Gli operatori sociali: lavoratori sfruttati ma essenziali

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Gli operatori sociali: lavoratori sfruttati ma essenziali

La difficile emergenza sanitaria che ci troviamo ad affrontare sta mettendo tutti noi a dura prova, ma soprattutto, sta facendo emergere dal profondo, le numerose vergogne che il sistema capitalista ha prodotto e produce nei confronti della classe lavoratrice.

Assistiamo così a intere categorie professionali doppiamente sfruttate dai padroni che cercano di far ricadere le perdite prodotte dalla crisi sui lavoratori, sfruttandoli ancora di più e disinteressandosi della loro salute.

Dai tagli alla sanità pubblica perpetrati dai governi di sinistra e di destra negli anni passati, alla quasi totale cancellazione dei diritti fondamentali dei lavoratori, il Coronavirus ha il triste merito di aver scoperchiato un secchio pieno di letame e oggi tutti ne sentono la puzza.

Certe cose però tendono a rimanere ancora nascoste. Come ad esempio la situazione dei lavoratori del sociale. Da Nord a Sud, questa categoria, che conta 300.000 lavoratori, oggi considerata fondamentale dopo anni e anni di indifferenza, vive condizioni da Ottocento. Le lotte portate avanti nel Nord Italia da coraggiosi lavoratori, organizzatisi in comitati e sindacati di base, stanno a poco a poco ridando un briciolo di dignità alla categoria.

Parliamo di tante figure professionali operanti nel sociale: educatori scolastici, domiciliari, di comunità, operatori dell’accoglienza, assistenti sociali, psicologi, mediatori, ausiliari, tutti dipendenti di cooperative che svolgono servizi pubblici esternalizzati ai privati, (assegnati tramite bandi o accreditamenti), rivolti alla cura e al recupero delle persone più fragili.

Professioni che svolgono un lavoro estremamente delicato, reso ancora più complicato dalle condizioni lavorative cui spesso sono sottoposti.

Gli educatori scolastici, ad esempio, nel loro lavoro di sostegno e supporto occupano un ruolo estremamente importante nella vita del soggetto da loro seguito; il loro stipendio è legato al numero di ore svolte, ovvero all’effettiva erogazione del servizio, il che vuol dire che se l’alunno non va a scuola, il lavoratore non vedrà calcolate quelle ore in busta paga. Come avviene già ogni estate. E con le scuole chiuse causa Coronavirus, questi lavoratori uno stipendio non l’hanno più.

Solo le lotte portate avanti in alcune parti d’Italia dai sindacati di base (in particolare Adl Cobas, Sial Cobas, USB Cooperative Sociali, CUB e SGB) e dalla Rete Nazionale Operatori Sociali (sigla che raggruppa tutti i comitati autorganizzati creatisi in Italia) riescono a non far cadere nel totale disinteresse un problema grave come questo, presente su tutto il territorio nazionale, rivendicando tutele e riconoscimento delle ore non svolte per ovvi motivi.

Ma istituzioni e cooperative sembrano fare “orecchie da mercante”, mentre il Governo pensa esclusivamente agli interessi delle imprese. D’altronde, negli anni passati, il welfare ha subito enormi tagli dai governi che hanno messo in ginocchio il sociale.

Non parliamo poi dei tanti operatori sociali che lavorano in strutture residenziali. Sono considerati lavoratori essenziali, ma ciò che è realmente essenziale per loro, per la loro salute, diventa superfluo. E così, nella maggior parte dei casi non hanno a disposizione DPI adeguati, nelle strutture non vengono effettuate le necessarie sanificazioni, il loro ruolo viene ridotto ad essere quello di “guardiani”, dovendo impedire agli ospiti le uscite, il tutto mettendo a rischio non solo sé stessi e le loro famiglie, ma anche gli utenti delle strutture e in più, come avviene nella stragrande parte del Sud del paese, continuano a vivere l’eterno problema della mancanza degli stipendi, giustificato dagli enti gestori dalla mancata erogazione da parte dei Comuni. Come possono mancare fondi, se essi sono fondi pubblici?

 

Il caso di Palermo è emblematico. Soprattutto per quel che concerne gli operatori sociali che lavorano nelle strutture residenziali e Centri di Accoglienza. Strutture per disabili e anziani (come le RSA), Comunità alloggio per minori italiani e Minori Stranieri Non Accompagnati, Sprar/Siproimi e CAS. Stipendi non pagati da 13 mesi, contratti di lavori precari, conteggi ore “poco chiari”, notti passive e chi più ne ha, più ne metta che spingono molti lavoratori ad usufruire delle ferie e permessi per evitare il rischio di esporsi.

Con quale spirito si può affrontare un lavoro difficile come quello dell’educatore di comunità, ad esempio, se non vieni pagato da mesi dalle Cooperative?

Con quale determinazione affronti una grave crisi come quella che stiamo vivendo?

Da anni, ormai, le Cooperative Sociali e il Comune di Palermo cercano di giustificare l’ingiustificabile accusandosi a vicenda, quando entrambe sono colpevoli degli enormi ritardi nell’erogazione degli stipendi e delle vergognose condizioni in cui versano i lavoratori del sociale.

Dimenticati dai sindacati confederali, fanno a fatica anche solo ad alzare la voce contro chi li sfrutta. E all’interno di una crisi sanitaria, il tutto diventa ancora più difficile, ancora più stressante. Quasi impossibile poter svolgere il proprio lavoro.

 

Palermo non è un caso isolato, la maggior parte dei lavoratori sociali del Sud Italia si ritrovano ad affrontare questi grossi problemi.

Ecco perché, ora più che mai, gli operatori sociali dovrebbero far sentire la loro voce e dire basta! Ogni giorno si rischia il contagio recandosi nei posti di lavoro, senza garanzie, senza stipendi, senza qualcuno che sostenga e denunci la loro situazione!

Non sono eroi (come qualcuno sostiene, provando cosi a nascondere tutto il marcio che il sistema capitalista produce), non vogliono diventare martiri, chiedono semplicemente le garanzie che ogni lavoratore dovrebbe avere!

Ora più che mai, bisognerebbe unirsi contro gli sfruttatori e dimostrare quanto forte potrebbe essere l’unione tra lavoratori.

 

Il Partito Comunista:

– si schiera al loro fianco,

– denuncia le vergognose condizioni a cui questi lavoratori vengono sottoposti,

– ricorda che il sistema delle cooperative, nato storicamente per tutelare i lavoratori e dare loro forza e organizzazione, è stato nel tempo svilito ed oggi è diventato un paravento dietro cui mascherare lo sfruttamento peggiore.

Non vi può essere, all’interno del sistema borghese, nessuna garanzia per i lavoratori che non passi dalla loro lotta contro i padroni, i loro governi e i falsi amici con i quali non stiamo nella stessa barca.

L’unica prospettiva è il socialismo.

Carlo Bonaccorso

1 Comment

  1. Eugenio Sorrentino ha detto:

    Non ci sono parole per lo sdegno che provo a leggere tutte le deficienze della giunta Orlando. Palermo è in rovina a causa del capitalismo, della mafia e dalla politica democristiana!

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