Il gruppo FCA in Italia e il modello americano

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Il gruppo FCA in Italia e il modello americano

Tutto abbiamo importato dagli USA. Modi di vivere, MC Donald, consumo sfrenato…tutto insomma.

Lo vediamo anche nei termini che usano politici, giornali e tv: lockdown , task force, call conference, town hall, best practice

Il capitalismo diffuso nella maggioranza dei paesi del mondo, compresa l’Italia, oggi è in crisi su tutti i fronti. Gli ingenti fondi stanziati a favore della sanità privata oggi ha fatto trovare massacrata, nel momento della crisi pandemica,  quella pubblica.

Oggi abbiamo anche le nostre fabbriche quasi interamente americane come FCA. E siccome a questi “signori” interessa solo ripartire, annunciano di aver adottato grandi misure per preservare la salute dei lavoratori. E lo annunciano avendo anche preso accordi con i sindacati concertativi e complici, mai quest’ultimi in contrasto con la grande multinazionale ma solo bonari firmatari di quello che viene loro proposto.

La prova sta anche nell’email dell’AD Mike  Manley che manda a tutti i dipendenti: “desidero ringraziare ancora una volta i sindacati in Italia per il lavoro svolto con il nostro management e per avere stabilito un modello per la ripresa delle attività”. In contrasto su nulla figurarsi.

Già, il loro lavoro svolto.

A Melfi i sindacati concertativi non hanno chiesto come verranno distanziati i lavoratori sulle linee al momento del loro pieno rientro, ammassati per anni uno sull’altro con linee oggi immodificabili. Hanno semplicemente (per dare un contentino o per giustificare la loro presenza nella vita degli operai)  fatto avere la riduzione del prezzo del biglietto di viaggio degli autobus. Dicono, con comunicati a tutto spiano, di garantire la sicurezza e il contenimento del contagio con riunioni e continui aggiornamenti (su una forza lavoro del 7% del totale). E quando rientreranno tutti i diecimila (calcolando anche gli indotti) chi garantirà la sicurezza e il controllo se il padrone chiederà produttività per recuperare i mesi persi? Ed i sindacati padronali continuano nei comunicati dicendo di considerare il confronto con le aziende fondamentale e necessario (necessario!) e che interverranno (come?) laddove le misure prese dall’azienda non garantiranno la salute dei lavoratori. Nessuno ci crede ovviamente.

Alla SEVEL in Val di Sangro la ripresa è stata quasi totale dal 27 aprile, tutti già ammassati sulle linee senza distanza di sicurezza.  La maggior parte dei lavoratori lì sono giovani con contratti da Job Act, per anni “ricattati” per mantenersi l’impiego. Un regime di terrore che li ha fatti stare sempre con la paura  e quindi il non assentarsi mai dal lavoro. I giorni scorsi si registra un caso di un ragazzo con 38 di febbre (forse sceso a lavoro per paura che pensassero a una scusa) ed ecco che subito fanno ricadere la colpa  sul comportamento irresponsabile del lavoratore.

I lavoratori FCA in Italia sono lasciati da soli in un paese in cui nessuno più li tutela.

E’ bene capire ora che il capitalismo pensa solo al profitto, quel capitalismo dal consumo sfrenato che sta sfruttando milioni di lavoratori, che sta facendo morire il nostro pianeta e che si propone di salvarlo costruendo auto elettriche ma dal prezzo costoso e accessibile solo a pochi. E’ bene ripensare alle reali esigenze delle persone, a ciò che realmente bisogna produrre nel pieno della sostenibilità e dell’accomodamento dei beni materiali.

Il capitalismo oggi in questo momento di crisi ha mostrato tutte le sue contraddizioni.

In un mondo fatto solo di denaro, produttività e mondo azionario non c’è posto per il pianeta, l’essere umano e la sua salute.

Solo la presa del potere da parte dei lavoratori può decidere di cosa realmente abbiamo bisogno, cosa va prodotto in maniera da essere accessibile a tutti.

 

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