta più volte fino ad arrivare, lo scorso febbraio, ai tavoli istituzionali della Regione dove è stato siglato un accordo in cui l’azienda s’impegnava a mantenere i livelli occupazionali e sanciva un percorso di stabilizzazione dei lavoratori a Staff Leasing attraverso un bacino di assunzione – e non di richiamo come risultava nell’accordo preesistente – per ordine di anzianità di servizio.
Oltre a non rispettare gli accordi, la decisione dell’azienda è totalmente scellerata perché i 20 lavoratori non sono licenziati a tutti gli effetti poiché assunti a tempo indeterminato dall’agenzia la quale, teoricamente, dovrebbe ricollocarli in un altro posto di lavoro ma di fatto, in questo momento di piena emergenza ciò è inverosimile.
Per quanto riguarda le istituzioni, abbiamo visto in questi giorni già attivarsi sia il comune di Campi Bisenzio che l’organizzazione sindacale che insieme a noi segue la vicenda (Fiom CGIL). Speriamo che ci sia un intervento anche della Regione Toscana e l’auspicio è quello anche di arrivare ad una legislazione che intervenga anche su situazioni del genere, perché non esiste solo il licenziamento vero e proprio, ma ci sono anche i licenziamenti mascherati che ricadono sui soggetti più deboli come possono essere i nostri Staff Leasing ma anche le false partite IVA.
Ad oggi (29 marzo) si registra ancora un aumento di contagi da Coronavirus in Toscana: qualora il 6 aprile si confermi per voi la riapertura dei cancelli della fabbrica, questi 20 lavoratori saranno nuovamente catapultati dall’isolamento domestico alle loro postazioni produttive, ancora a rischio contagio, ma con un destino già segnato per quanto riguarda la posizione dell’azienda. Questo è inaccettabile.
La nostra situazione produttiva, ad oggi, vede la fabbrica totalmente ferma dal 16 marzo. È stato contrattato dalla RSU con l’azienda sulla base del protocollo del 14 marzo scaturito dall’incontro tra governo, organizzazioni sindacali e Confindustria. A nostro avviso, un accordo completamente inadatto alla situazione, che si limita a scaricare sulle spalle delle RSU e RLS, tra l’altro non sempre presenti nelle aziende, la responsabilità di valutare le sanificazioni e la messa in sicurezza degli stabilimenti, anziché ordinare il blocco delle produzioni non essenziali che sarebbe dovuto essere immediatamente disposto.
Ad oggi, l’azienda – vuota – è stata sottoposta alla pulizia e sanificazione di tutti i reparti, ovviamente nel momento in cui i lavoratori torneranno dentro, la sanificazione viene meno. Quindi, al rientro, bisognerà riprendere immediatamente i tavoli con l’azienda sotto l’aspetto della sicurezza. Da quanto si sente dire dal governo, probabilmente le riaperture saranno procrastinate in relazione all’andamento attuale dell’epidemia. Ma la nostra situazione non è legata solo al Coronavirus, bensì anche ad una produzione che già prima della pandemia era in calo poiché il settore auto attraversa da tempo una crisi, in particolare segnata da un cambio epocale della motorizzazione, quale il passaggio dal diesel e benzina all’elettrico e all’ibrido. Quando ripartiremo, pensiamo che sarà fatto in forma ridotta. E sì, questi lavoratori si troveranno a tornare a lavoro – ricordiamo che non sono operai che stanno ai margini dell’attività produttiva ma al centro di essa – sapendo che il 26 maggio potrebbero non essere più con GKN. Una situazione che a livello psicologico pesa. Si tratta di persone che hanno famiglia, che vengono da una situazione di precariato che va avanti da anni. Abbiamo lavoratori che arrivano dal disastro dell’Elecrolux di Scandicci, lavoratori che hanno sulle spalle anni di sconfitte e ripercussioni sulle loro tasche e sulle loro famiglie. Quello che noi faremo sarà sicuramente andare ad un incontro con l’azienda non appena rimetteremo piede in fabbrica e naturalmente valuteremo con i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le istituzioni qualsiasi tipo di iniziativa.
I licenziamenti saranno effettivi dal 26 maggio, quando probabilmente l’emergenza sarà rientrata e la produzione ripresa. Considerato quanto detto fin qui, c’è la preoccupazione che questo attacco alla parte più vulnerabile dell’azienda possa rivelarsi successivamente come la punta di un iceberg? Quale direzione pensate debba assumere la lotta dei lavoratori GKN?
Come indicato prima, la nostra condizione di difficoltà a livello aziendale arriva da lontano. Uno o due direttori fa, eravamo giunti ad una discussione che vedeva l’azienda dichiarare un esubero legato a 50 lavoratori, dovuto all’avanzamento del processo di automazione legato a Industria 4.0 che vede, nel reparto di assemblaggio delle celle di montaggio, nel nostro caso dei semiasse, una riduzione da 4 operai per turno di lavoro a 2 o addirittura un solo lavoratore per cella. È evidente che questo processo si sta abbattendo, in GKN come in altre aziende, sull’occupazione. Così, in merito a ciò, eravamo dentro una discussione lentissima, che prevedeva di valutare una forma di prepensionamenti per i lavoratori più anziani, colpiti anch’essi dalle varie riforme pensionistiche che si sono succedute, dalla Fornero a seguire, e dunque privilegiare questo scarico produttivo legandolo a essi, prevedendo da parte nostra uno scambio che avrebbe permesso un piano di assunzione a tempo indeterminato degli Staff Leasing, così come è stato poi siglato al tavolo con la Regione mediante il mantenimento del livello occupazionale. L’emergenza epidemica ha bloccato tutto e la preoccupazione è che questa discussione resti lettera morta e che l’azienda proceda con la disdetta del contratto commerciale degli Staff Leasing per arrivare poi anche a licenziamenti/prepensionamenti. Cercheremo di togliere dal tavolo questo scenario.
Come lavoratori innanzitutto e come organizzazione sindacale, oltre al blocco dei licenziamenti, la nostra richiesta è legata a quella di un piano industriale: vogliamo capire e sapere qual è il futuro dello stabilimento. Se a causa di questa pandemia, il processo che già era in corso subirà un’accelerazione e dovessimo arrivare ad un taglio drastico del personale, ovviamente la risposta dei lavoratori non potrà che essere presente.
Le nostre mobilitazioni si basano sempre su quello che viene discusso nelle assemblee. Abbiamo un organismo di discussione delle nostre condizioni molto ampio. Normalmente le RSU hanno a disposizione 7 ore annue di assemblea, noi tramite accordo le abbiamo aumentate a 10.
Siamo 19 delegati di reparto di cui 7 RSU e 12 delegati di raccordo, una forma che si rifà ai consigli di fabbrica.
Oltre a questo, abbiamo istituito un gruppo che si chiama Collettivo di Fabbrica che comprende una quarantina di lavoratori.
Insomma, se la situazione si renderà drastica, anche noi arriveremo a decisioni drastiche.
1 Comment
Prendo atto che dal 2004/5 il mondo del lavoro è cambiato molto, in peggio ovviamente, non capisco più la politica sindacale che continua a supportare le politiche dei governi che da allora, ma anche da prima, si sono succeduti e che invece avrebbe dovuto contrastare con forza, + precarietà + disoccupazione + incapacità degli industriali ormai capaci solo di chiedere denari e prebende al governo, quasi come se fossero degli accattoni, xk il sindacato non vede questa realtà.