di Sabrina Cristallo
Honduras. Ogni anno, almeno il 25% sul totale delle donne in stato di gravidanza del paese sono minorenni. Di queste, si registrano annualmente circa 750 bambine tra i 10 e i 14 anni che partoriscono, in particolare sopravvissute a stupri.
L’ Honduras è un paese governato da élite economiche, religiose e militari che da oltre un decennio mantengono il potere a suon di colpi di stato e politiche coercitive. Un paese dove i leader sociali vengono assassinati o incarcerati con false accuse di narcotraffico o terrorismo e dove la vita delle donne, fin dalla più tenera età, vale meno di zero.
Escludendo i paesi in guerra, l’Honduras detiene uno dei tassi più alti al mondo di violenze sessuali. Dopo il golpe del 2009, il governo de facto e la Chiesa cattolica ed evangelica hanno vomitato tutto il loro odio addosso alle donne hondureñe, proibendo l’uso della pillola anticoncezionale di emergenza, divulgata strumentalmente come un mezzo abortivo. Pena il carcere.
L’ interruzione di gravidanza “da parte della madre o di terzi”, infatti, è costituzionalmente illegale e proibita, sempre, anche in caso di violenza sessuale o incesto, gravi malformazioni del feto o quando la vita o la salute della madre è minacciata.
Il 25 gennaio si celebrava nel paese centroamericano la Giornata della donna. Non sono mancate le parole di ammirazione da parte del presidente filo americano, Juan Orlando Hernández, che – vogliamo ricordare – si auto riconfermò al potere nel 2017, con le mani grondanti del sangue dei manifestanti scesi in strada, dopo che il Tribunale Elettorale, nominato e controllato dal suo partito, aveva interrotto gli spogli nel momento in cui il candidato di sinistra risultava ormai in vantaggio.
Intollerabili convenevoli, dicevamo, giunti assieme all’ulteriore inasprimento del divieto di aborto che renderà quasi impossibile, anche in futuro, la sua depenalizzazione poiché ne sarà consentita la riforma “solo con l’approvazione della maggioranza dei tre quarti dei membri del parlamento”.
Ci chiediamo dove siano qui i difensori dei diritti umani.
Alla luce di quanto detto, interrogarsi è un dovere. Come può l’aborto essere considerato il delitto mentre il crimine sessuale, ovvero corpo e volontà violate della donna, un mezzo lecito per concepire un’altra vita, anche durante l’infanzia stessa? Chi trae il vantaggio maggiore dalla distruzione della dignità e dei diritti femminili? Chi guadagna mantenendo la donna in posizione subordinata all’uomo? Chi trae beneficio da questo antagonismo artificiale?
Chi ne giova è chiaramente chi crea ad hoc tali condizioni, lo stato borghese.