Lo scorso 3 ottobre circa 2.000 pensionati hanno manifestato nel centro di Atene contro i nuovi tagli alle pensioni implementati dal governo di SYRIZA-ANEL che ha “accolto” la manifestazione con manganellate e gas lacrimogeni della polizia. I manifestanti dopo aver chiesto la rimozione delle camionette e del cordone di polizia che bloccava il passaggio della mobilitazione verso la sede dell’Esecutivo del primo ministro A.Tsipras – a cui avevano richiesto un incontro – hanno provato a forzare il blocco subendo l’attacco delle forze di polizia che hanno disperso la manifestazione a colpi di manganello, gas lacrimogeni e spray al pepe.
Alla manifestazione era presente, tra gli altri, il deputato del KKE, Christos Katsotis, che ha intensamente protestato nei confronti delle forze di polizia per il violento attacco contro i pensionati.
Il KKE, il PAME e decine di sindacati di tutto il paese hanno emesso comunicati denunciando l’attacco. L’Ufficio Stampa del CC del KKE nel suo comunicato ha affermato che: “il governo di SYRIZA-ANEL ha mostrato il suo vero volto ordinando un attacco con forze antisommossa e gas lacrimogeni contro i pensionati che stavano protestando a causa dei tagli alle loro pensioni, chiedendo un incontro con il primo ministro. Ancora una volta si è dimostrato che l’implementazione della politica antioperaia e antipopolare va di pari passo con la repressione e l’autoritarismo contro i lavoratori e gli strati popolari che lottano per i loro diritti”. Nel comunicato dell’Ufficio Stampa del PAME si nota come “il governo SYRIZA-ANEL sta seguendo lo stesso percorso dei governi precedenti attaccando i pensionati”. Il terrorismo padronale non passerà afferma il PAME che invita “i pensionati ad organizzarsi con le loro associazioni per rafforzare le loro lotte insieme ai lavoratori ed i loro sindacati per aumenti dei salari e delle pensioni, recuperare le nostre perdite e rispondere alla nuova ondata d’assalto in preparazione dal governo, l’UE e gruppi imprenditoriali”.
Quattro pensionati su dieci, circa 1.2 milioni di pensionati, ricevono una pensione al di sotto della soglia di povertà relativa del paese, stabilita a 665 euro al mese dall’ufficio nazionale di statistica, ELSTAT. Una percentuale che sale a 6 su 10 se si contano quelli che ricevono meno di 700 euro al mese. Una situazione che si aggrava ulteriormente per il fatto che il 52% delle famiglie greche, fortemente colpite dall’alto tasso di disoccupazione, si appoggia sulle pensione dei suoi membri più anziani.
Le pensioni in Grecia sono scese tra il 20% e il 50% con i successivi memorandum firmati da Atene con le organizzazioni imperialiste che hanno imposto nuovi tagli alle pensioni quest’anno come parte degli impegni con gli istituti di credito internazionale, con il Fondo Monetario Internazionale che preme per tagli ancora più profondi.
Dopo aver imposto numerose dure misure anti-popolari e anti-operaie, dopo aver firmato il terzo memorandum tagliando salari e pensioni, il governo “di sinistra” di Tsipras ha deciso così di far rispettare la “legge e l’ordine” contro i pensionati che protestano. Una deriva che non sorprende. Come riporta un articolo del giornale del KKE, Rizospastis, la Federazione Ellenica delle Imprese (SEV corrispondente alla nostra Confindustria) in un suo recente rapporto ha ammesso che il governo SYRIZA e l’opposizione conservatrice di Nuova Democrazia (ND) non hanno differenze fondamentali nella loro strategia per l’economia del paese riconoscendo apertamente la convergenza tra SYRIZA e ND nella loro strategia per servire gli obiettivi antipopolari e anti-operai e le priorità del capitale greco. Gli industriali greci hanno valutato positivamente gli interventi del primo ministro Tsipras e del leader dell’”opposizione” K.Mitsotakis alla Fiera Internazionale di Salonicco in quanto entrambi sono pienamente allineati alle esigenze del capitale nazionale per la competitività e il recupero dei profitti. “Nonostante le differenze ideologiche”, afferma il rapporto della SEV, “i leader politici di entrambi i maggiori partiti convergono nella necessità di una rapida uscita dalla crisi e la recessione e la transizione ad un nuovo modello di sviluppo economico focalizzato su investimenti e esportazioni, con maggiore pianificazione e maggiore conformità alla restrizione del memorandum”. Insomma il rapporto dei capitalisti greci promuove Tsipras e il governo greco che fanno un ottimo lavoro nel servire i loro interessi.
D’altronde negli stessi giorni in cui usciva questo rapporto, il parlamento greco ha approvato con 152 voti a favore la nuova legge “omnibus” che privatizza la società d’acqua di Atene e Salonicco, la compagnia pubblica dell’Elettricità, dell’Industria di veicoli Helena, la Metro di Atene, aeroporti, autostrade, porti che passeranno al “fondo di privatizzazioni” creato dai creditori internazionali che comprende tutte le compagnie pubbliche da privatizzare. Il nuovo fondo raggrupperà assieme queste entità pubbliche con l’agenzia nazionale per la privatizzazione, il fondo di stabilità bancario e i beni immobili dello Stato. Sarà guidato da un funzionario scelto dai creditori della Grecia, sebbene il Ministero delle Finanze greco manterrà il controllo generale. In questo modo potrebbero esser sbloccati 2.8 miliardi di euro in prestiti finanziari come parte dell’ultimo programma di “salvataggio” del paese. I deputati del KKE hanno votato contro il pacchetto di leggi antipopolari: “E’ giunto il momento per il popolo greco di dire: non più sacrifici per i profitti di pochi” ha dichiarato nel suo discorso Dimitris Koutsumpas, Segretario Generale del CC del KKE. “La salute, l’istruzione, l’elettricità e l’acqua non sono merci, appartengono al popolo” ha espresso in una nota critica il sindacato dei lavoratori pubblici.
Intanto per il prossimo 17 ottobre il PAME ha convocato una manifestazione ad Atene per il “lavoro stabile con diritti per tutti” che ha ricevuto finora l’adesione di oltre 400 organizzazioni sindacali da ogni settore, comitati operai, associazioni, federazioni e Camere del Lavoro chiamando alla lotta inflessibile per abolire le leggi anti-lavoratori degli ultimi anni, la firma dei contratti di lavoro nazionali e settoriali, per recuperare le perdite, aumenti dei salari, delle pensioni e prestazioni sociali.