Abbiamo intervistato Gabriele Puglia, vicepresidente di un gruppo operativo e di idee nato da poco, che si chiama “I ragazzi in piazza”, gruppo di coordinamento di lavoratori stagionali, che hanno gravemente subito gli effetti della pandemia, che va ad aggiungersi alle condizioni pessime di lavoro e di sfruttamento negli anni.
Spiegaci brevemente la situazione lavorativa nella quale vi trovate, quali sono le figure lavorative che fanno parte della vostra associazione e se e che tipo di protezione avete avuto durante questo periodo
La situazione lavorativa in cui noi lavoratori stagionali ci ritroviamo al momento, se proprio si vuol dare questa definizione, è assurda, e perlopiù inesistente.
Ci basti pensare che quest’anno il 70% delle attività non riaprirà o lo farà con personale ridotto al minimo, e tutto questo porterà all’inevitabile crisi del comparto turistico e dei settori annessi ad esso.
Quando si parla di lavoratori stagionali e a tempo determinato (o indeterminato ma a scadenza stagionale), non bisogna pensare solo al settore alberghiero o agli stabilimenti balneari; sono lavoratori stagionali, anche gli ncc, i commessi, le guide turistiche, gli aeroportuali, insomma un’infinità di categorie che sono come un meccanismo a ruota, che fa funzionare tutto l’indotto turistico.
Purtroppo però tutto questo periodo dovuto alla pandemia ha scoperchiato il vaso di pandora, facendo venir fuori le numerose magagne finora celate o dovute anche ad una burocrazia obsoleta.
E in tutto questo scenario migliaia di lavoratori e le loro famiglie, si sono dapprima ritrovati senza nessuna protezione o sostegno e poi solo in un secondo momento (e con un ritardo continuo) una minima parte di essi, hanno ricevuto il famoso Bonus di 600 euro (1000 euro per maggio), ma la stragrande maggioranza ancora attende sviluppi e siamo già al 4 mese di attesa.
Le iniziative per mettere insieme i diversi lavoratori sono state realizzate facilmente o invece avete avuto difficoltà a riconoscere la sostanziale unità delle vostre condizioni e mettervi insieme?
Vedendo appunto, il malcontento popolare e le continue frustrazioni delle persone, costrette a chiedere quasi l’elemosina e ad essere considerati invisibili, noi quatto – io, Roberto Sabato, Francesco Tizzone e Rosalba La Manna – abbiamo deciso che fosse giunto il momento di dire basta alle chiacchiere sui social, e di scendere in piazza sul vero senso della parola.
Da qui è nato il nostro gruppo operativo “I Ragazzi in piazza“, totalmente apolitico, e che si muove per il sociale con lo scopo di portare avanti delle idee, delle iniziative e delle proposte serie e concrete, facendo anche diverse interlocuzioni con vari esponenti dei vari partiti politici, al fine di sensibilizzare e portare alla luce in primis la condizione economico/sociale che si troveranno a vivere migliaia di lavoratori da ora fino ad almeno marzo/aprile del 2021, ma successivamente con l’obiettivo ambizioso, di poter essere come un “tramite” tra le istituzioni e la realtà che ci circonda.
Abbiamo anche effettuato diversi flash mob di protesta (tra cui quello della consegna delle tessere elettorali) e una raccolta firme che abbiamo presentato alla regione sempre con il nostro gruppo.
Le prospettive di lavoro per quel che resta della stagione turistica come sono? L’Italia ha un’estate lunga, ma non certo infinita. In sostanza, cosa chiedete alle istituzioni e che garanzie finora vi sono state date?
Le prospettive di lavoro, come accennavo prima sono davvero disastrose, ovvero: i più “fortunati” riusciranno a lavorare 2/3 mesi massimo, con stipendi ridotti, orari assurdi e non riuscendo a raggiungere le settimane necessarie, per usufruire dell’indennità naspi, a sostegno dei mesi di stop lavorativo.
Quello che chiediamo noi, e che già stiamo facendo sono delle idee concrete a sostegno della nostra categoria di lavoratori stagionali.
Abbiamo già passato diverse proposte come la Coronaspi per il periodo d’emergenza, ideata da Dario Sterrantino, un nostro collaboratore o l’introduzione di un Albo degli Stagionali, idea di Francesco Tizzone uno dei membri fondatori.
Al momento però abbiamo avuto tanti colloqui, tante promesse, ma pochissimi, (se non inesistenti) riscontri effettivi.
Quali sono i rapporti coi datori di lavoro? Quale la distribuzione dei vostri associati divisi per dimensione dell’azienda dove lavora (grande, media, piccola, familiare)? Avete trovato condivisione nelle vostre richieste o contrapposizione?
Per quanto riguarda i rapporti con i datori di lavoro, con i quali noi “I ragazzi in piazza” vogliamo avere modo di fare un fronte comune, e di aiutarci a vicenda, bisogna dire che la situazione è al 50 e 50.
Ovvero esiste un 50% dei datori di lavoro o imprese sane, come le definiamo noi, che vuole ripartire nel rispetto e nella tutela per diritti dei propri lavoratori, aiutandoli a fare una battaglia comune; mentre il rimanente 50% (e forse anche di più), sono quelle attività che già precedentemente lucravano in modo becero, e ora a maggior ragione, ovviamente faranno pesare gli effetti di questa crisi sulle spalle di noi lavoratori.
A parte le interlocuzioni con esponenti politici, avete avuto sostegno da parte di sindacati?
A parte le varie interlocuzioni che abbiamo avuto con diversi esponenti politici, di ogni fazione senza distinzione, noi come gruppo operativo, abbiamo avuto l’appoggio tramite l’adesione nel gruppo nazionale del Coordinamento nazionale degli stagionali in lotta, del sindacato USB.
Non a caso sono scesi in varie piazze d’Italia a fianco di alcuni gruppi di stagionali che hanno organizzato la manifestazione giorno 29 Giugno.
Grazie per l’intervista e buona lotta!
Ancora una volta riscontriamo come l’emergenza sanitaria ha fatto esplodere contraddizioni e condizioni di sfruttamento dei lavoratori già in essere da tempo. Così come sempre più evidente è il comune destino che unisce i lavoratori di diverse categorie, legati alle medesime “catene” dal sistema di sfruttamento in cui viviamo basato sul profitto di pochi sulla pelle di chi produce la ricchezza: il popolo lavoratore.
Il Partito Comunista promuove, sostiene e diffonde la necessità del protagonismo diretto dei lavoratori per unificare le lotte di rivendicazione dei diritti fondamentali come il lavoro stabile, salari dignitosi, stato sociale. Il P. C. ritiene comunque indispensabile lottare nella prospettiva di un cambio radicale del modello di società, per dare stabilità alle conquiste dei lavoratori. Solo in una società dove il potere politico ed economico sono nelle mani della classe operaia e delle masse popolari verranno garantiti stabilmente i diritti economici e sociali: nella società socialista – comunista.