I tamburi di guerra rullavano in Europa già da prima del 24 febbraio e le multinazionali delle armi affilavano le unghie preparandosi al grande banchetto. Niente di nuovo sul fronte occidentale, è così fin dalla Prima Guerra mondiale. Il grande giornalista John Reed – prima di partire per la Russia dove scrisse I dieci giorni che sconvolsero il mondo – richiesto a bruciapelo su quali fossero i motivi che avessero fatto scatenare il gigantesco conflitto, rispose secco: «Money». Segui i soldi e trovi il colpevole.
La Germania ha già stanziato 100 miliardi per il riarmo, altri 19 Paesi della Nato (tra i quali l’Italia) sono pronti a portare le spese militari al 2% del Pil con un incremento dei budget di 73,3 miliardi di euro l’anno, al quale si aggiungeranno i maggiori stanziamenti Usa e di altri Paesi.
Ci informa Il Fatto Quotidiano del 7 aprile: «Molti titoli del settore avevano già iniziato a segnare rialzi prima del 24 febbraio, quando il dispiegamento di truppe russe segnalava il conflitto in arrivo. L’asticella la fissa l’indice S&P 500 delle maggiori azioni di Wall Street che tra il 23 febbraio, ultima chiusura prima della guerra, e il 6 aprile ha segnato +5,7%. Nello stesso periodo alcune aziende hanno ottenuto performance più elevate: tutte sono fornitrici del Pentagono e dei Paesi Nato. La prima, a sorpresa, è l’italiana Leonardo che ha visto un rialzo del 43,9% da 6,4 a 9,2 euro.»
Nulla di nuovo, dicevamo. Ma anche nella propaganda bellicista di questi settori che stanno guidando il resto dell’economia italiana verso il precipizio, non cambia nulla. I tasti che spesso si battono sono due.
Il primo è così stupido che non servirebbero neanche parole per smontarlo: “l’iniezione di capitali in questi settori sono un volano strategico fondamentale per le ricadute sullo sviluppo tecnologico”. Come se le “ricadute”, ossia le briciole, potessero mai essere meglio del pane intero, ossia se si investisse direttamente nella ricerca scientifica e tecnologica a 360 gradi e non solo sui settori militari. Ma si sa che a queste idiozie alimentano il vasto bastione dell’informazione che fa da grancassa mediatica.
Il secondo tasto è più subdolo e più velenoso, perché usa come arma di ricatto contro i lavoratori il bene più prezioso: “Questi investimenti portano posti di lavoro”. Per smontare questa bugia non basta appellarsi al pacifismo, non basta fare leva sui buoni sentimenti che solo chi ha la pancia piena e i piedi al caldo può permettersi. No, diciamolo in tutta franchezza: i buoni sentimenti non possono attecchire quando c’è il bisogno. Su questa precisa consapevolezza le classi dominanti hanno sempre fondato le basi per perpetuare il proprio predominio alimentando le guerre tra poveri. E quando questi “poveri” sono molto lontani tra loro il tutto diventa più facile. Quando erano le lotte tra operai inglesi e operai irlandesi, descritte mirabilmente da Marx, il conflitto era palese. Quando il salario di un lavoratore italiano implica la morte di un cittadino ucraino o russo, siriano yemenita o africano, il conflitto si fa più sfumato, meno visibile e soprattutto meno esplosivo.
Questa “narrazione” si può smontare solo coi dati alla mano, mostrando che essa è palesemente falsa.
Mai maggiori profitti porteranno a maggiore occupazione e maggiori salari. Sarà sempre il contrario.
Per questo è necessario opporsi alle guerre, all’aggressione imperialista e ai mostruosi danni che essa provoca nel mondo. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale, i protagonisti sono sempre gli stessi: gli USA e il suo braccio operativo NATO. Povertà e sfruttamento per i lavoratori, miseria e distruzione per i popoli coinvolti.
