Intervento del Partito Comunista (Italia), realizzato dal compagno Guido Ricci dell’Uff. politico (dip. internazionale), al 21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP) di Smirne (Izmir), in Turchia, 18-20 ottobre 2019, co-organizzato dal Partito Comunista di Turchia (TKP) e Partito Comunista di Grecia (KKE) sotto il titolo “100 anni della fondazione dell’Internazionale Comunista: la lotta per la pace e il socialismo continua!”.
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Cari compagni,
il Partito Comunista (Italia) saluta calorosamente i partiti fratelli, presenti al 21° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai e ringrazia i Partiti Comunisti di Turchia e di Grecia, che hanno preso su di sé tutto il peso dell’organizzazione di questo importante evento e vi hanno fatto fronte in modo splendido.
Quest’anno, insieme ai comunisti di tutto il mondo, abbiamo celebrato gli anniversari di eventi importanti per il movimento operaio: il 60° anniversario della Rivoluzione Cubana, il 70° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e il centenario del Comintern. In relazione all’anniversario della Terza Internazionale, il nostro Partito ha preso parte alla riunione dell’Iniziativa Comunista Europea a Istanbul, ad esso dedicata e alla conferenza scientifico-politica, organizzata a Mosca dal Partito Comunista Operaio Russo e dal Partito Comunista dell’Unione Sovietica. A Roma, nel marzo di quest’anno, noi stessi abbiamo organizzato un incontro internazionalista sull’anniversario della fondazione del Comintern, con la partecipazione di alcuni partiti fratelli e dei rappresentanti diplomatici dei paesi socialisti. Tutti questi eventi si sono svolti non in uno spirito nostalgico, ma con l’intento di studiare la ricchissima esperienza del Comintern per lo sviluppo della lotta di classe e dell’internazionalismo proletario nelle condizioni attuali.
Principi fondativi dell’Internazionale Comunista furono la rottura definitiva con l’opportunismo e il riformismo della Seconda Internazionale e la scelta della via rivoluzionaria al socialismo. La lotta contro l’opportunismo e il riformismo è estremamente attuale anche oggi, quando nel movimento comunista internazionale queste due deviazioni sono largamente diffuse. Esse si basano principalmente su una concezione antiscientifica e aclassista dello stato e dell’imperialismo come categoria. Alcuni partiti, che formalmente fanno parte di Solidnet e, parallelamente, di organizzazioni opportuniste come il Partito della Sinistra Europea, hanno da tempo eliminato il concetto di dittatura proletaria dai loro programmi e, come i partiti della Seconda Internazionale, parlano di “democrazia” e di “stato” in modo astratto, dimenticando che abbiamo a che fare con la “democrazia borghese” e con lo “stato borghese”. Da questa impostazione ideologica sbagliata deriva una prassi politica dannosa per la classe operaia. Come avvertiva Lenin, anche lo stato più democratico non è altro che uno strumento di oppressione del proletariato da parte di un pugno di sfruttatori. Sempre secondo Lenin, nei momenti di inasprimento della lotta di classe, «non esiste niente altro che o la dittatura della borghesia, o la dittatura del proletariato. Il sogno di un’altra, terza via non è che il lamento reazionario della piccola borghesia». È importante sottolineare tutto ciò, perché proprio questa concezione aclassista dello stato, insieme ad un’errata concezione della categoria dell’imperialismo, così come ieri portò i partiti socialdemocratici della Seconda Internazionale a sostenere le proprie borghesie durante la Prima Guerra Mondiale, oggi porta alcuni partiti comunisti ad appoggiare i propri monopoli capitalistici nella competizione con quelli di altri paesi, rompendo l’unità e la comunanza di interessi del proletariato come classe mondiale. Questo riguarda anche la questione generale sulla misura e sui fini della partecipazione dei comunisti agli istituti della democrazia borghese. Indubbiamente, dove e quando possibile, i comunisti devono partecipare agli organismi elettivi, lavorando dentro di essi, ma contro di essi, come «sabotatori nel campo nemico», senza cadere nelle sabbie mobili del “cretinismo parlamentare” e senza dimenticare le altre forme di lotta. Altra cosa è partecipare agli organismi esecutivi della borghesia. L’esperienza dimostra che la partecipazione dei comunisti ai governi borghesi e alle coalizioni elettorali con i partiti borghesi discredita il partito agli occhi della classe operaia, lo compromette, portandolo allo snaturamento del suo carattere di classe e alla bancarotta politica. Senza dubbio, i comunisti devono lottare per preservare e espandere tutte le nicchie di democrazia che restano aperte per il proletariato in condizioni di dittatura “democratica” della borghesia, ma questo non significa trasformare questa lotta nella difesa della democrazia borghese tout court.
