1) Compagno Segretario Jaime Caycedo, stiamo vedendo le mobilitazioni del popolo colombiano, il cosiddetto Paro Nacional (Sciopero Nazionale). Da dove nascono le mobilitazioni? Sono mobilitazioni “contro” il governo Duque o sono anche mobilitazioni “per” costruire una alternativa politica?
Per prima cosa c’è da chiarire che questo movimento, queste mobilitazioni, non sono nate in maniera esclusivamente spontanea, come si è a volte detto. Ricordiamo bene come già nell’ottobre del 2019, prima della pandemia, ci furono manifestazioni contro il governo[1]. Ancora, anche nel settembre 2020 ci furono altre mobilitazioni. In una di queste furono uccise dall”ESMAD[2]14 persone a Bogotà[3], quasi tutte donne e giovani.
Quindi c’erano già processi di opposizione al governo Duque e, più in generale, contro la struttura statale repressiva colombiana e la classe dirigente di questo paese.
Però, chiaramente, il 28 di aprile 2021 è stato l’evento sul quale convergono tutte le pressioni sociali e la protesta è esplosa in maniera massiva[4]. Il 28 di aprile è il giorno in cui si condensano una ribellione massiva e popolare contro la riforma fiscale sostenuta dal governo Duque e che è specificamente diretta contro le classi popolari.
E’ la riforma dell’I.V.A., che prevede un aumento dell’imposta indiretta da effettuare sui prodotti di largo consumo, come la panela, il caffè, il riso, il mais e che certamente non va a ridurre il costo della spesa delle classi alte, ma si dirige contro le classi più basse, che vedono ridursi drasticamente il loro paniere di spesa familiare.
Per questo la protesta non è nata con la riforma fiscale: però, è vero che la riforma fiscale ha aggregato varie anime, ha coalizzato molte realtà politiche diverse sul Paro Nacional.
La indignazione è stata forte, soprattutto tra gli operai, che si sono mobilitati con i sindacati, nei quartieri popolari, dove si sono organizzati gruppi di resistenza e autogestione, e con i giovani, che sono stati fisicamente i protagonisti delle proteste.
C’è da sottolineare che si tratta di una dimensione fortemente urbana, cosa abbastanza nuova per la Colombia, anche se ovviamente si sono tenute manifestazioni anche nelle zone rurali. Però, la prevalenza dell’ambito urbano su quello rurale è una questione che socialmente dobbiamo tenere in debita considerazione.
Lo stato, rispetto alle mobilitazioni, ha risposto con una contro-mobilitazione massiccia del suo apparato repressivo. Stiamo vivendo in uno stato poliziesco, dove le classi dirigenti, i ricchi, le oligarchie stanno facendo guerra al popolo. Persino in questi giorni il governo ha proposto una legge finalizzata alla criminalizzazione e penalizzazione di alcune forme di protesta, mentre continuano gli assassini contro i giovani manifestanti e le sparizioni forzate.
Vediamo però con molta fiducia la posizione della Commissione Internazionale dei Diritti Umani, che sta raccogliendo segnalazioni di vittime e che oggi dice chiaramente che in Colombia è in atto una repressione violenta da parte dello Stato. E’ la prima volta che un organismo internazionale pone un limite all’azione violenta del governo; è, in qualche modo, un segnale che valutiamo positivamente[5].
E il movimento? Dove va il Paro Nacional? Possiamo dire che non esiste una chiara e netta direzione politica. Ci sono molti gruppi politici che appoggiano e solidarizzano con il processo del Paro Nacional. Chiaramente il Partito Comunista Colombiano appoggia i giovani, partecipa con i suoi militanti, solidarizza e interviene nei “quartieri resistenti”. E spinge affinché il movimento faccia proprie almeno tre punti che consideriamo fondamentali; 1) Salute universale, efficiente e gratuita. 2) Istruzione universale, di qualità e gratuita. 3) Riforma agraria. Questi sono punti fondamentali, sui quali stiamo provando a costruire una piattaforma politica comune in vista delle elezioni parlamentari del marzo 2022 e delle Presidenziali del maggio 2022.