Concludiamo questa premessa, citando un’altra situazione molto simile che abbiamo portato già all’attenzione dei nostri lettori, quella del sito catanese della Pfizer di cui si è occupato anche il nostro partito (https://www.partitocomunistasicilia.it/?p=3065). Anche di fronte a profitti stratosferici, la cupidigia dei monopoli non si arresta. Un’altra multinazionale che ha macinato durante la pandemia profitti su profitti come non mai, va a raschiare il fondo del barile non per dismettere siti improduttivi, ma per “razionalizzare”, ossia schiantare la vita di centinaia di lavoratori e delle loro famiglie.
Che limite hanno le bugie a ripetizione del capitalismo?
Riceviamo dai compagni della Federazione del Partito Comunista questa descrizione che vale più di mille parole sulla situazione occupazionale di quella regione.
Di questo problema ci siamo già occupati (https://www.lariscossa.info/leonardo-crisi-colpisce-meridione-parte-lontano/), ora vediamo i nodi venire al pettine.
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LEONARDO: DOPO POMIGLIANO ADESSO SI ATTACCA IL SITO DI GIUGLIANO.
La crisi occupazionale in Campania non si ferma e dopo aver dato problemi allo stabilimento di Pomigliano (dove si è trovati la quadra nella cassaintegrazione in attesa di tempi migliori) causa “crisi pandemica”, adesso l’azienda punta il sito di Giugliano con una strategia anti-operaia e anti-meridionale.
Lo stabilimento “Leonardo Company” di Giugliano in Campania è uno degli stabilimenti della divisione Elettronica, per l’esattezza il settore dell’“Elettronica per la Difesa”.
È importante sottolineare che le attività di Giugliano sono strategiche e sono un volano allo sviluppo di Leonardo su Napoli visto che a Giugliano sono presenti:
Questi tre pilastri occupano OLTRE 400 ADDETTI, equamente distribuiti nelle varie aree, di elevata qualifica professionale con un’attività industriale di alto contenuto tecnologico.
Nell’ultimo anno, nonostante la pandemia, la quota parte del business sviluppato a Giugliano solo per la Lob CSS ha raddoppiato il valore e oggi rappresenta circa la metà del totale fatturato della div. Elettronica per queste attività e come dichiarato dalla stessa Azienda, questa divisione è “quella che ha maggiori potenzialità di sviluppo e margini di miglioramento del business”.
Nell’ultimo bilancio 2021 presentato da Leonardo, emerge in modo netto che l’Elettronica per la difesa è la divisione che ha contribuito maggiormente ai ricavi e redditività.
Leonardo inoltre prevede che (comunicato stampa del 10/03/2022) “in base al processo di integrazione per la realizzazione di una Difesa e Sicurezza Europea e, nel contempo, l’incremento della spesa per la Difesa dei paesi UE e limitrofi potrebbero subire accelerazioni realizzando opportunità per le aziende operanti nel settore”.
Dunque, Giugliano, per tipologia di attività e insediamento industriale, è il sito che maggiormente sfrutterebbe questa opportunità, sia per la capacità di espansione dell’insediamento sia per le competenze già presenti, rafforzando la sua posizione competitiva ed è bene sottolineare che attualmente L’ELETTRONICA PER LA DIFESA E’ PREVALENTE AL CENTRO SUD CON UN SITO A ROMA TIBURTINA E DUE A NAPOLI (ex Selex ES), tra i quali c’è anche il “Fusaro” che è il centro di produzione dei Radar e sede delle attività di integrazione di sistema svolte nel sito di Arco Felice, a Pozzuoli.
Praticamente, il sito di Giugliano rifornisce le forze armate italiane e internazionali di strumenti di comunicazione (radio ad oggi realizzate a Giugliano), di sistemi di comando e controllo e supporto logistico al cliente (LoB CSS presente a Giugliano), di Radar di nuova generazione (realizzati a Giugliano e Fusaro) fino alla tecnologia per Droni militari.
Questi ultimi come i radar di ultima generazione utilizzano la tecnologia abilitante della Microelettronica che ha in Giugliano il suo centro di eccellenza.