Sull’esempio del Comintern, i comunisti rivoluzionari oggi devono lottare a fondo contro l’opportunismo, nemico interno del movimento comunista internazionale. Non si deve dimenticare che alcuni partiti hanno fino a ieri collaborato – e forse ancora oggi collaborano – con quella socialdemocrazia che ha votato l’ignobile mozione anticomunista al Parlamento Europeo. Gli opportunisti diffondono illusioni circa la possibilità di riforme progressiste dell’Unione Europea a favore del popolo, ma l’UE e la NATO sono irriformabili in quanto istituzioni dell’ordine imperialista che possono e devono solo essere liquidate, insieme al sistema che le ha generate.
Il Comintern apportò un inestimabile contributo, teorico e operativo, alla lotta contro il fascismo, ponendo le basi per la vittoria. Gli insegnamenti della Terza Internazionale sulla lotta al fascismo sono estremamente preziosi oggi, quando l’Unione Europea dimostra la sua vera natura autoritaria, perseguitando le idee e l’attività dei comunisti e permettendo ai fascisti di rialzare nuovamente la testa.
Il crescente attacco del capitale contro il proletariato mondiale, la cancellazione degli stessi diritti formali della democrazia borghese, l’anticomunismo viscerale come ideologia ufficiale dell’Unione Europea, l’acutizzazione della concorrenza interimperialista e della tensione sull’arena internazionale, l’inasprimento delle sanzioni contro Cuba, Repubblica Democratica Popolare di Corea, Iran, Venezuela, la prosecuzione del folle sfruttamento delle risorse del pianeta col rischio di una catastrofe ecologica e le guerre imperialiste che creano emergenze umanitarie in diverse aree esigono un’immediata intensificazione della lotta e un’azione coordinata dei comunisti. La lotta per la pace, contro la guerra imperialista, deve nuovamente avere un ruolo centrale nel lavoro dei comunisti.
In relazione agli ultimi avvenimenti in Siria, il nostro partito condanna con forza l’invasione armata del territorio nord-orientale del paese da parte della Turchia. Allo stesso modo condanniamo il comportamento ipocrita degli USA e dei paesi dell’Unione Europea, inclusa l’Italia, i quali, nonostante i loro roboanti proclami, non fanno nulla per fermare lo spargimento di sangue in Siria, ma di fatto lavorano allo smembramento di questo paese che ha già sofferto abbastanza.
Indubbiamente, oggi non sussistono le condizione per la ricostituzione dell’Internazionale Comunista nella sua forma fino al 1943, sostanzialmente per la mancanza di unità di posizioni ideologiche e politiche nel movimento comunista internazionale. A parte ciò, a causa della temporanea vittoria della controrivoluzione in URSS, non c’è un centro della rivoluzione mondiale, universalmente riconosciuto come tale, che sia in grado di accogliere e sostenere un’organizzazione di questo tipo. Inoltre, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, le forme dei rapporti sociali sono divenute più complesse ed esigono un approccio differenziato a seconda sia della situazione in ciascun paese, sia della posizione del dato paese nel contesto internazionale, impedendo un’unica direzione centralizzata dell’azione dei partiti comunisti.
Se nel movimento comunista internazionale esistono divergenze in merito alla tattica della presa del potere, alla questione delle alleanze tattiche e strategiche, ecc., tuttavia è possibile trovare temi comuni, sui quali non vi sono disaccordi sostanziali e su cui un coordinamento centralizzato è possibile e doveroso, si tratta solo di elaborare i criteri per la sua attuazione. Ad esempio, il tema della lotta contro la guerra imperialista, per la pace e l’indiscutibile solidarietà con i rifugiati. Ad esempio, la questione della lotta allo sfrenato sfruttamento capitalistico delle risorse del pianeta, una questione che non possiamo lasciare nelle mani di marionette minorenni, sponsorizzate proprio da quei monopoli transnazionali che distruggono l’ambiente e cercano di nascondere le proprie responsabilità, creando falsi obiettivi di lotta per le masse. Anche il necessario contrattacco sulla questione delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari deve diventare oggetto di una elaborazione collettiva e di un’attività dei comunisti coordinata centralmente.
Questo presuppone un allargamento del ruolo di Solidnet, da organo consultivo per lo scambio di opinioni tra partiti comunisti in organo che coordini, almeno in parte, l’azione politica concordata dei partiti comunisti.
Senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca, crediamo che, in tal modo, si potrebbe dare nuovo impulso, nuova forza all’internazionalismo proletario, senza ledere l’autonomia di ciascun partito riguardo alle questioni strategiche e tattiche. Sarebbe un passo avanti verso l’unità del movimento comunista e la ricostituzione dell’Internazionale Comunista in quelle forma attuale che la situazione reale impone.