Con una circolare diffusa lo scorso 1° settembre, il Ministero degli Interni del governo M5S-Lega chiama ad una stretta repressiva contro le “occupazioni abitative” di immobili pubblici e privati. Partendo dalla legge n. 48 del 2017, nella scia di quanto fatto durante il dicastero Minniti del governo PD, si identifica la pratica della cosiddetta «occupazione abusiva degli immobili» come una «delle principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese».
Mentre il governo non si occupa minimamente di una delle vere problematiche più gravi e disumane che affligge migliaia di lavoratori e disoccupati del nostro paese, ovvero il diritto ad un alloggio sicuro e dignitoso messo in discussione dai limiti dell’edilizia popolare e dall’impossibilità di molti di far fronte per ragioni economiche ad affitti e mutui esorbitanti, con un capovolgimento della realtà scatena la guerra contro chi cerca una soluzione di sopravvivenza alla strutturale precarietà abitativa vigente nel nostro paese occupando (e autorecuperando) gli immobili lasciati all’incuria, abbandonati e sfitti dalle istituzioni pubbliche e dai grandi proprietari privati che speculano su di essi.
Lodando gli effetti preventivi della legge confezionata da Minniti, la direttiva salviniana aggrava notevolmente l’attacco già in atto concentrandosi sull’esecuzione degli sgomberi eliminando quelle che vengono definite come «procedure sovente farraginose, non compatibili con l’esigenza di impedire il perpetuarsi delle occupazioni abusive». Nello specifico vuol dire che da adesso il Prefetto non dovrà più tener conto preventivamente della «tutela delle famiglie in situazioni di disagio economico o sociale» ma, solo successivamente all’effettuazione dello sgombero, per i soggetti «in situazioni di fragilità», identificati con criteri altamente restrittivi e arbitrari con un censimento a carico dei comuni, è previsto un intervento speciale a carico dei Servizi sociali dei Comuni senza alcuna negoziazione con i soggetti che non riescono a provvedere autonomamente o attraverso i loro parenti ad una sistemazione.
Nella direttiva si sottolinea «la necessità di attendere agli sgomberi con la dovuta tempestività, rinviando alla fase successiva ogni valutazione in merito alla tutela delle altre istanze». In termini concreti, per il ministero degli Interni il diritto alla rendita immobiliare viene prima del diritto alla dignità per tutti.
In un comunicato stampa, la segreteria nazionale dell’Unione Inquilini giudica come «socialmente aberrante» la direttiva che «sostiene la rendita e la speculazione immobiliare e getta comuni e regioni nel caos sociale». «Il ministero dell’interno non pago dei 140 sfratti al giorno che si eseguono in Italia con la forza pubblica ora dispone sgomberi per decine di migliaia di famiglie occupanti immobili in disuso che rimarranno dopo comunque in disuso», evidenzia il comunicato.
«Sconcerto e perplessità” viene espresso anche dal Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali (CNOAS) che evidenzia tra tutte le criticità della direttiva quella che di fatto «assegna ai Servizi sociali dei Comuni e quindi alla figura professionale dell’assistente sociale, un ruolo che molto si avvicina a quello dell’agente di pubblica sicurezza, elemento questo del tutto incompatibile con i principi della professione disegnati dalla legge che la regola oltre che dal discendente codice deontologico».
L’applicazione di questa direttiva comporterà che altre migliaia di nuclei familiari si ritroveranno per strada a carico di comuni e servizi sociali che già adesso non sono in grado di far fronte a tale emergenza, senza alcuna previsione di sostegno da parte dello Stato. Dietro la demagogia di “amici del popolo” di cui si ammanta questo esecutivo si svela sempre di più il vero volto feroce della politica antipopolare che va a colpire i soggetti più vulnerabili, da un lato nascondendo e negando l’esistenza dell’”emergenza casa” in connubio con il sempre crescente tasso di povertà nel nostro paese, la disoccupazione, la precarietà lavorativa e i bassi salari e dall’altro trattando la questione solo come un problema di ordine pubblico in nome di una presunta “legalità” a protezione degli interessi di mercato, della rendita immobiliare e dell’accumulazione capitalista, delle fondazioni bancarie e assicurative, delle gerarchie ecclesiastiche e dei grandi proprietari privati che speculano in modo parassitario su un bisogno primario che dovrebbe esser garantito a tutti.