DUNQUE, DOV’E’ IL PROBLEMA?
Leonardo, in questi giorni, sta portando avanti l’ipotesi di voler compattare le due realtà partenopee (Giugliano e Fusaro) cosa che sottrarrà al territorio giuglianese tutte le opportunità di sviluppo occupazionale collegate a questo momento congiunturale, tale progetto non produrrà, come vorrebbe far credere la propaganda aziendale, un Sito di Giugliano in Campania della div. Elettronica di Leonardo.
Senza alcun criterio industriale, questa strategia ha un unico obiettivo: introdurre ex-novo in siti che non hanno al momento le competenze, missioni ed attività strappate al comprensorio partenopeo, impedendo che possano svilupparsi e consolidarsi in Campania, perché questa assurgerebbe ad un ruolo centrale nel business dell’Elettronica della Difesa di tutta Leonardo.
I dirigenti di Leonardo, nella loro “poca genialità”, VORREBBERO CHIUDERE UN SITO IN UN POLO ASI (quello di Giugliano) ANDANDO A COMPRIMERE TUTTE LE ATTIVITA’ IN UN’AREA TURISTICA (a Pozzuoli/Bacoli), IN PIENO CENTRO CITTADINO, IN UNA ZONA ALTAMENTE SISMICA, CON EVIDENTI PROBLEMI DI SICUREZZA E VIABILITA’, per non parlare del fatto che questo trasferimento saturerebbe gli spazi disponibili del Fusaro che non avrebbe ulteriori margini di espansione.
È facile desumere che la reale intenzione sia in primo luogo vendere per far cassa il sito di Giugliano (non sarebbe altrettanto facile farlo per Fusaro) e in seconda battuta sottrarre ulteriori attività da questo territorio, usando le motivazioni su riportate: SI VUOLE OSTACOLARE, DI FATTO, LE OPPORTUNITA’ DI ESPANSIONE CHE I DUE SITI AVREBBERO SE RESTASSERO SEPARATI!
MA PERCHE’ VOLER UNIRE I DUE SITI SPOSTANDO LA PRODUZIONE DALLO STABILIMENTO DI GIUGLIANO A QUELLO DI FUSARO?
Secondo l’azienda, per tre ragioni:
1) la prima è perché oggi a Fusaro ci sono “pronti e liberi” 12.000 m² che si possono occupare, senza dover spendere altri soldi;
2) la seconda è legata al costo degli asset, gli asset più costosi sono quelli di collaudo delle antenne dei radar e quindi sono le camere “near field”, una camera “near field” costa 5 milioni di euro quindi torna più comodo spostare asset più semplici da trasferire piuttosto che spostare delle camere anecoiche che costano 5 milioni;
3) la terza ragione è che i radar che Leonardo produce vanno collaudati a piena potenza, secondo l’azienda non si può fare la prova del collaudo nella zona industriale di Giugliano, cosa diversa da Arco Felice che è il sito vicino a Fusaro, dove c’è il mare e si potrebbe provare la piena potenza dei radar perché il verso mare e non verso un paese o un altro comprensorio.
Quindi, secondo l’azienda, ci sono gli spazi, si minimizzano i costi degli asset importanti e l’area permette la prova in mare dei radar.
Peccato che, come abbiamo detto sopra:
1) una volta riempiti quegli spazi non ci sarà più alcuna possibilità di allargamento per quel sito in una situazione di grande allargamento del mercato dei prodotti tecnologici per la guerra e la difesa;
2) riguardo alla questione dei costi, stendiamo un velo pietoso, gli interessi dei padroni non ci interessano;
3) sulla questione dei radar a piena potenza, l’azienda dice che la potenza delle apparecchiature si potrebbe provare verso il mare, peccato che i radar che dovrebbero essere provati andrebbero a impattare in un’area urbana non adatta (basti pensare che in quell’area, a meno di 1 km, ci sono le spiagge turistiche, la casina vanvitelliana e il cimitero di Bacoli più zone residenziali): può l’azienda affermare che non ci saranno problemi alla salute dei cittadini di Bacoli?