2) L’apparato mediatico occidentale parla della Colombia come di un avamposto della democrazia in America Latina. Però, qual è la situazione reale? Qual è, per esempio, il ruolo degli Stati Uniti?
In Colombia abbiamo un sistema politico molto conservatore. Non è una questione semplicemente di religiosità contro la laicità, perché in realtà possiamo affermare che è un sistema e ha come unica religione l’antisocialismo e l’anticomunismo, i capisaldi politici che da sempre le classi dirigenti di questo paese sostengono.
Questo sistema è palesemente usurato, tanto che l’usura si percepisce, si respira e si calcola plasticamente nella quantità di violenza che genera per sopravvivere a se stesso.
E gli Stati Uniti sono il garante e gran protettore di questo sistema. Abbiamo truppe statunitensi nel nostro territorio, truppe che collaborano con il nostro esercito, che mantengono stretti legami con le classi dirigenti. E’ anormale che si mantengano nel nostro paese truppe straniere, anche illegalmente, ma sappiamo che questo è il gioco dell’imperialismo.
Gli Stati Uniti difendono i diritti umani a parole. Lo stesso Biden ha parlato e stigmatizzato la situazione colombiana. Però sono solo parole, perché continuano, per esempio, ad essere contro il Venezuela bolivariano, contro il Nacaragua, contro la Bolivia di Morales, continuano il Bloqueo contro Cuba. Addirittura, hanno persino preso le difese della Signora Keiko Fujimori. Nelle presidenziali peruviane contro Pedro Castillo, il Presidente eletto legittimamente.
Quindi parlano di diritti umani mentre perseguono una politica chiaramente e apertamente di destra e di repressione. I diritti umani di cui parlano gli Stati Uniti non sono altro che un modo di sviare l’attenzione dalle situazioni concrete.
La lotta di classe è una lotta violenta che in Colombia abbiamo vissuto in prima persona e che non accenna a finire. Migliaia di compagni sono morti o scomparsi e le mani delle classi dirigenti, delle oligrchie e dei governi sono macchiate del sangue vivo di molti compangni, sindacalisti, dirigenti sociali, contadini e indigeni. Come è possibile parlare di democrazia quando solo dal giorno della firma degli Accordi di Pace del 24 novembre 2016 sono stati uccisi più di 1200 persone tra dirigenti sociali, sindacalisti, compagni militanti. L’assassinio politico è qualcosa di estremamente comune in Colombia e noi subiamo e piangiamo morti e scomparsi da sempre[6].
Per questo noi oggi pensiamo che sia primario sostenere il Processo di Pce. La maggioranza dei colombiani vuole realmente la pace. Il giudice per la Pace, della giurisdizione per la Pace creata dagli Accordi del 24 novembre 2016, sta facendo un lavoro straordinario di ricerca storica e di documentazione del piano criminale portato avanti contro il popolo colombiano. Per esempio, si sta svelando la montagna di falsità create dal governo Uribe, come il caso dei falsi positivi. I falsi positivi erano civili non belligeranti che venivano uccisi dall’esercito colombiano (su mandato dei vertici) e poi venivano vestiti da guerriglieri e fatti passare per tali.
E’ un’onda genocida, quella che stiamo subendo da molti anni e gli Stati Uniti sono intervenuti massicciamente con soldi, risorse strategiche, servizi di intelligence, strumenti tecnologici perché la situazione colombiana si mantenesse favorevole agli interessi dell’impero statunitense. E ovviamente sono a sostegno delle classi dirigenti colombiane perché si mantengano al potere; come è valido il contrario, ovvero che le classi dirigenti colombiane continuano ad essere favorevoli agli interventi statunitensi, così da mantenersi al potere.
È anche per questo motivo che stanno provando in ogni modo a rifiutare la giurisdizione speciale per la Pace e vogliono stracciare gli Accordi di Pace. Questa è la nostra lotta, la lotta per la verità storica e la Pace.
3) Qual è il ruolo di Uribe in questo scenario? Come sta cambiando la politica colombiana?
