Continua la repressione del regime dell’AKP nel quadro dello Stato d’Emergenza entrato in vigore dopo il tentativo di golpe del 15 luglio scorso e che scadrà alla fine di gennaio 2017 salvo ulteriori proroghe. Nella notte di venerdì la polizia turca ha cercato di far irruzione nella sede di Istanbul dell’Associazione per la Pace di Turchia apponendo i sigilli e notificando il divieto delle attività per 3 mesi in attesa di chiarire presunte “relazioni con gruppi terroristici dannosi per la sicurezza nazionale”. La decisione fa parte di una nuova ondata di oppressione politica che ha colpito 370 associazioni e organizzazioni non governative e di sinistra come la CHD (Associazione Avvocati Progressisti) in tutto il paese.
L’Associazione Pace di Turchia (Barış Derneği), vicina al Partito Comunista di Turchia (KP), è membro del Comitato Esecutivo del Consiglio Mondiale per la Pace (WPC) ed è stata fondata a Istanbul nel 2003 come continuatore politico della Turkish Peace-lovers Organisation (fondata nel 1950) e la Turkish Peace Association (fondata nel 1977 e sciolta dalla Giunta del 12 settembre ‘80). L’AP lotta per un mondo in cui tutti possono vivere in pace sulla base di uguaglianza e libertà contro il fascismo, la guerra, il militarismo e imperialismo. Nella sua lotta pacifista antimperialista ha prodotto pubblicazione come “Resistere Palestina” contro l’invasione sionista imperialista della Palestina e “La voce della pace” quando gli USA invasero l’Iraq, si oppose all’epoca all’invio di truppe turche nella guerra di Corea e di recente alle sanguinose politiche di guerre in Siria. Organizza manifestazioni, conferenze, concerti, mostre nell’ambito delle attività contro gli attacchi imperialisti. Tra le altre questioni si occupa anche della lotta contro l’armamento nucleare e i problemi dei profughi strappati dalle loro terre a causa delle guerre scatenate.
La Segreteria del Consiglio Mondiale per la Pace (WPC) ha pubblicato una dichiarazione che condanna la cessazione dell’attività dell’AP. Condanniamo la «decisione delle autorità turche di sospendere alcune centinaia di organizzazioni e movimenti sociali, per tre mesi, con il pretesto – si legge nella nota – dell’indagine per presunti rapporti con “organizzazioni terroristiche”». La nota continua denunciando «l’azione di chiudere gli uffici dell’Associazione Pace a Istanbul da parte delle forze di polizia e esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per i motivi reali e gli obiettivi che stanno dietro questo atto autoritario e antidemocratico». La Segreteria del WPC conclude esprimendo la sua «solidarietà con il popolo della Turchia, con le forze amanti della pace e gli amici della Associazione per la Pace con cui condividiamo la comune lotta per la pace nella regione. Chiediamo la revoca della sospensione dell’AP e delle altre organizzazioni sociali».
In una dichiarazione a firma di Zuhal Okuyan, presidente dell’Associazione Pace di Turchia e di Aydemir Güler, Segretario dell’Associazione Pace di Turchia nonché ex segretario del Partito Comunista di Turchia e attualmente membro del CC del Partito Comunista (KP), l’associazione pacifista antimperialista afferma che la decisione del Ministero degli Interni è «un altro esempio di illegalità del governo” e che non sarà possibile fermare la sua lotta: «Stiamo avvertendo il governo. La lotta per la pace non è soggetta alle vostre decisioni. Acquisiamo la nostra legittimità dal desiderio di pace dell’umanità; continueremo a farlo».
L’Associazione degli Avvocati Progressisti (CHD) ha dichiarato tramite il suo account Twitter che non riconosce la decisione del ministero: «Noi non ci pieghiamo al fascismo». Il regime dell’AKP continua ad incrementare l’autoritarismo puntando soprattutto contro il movimento popolare e le lotte che hanno bisogno di esser organizzate per respingere la politica antipopolare del governo e dei capitalisti turchi.
Tra i diversi messaggi di solidarietà internazionalista che sono giunti da tutto il mondo si evidenzia quello della Federazione Sindacale Mondiale che nell’esprimere solidarietà al popolo turco e le sue organizzazioni sottolinea come «i sindacati con orientamento di classe in Turchia e il movimento per la pace stanno lottando in condizioni difficili contro lo stato d’emergenza» dove il presunto “legame con il terrorismo” è «il pretesto del governo turco per vietare l’organizzazione dei lavoratori, il movimento della classe operaia e dei giovani lavoratori che combattono contro i piani degli imperialisti e le loro contraddizioni che si esprimono nella regione». La Turchia «è un paese – continua il comunicato – che partecipa attivamente alla guerra imperialista in Siria. I capitalisti turchi cercano una quota maggiore di profitti nella vasta area, la classe capitalista turca si propone per un maggior ruolo di forte potenza regionale».
In tutto il paese crescono intanto le proteste che coinvolgono anche gli studenti universitari che protestano contro i nuovi provvedimenti reazionari nelle Università attraverso i quali il governo di Erdoğan nominerà direttamente i rettori con l’opposizione della Gioventù del Partito Comunista che ha chiamato tutte le università alla lotta contro le implementazioni dittatoriali: «noi non ci inginocchiamo, noi non ci arrendiamo» affermano in una loro dichiarazione, «cerchiamo di non arrenderci, cerchiamo di dimostrare che le università non si adattano a questa camicia di forza e mostriamo che le università non possono esser amministrate dai reazionari. Nessun passo indietro. Ora è il nostro turno di decidere. Lottiamo e difendiamo le nostre università con lo slogan “Un nuovo paese, una nuova università!”». Diverse sono anche le mobilitazioni operaie che vengono quotidianamente represse e proibite come denunciato dal sindacato United Metal-Work Union con diversi scontri e attacchi della polizia agli operai che protestano nelle fabbriche contro i loro padroni: «Ci sono stati attacchi implacabili verso i nostri membri lavoratori metalmeccanici, che sono alla ricerca della giustizia, per rivendicare il loro futuro, il pane per i loro figli, in nome dei lavoratori che sono i veri proprietari di questo paese. Purtroppo – continua il comunicato sindacale – questi attacchi si intensificano ogni giorno. Per noi queste oppressioni, proibizioni e probazioni sono molto pericolose e provocanti». Il comunicato conclude sottolineando che il governo «afferma che queste misure non vengono prese contro le persone ma contro le organizzazioni terroriste» ma «adesso è chiaro che quelli ne beneficiano non sono coloro che lottano contro la povertà e la disoccupazione, ma i capitalisti e quelli che sono vicini al governo».