Pensiamo proprio di no.
Un segnale evidente di quanto prima affermato è che, mentre si dichiara di voler fare il polo del radar a Napoli, si fanno investimenti in Lazio per ridondare il centro di integrazione di Arco Felice.
Le reali intenzioni si palesano nei fatti al di là dei proclami di Leonardo: il personale di Giugliano verrà portato al Fusaro, non accadrà lo stesso per la missione e le attività che verranno invece da subito spostate in Lazio dove lo stesso centro di produzione per la Microelettronica, che ufficialmente dovrebbe essere trasferito al Fusaro, risulta invece essere oggetto di investimenti anche in Lazio.
DA COSA SI DEDUCONO GLI INVESTIMENTI NEL LAZIO?
Vi sono alcune dichiarazioni dell’azienda a tal proposito:
“A Latina costruiremo almeno 2000 m². Stiamo facendo un’analisi puntuale per uffici e laboratori. Per portare da Pomezia tutto qui, a Latina, tutto quello che serve a supporto della nostra catena produttiva. Ci sarà un grande investimento perché a Latina aumenteremo la nostra superficie.”
E ancora:
“L’area di via Tiburtina, che oggi significa sostanzialmente due siti il vecchio stabilimento storico al chilometro 12, ma anche quello che è appena entrato nella nostra famiglia. Vitrociset oggi ha un insediamento industriale importante sulla via Tiburtina, a 2 km di distanza da quell’altro il quale, attualmente, sostanzialmente non saturo quindi con tanti spazi vuoti. E allora anche questo sito sarà valorizzato e vedrà arrivare in questo stabilimento una parte delle attività che oggi si svolgono altrove. Lo stabilimento Vitrociset diventerà l’head quarter della CSS, quindi ciò che si occupa di service perché ha tante aree libere e lì faremo un importante centro di training di formazione ancora una volta con lo spirito di valorizzare gli asset che già abbiamo”
IN SINTESI: con questa operazione l’azienda di certo non riduce il numero degli occupati nella provincia di Napoli (almeno non subito), probabilmente metterà in campo qualche assunzione per rendere questa operazione credibile agli occhi della politica del territorio, ma al contempo indebolirà man mano, le attività ad alto valore aggiunto (Microlettronica, Customer Service, Integrazione di sistema) oggi presenti a Napoli che sarebbero da sole in grado di catturare le opportunità di sviluppo e di nuova occupazione derivanti dalle decisioni che a livello Europeo si stanno prendendo sulla Difesa Unica Europea.
Gli stabilimenti napoletani diverrebbero sub-fornitori interni di produzione, probabilmente in concorrenza con aziende dell’indotto e l’Elettronica della Difesa si svilupperà altrove, IL TUTTO METTENDO GLI UNI CONTRO GLI ALTRI I LAVORATORI DI BACOLI E I LAVORATORI DI GUGLIANO.
Come Partito Comunista SIAMO CONTRO QUESTA ENNESIMA OPERAZIONE DI AGGRESSIONE INDUSTRIALE CONTRO IL MERIDIONE E LA CAMPANIA, lotteremo al fianco di TUTTI I LAVORATORI supportandoli politicamente e organizzativamente.
Siamo inoltre convinti che la politica locale, regionale e nazionale, a parte qualche eccezione, non stia minimamente dalla parte dei lavoratori, basti pensare a come la Senatrice Castellone ha immediatamente “messo le mani avanti” di fronte alla chiusura di Giugliano, con un intervento, sia in consiglio comunale che sui social, che noi respingiamo con forza (qui il link sulla questione: https://www.facebook.com/photo/?fbid=298849295716670&set=a.272380545030212 )
IERI COME OGGI, IL PARTITO COMUNISTA È COI LAVORATORI LEONARDO!
LOTTIAMO PER IL LAVORO E LA DIGNITA’ DEI LAVORATORI!