L’obiettivo di Uribe è quello di uscire totalmente impunito rispetto alle accuse di assassini, falsi positivi, sparizioni forzate. Per questo ha fortemente contrastato gli accordi di Pace facendo campagna per il No al Referendum sugli Accordi di Pace. Uribe è all’apice di una oligarchia, di una classe dirigente i cui legami assomigliano più a quelli tipici delle mafie che non quelli che dovrebbero esistere in una democrazia. Uribe difende i propri spazi di potere, di controllo del territorio e risorse strategiche. Tutto questo si mantiene dentro un circolo magico, il cui punto focale è sicuramente Uribe, che comanda e detiene le leve del potere reale, anche sopra al Presidente Duque. Uribe mantiene anche enormi interessi strategici con gli Stati Uniti e possiamo dire che lui è l’uomo di fiducia degli Stati Uniti nella regione, il padrino che mantiene lo status quo.
4) C’è una differenza dentro il gruppo di potere? Esiste un conflitto tra la nuova oligarchia rappresentata da Uribe e le vecchie oligarchie tradizionali?
I settori vincolati direttamente a Uribe non sono soltanto quelli della vecchia oligarchia tradizionale, quella che si potrebbe definire un’aristocrazia. Questa non è più al vertice del comando come prima, ha passato la mano ad altri settori che sono usciti anche dalla classe media rurale. Questi nuovi settori sono molto legati ad Uribe e sono soprattutto latifondisti che si sono formati anche con l’accesso alla produzione ed esportazione della coca.
Stiamo vivendo un lungo periodo di spopolamento contadino in favore dei latifondisti, molti dei quali con legami di amicizia con Uribe. Nelle aree rurali agli afrocolombiani, agli amerindiani e ai contadini vengono tolte le risorse materiali e la terra. È una politica di classe, con lo Stato e l’apparato dello stato che protegge i ricchi contro i poveri, contro il popolo.
Aggiungiamo poi una questione. Lo stretto legame che si è creato tra questa oligarchia nuova e la cupola militare. Questo legame si è costruito e consolidato nel periodo della breve dittatura militare di Roja Pinilla. Dopo la breve presidenza, diciamo che le oligarchie emergenti e l’esercito hanno costruito un nuovo blocco di potere nel campo della destra, estremamente violento e con pochi scrupoli morali e soprattutto apertamente anticomunista e antipopolare. C’è un esempio perfetto che ci può raccontare come questo nuovo blocco di potere abbia gestito alcune questioni sociali ed è l’esempio del narcotraffico. La lotta al narcotraffico è chiaramente un pretesto che le oligarchie hanno utilizzato per mantenere un regime di violenza nelle aree rurali. Questa è una politica imposta alla Colombia dalla “troika” composta da queste nuove oligarchie che fanno capo oggi ad Uribe, dall’esercito e dagli Stati Uniti.
La realtà del narcotraffico è più semplice. Anzitutto, dovremmo chiamarlo, in realtà, narcocapitalismo. Un vecchio adagio ci dice che seguire il flusso dei soldi è sempre un buon mezzo per scoprire la realtà nascosta dalla propaganda. Infatti, chiediamoci, dove vanno i milioni, miliardi di dollari del narcotraffico? Chi gestisce queste montagne di denaro? Sappiamo benissimo che tutto il denaro viene “lavato” nelle isole dei Caraibi, nei paradisi fiscali dove società finanziarie, tramite sofisticati strumenti finanziari rendono i soldi da sporchi a puliti. E li reintroducono nel circuito finanziario mondiale, oppure negli investimenti edilizi, centri commerciali, hotel.
5) Finora abbiamo parlato del nemico. Parliamo del Partito Comunista Colombiano e della situazione delle opposizioni in Colombia. Dove siamo e dove va la Colombia?
Anzitutto, il primo tema che ci poniamo è, come ho detto, uscire dalla spirale della violenza, dalla guerra e ottenere la Pace. Questo è il primo punto della nostra agenda al quale stiamo lavorndo da molto tempo. La Colombia è un paese che vive e ha vissuto nel terrore. Intere generazioni sono state marchiate dalla violenza. Il genocidio e l’impunità di cui hanno goduto le classi dirigenti e la destra devono finire.
