Proteste e scontri con la polizia sono in corso in Grecia dopo il nuovo accordo tecnico antipopolare raggiunto tra le istituzioni europee e il governo greco guidato da A. Tsipras per la “terza valutazione” dei creditori. «Il governo SYRIZA-ANEL ha dimostrato di essere la “pistola più veloce” del capitale e dell’UE, accettando nuove privatizzazioni e la cessione di proprietà pubblica, l’espansione delle aste delle case, l’attacco al diritto di sciopero, oltre a tutte le misure che sono state già votate e che si applicheranno all’inizio del nuovo anno. Tutto il resto, che viene detto e scritto, come “protezione dei lavoratori” è in realtà solo fumo negli occhi per giustificare il nuovo massacro», è stato il commento del Partito Comunista di Grecia (KKE) chiamando all’organizzazione e alla lotta. Ad incendiare la piazza quest’oggi è stato in particolare un emendamento del Ministero del Lavoro che attacca il diritto di sciopero scatenando l’immediata reazione del Fronte sindacale del PAME che ha subito mobilitato migliaia di lavoratori che si sono diretti verso l’edificio del ministero, trovando la porta chiusa. Di fronte a questa sfida, gli operai hanno attaccato e sollevato la saracinesca penetrando nell’edificio urlando slogan quali “Avanti, non piagare la testa, ora resistenza e lotta col PAME”, “la legge è il diritto del lavoratore e non i profitti del capitalista” fino a raggiungere l’entrata del ministero. Con lo slogan “Questo ministero non è del lavoro, è il ministero dei padroni” hanno divelto le lettere dell’insegna del ministero gettandola poi di fronte al Parlamento in cui a terra è stato scritto con vernice rossa : “Giù le mani dal diritto di sciopero!”.
I lavoratori hanno dato vita a cortei selvaggi diretti verso il Parlamento e il Palazzo Maximou, residenza del Primo Ministro, che hanno incontrato il blocco della polizia greca che ha caricato e sparato lacrimogeni contro i manifestanti che hanno comunque resistito urlando slogan contro il governo e l’autoritarismo padronale.
L’attacco al diritto di sciopero è ormai una costante in tutti i paesi capitalistici come vediamo anche nel nostro paese. Secondo questo emendamento antilavoratori, temporaneamente ritirato dal governo a seguito delle proteste, si può dichiarare sciopero solo se deciso dalla metà + 1 dei lavoratori dell’organizzazione sindacale primaria. Le mobilitazioni sono in corso in decine di città. Il provvedimento è stato duramente criticato dal KKE che attacca il governo: «E’ un governo senza scrupoli che non ha alcuna remora a servire gli interessi del capitale, da tempo cercano di attaccare il diritto di sciopero per portare il silenzio dei cimiteri nei posti di lavoro. Il diritto di sciopero, conquistato col sangue e sacrificio, è immutabile e chiunque osi toccarlo troverà i lavoratori e il loro movimento di classe di fronte a loro. Il KKE chiama gli operai a rafforzare la loro lotta verso lo sciopero generale del 14 dicembre».
Sono giorni di grande tensione sociale in Grecia. Già nei giorni scorsi infatti diversi scontri sono avvenuti tra lavoratori, studenti, organizzazioni popolari e le forze di polizie schierate dal governo a difesa delle sue misure antipopolari. Il 29 novembre al ministero dell’Istruzione la polizia antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni e manganellato studenti e lavoratori in protesta contro la chiusura della mensa e licenziamenti dei lavoratori. Nello stesso giorno, duri scontri sono avvenuti fuori e dentro il tribunale, nel primo giorno della messa all’asta delle abitazioni di famiglie operaie e popolari indebitate con le banche e lo Stato. La polizia antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni e manganellato i lavoratori che protestavano contro il saccheggio delle case frutto del lavoro del popolo. Infine, a Ioanina, 12 lavoratori sono stati arrestati dalla polizia nel corso dello sciopero dei dipendenti della catena di supermercati “Market In” contro i licenziamenti e per il pagamento dei salari.
Il KKE ha denunciato queste azioni autoritarie del governo che mirano a reprimere le lotte operaie che si realizzano per risolvere i problemi della classe operaia e degli altri strati popolari.