Esiste un dibattito molto articolato tra le opposizioni sociali che ha al centro la questione della Pace.
Per questo raccogliamo con molto interesse la risoluzione che ha pubblicato la Commissione Interamericana dei Diritti Umani, nella quale si richiama lo Stato colombiano al dialogo e al rispetto del quadro democratico. E’ la prima volta che otteniamo una condanna internazionale, anche se lieve, contro lo Stato colombiano.
Siamo fiduciosi che il processo di ricostruzione storica possa mostrare la storia reale del nostro paese, ovvero che non furono le classi popolari a generare violenza contro la cosiddetta democrazia colombiana, ma sono state le classi dirigenti oligarchiche a costruire un sistema di terrore, intimidazione, prevaricazione contro il popolo. Oggi il Paro Nacional e le mobilitazioni pacifiche stanno dimostrando che la nostra linea era ed è quella giusta.
Nel tredicesimo Congresso, il Partito Comunista Colombiano ha stabilito una linea che prevedeva una soluzione politica allo scenario colombiano.
La proposta era di uscire dallo stato di guerra e creare un’arena democratica per lo scontro politico.
Il primo accordo di Pace giunse nel 1984 con Belisario Betancurt. Abbiamo ispirato e costituito la Union Patriotica. Dalla guerrilla alla vita politica. Purtroppo, la reazione delle oligarchie, dei paramilitari, dell’esercito e dello stato continuò ad essere praticata nel segno della violenza e il genocidio. Ad ogni modo, abbiamo mantenuto la necessità di parlare e costruire la Pace, presentando ciò come un compromesso storico che avrebbe apportato riforme realmente democratiche capaci si garantire la vita.
Lavoriamo su questo processo da 40 anni, è uno slogan di lotta. Ci accusano di essere violenti mentre abbiamo subito l’esatto contrario. La Pace è una questione politica, la questione che può garantire la costruzione di nuove condizioni. Chiaramente, le condizioni per la Pace non esisteranno senza lo sradicamento della corruzione, dell’estorsione e del traffico di droga. Ecco perché la Pace sarebbe un quadro dove stabilire nuove condizioni di lotta politica. Il Paro Nacional è stato realmente importante perché ha ridato protagonismo alle classi popolari e ha mostrato come il loro obiettivo principale sia la ricerca della Pace.
6) E il Partito Comunista Colombiano dov’è adesso?
Il Partito ha svolto un ruolo importante nelle aree rurali nel corso della sua storia. Abbiamo avuto e abbiamo ancora molta influenza nel movimento contadino. Il ruolo che il Partito Comunista Colombiano ha svolto con il movimento contadino è stato fondamentale per la creazione di un vero spazio politico per i contadini e per il loro riconoscimento come soggetto politico a livello nazionale.
Abbiamo avuto e abbiamo intellettuali e una Casa della Cultura in tutto il paese, ma non abbiamo mai avuto una forte presenza nel sindacalismo e nella classe operaia.
Oggi possiamo dire che, nonostante abbiamo davvero subito violenze e veri e propri cicli di genocidio, almeno tre, stiamo continuando a costruire e rafforzarci. Negli ultimi anni, i nostri giovani sono cresciuti per qualità nella militanza e quantità, stiamo conquistando spazi urbani che difficilmente avevamo avuto. Stiamo anche lavorando molto efficacemente con la nostra Commissione donne e sul rafforzamento di una cultura contro il machismo, temi estremamente complicati sulla scena colombiana e che hanno un carattere di classe davvero importante.
In linea di principio, abbiamo una linea retta che ci guida verso l’obiettivo della soluzione democratica alla crisi nazionale che stiamo vivendo, una linea politica che mette al primo posto la Pace e che fissa tre obiettivi, istruzione pubblica, riforma agraria e salute pubblica.
Rispetto alla salute, ovviamente la pandemia ha rivelato ciò che abbiamo denunciato da sempre, ovvero che la salute è un aspetto strategico di un paese. Non possiamo e non dobbiamo permettere che il tema della salute sia gestito con le modalità “uribiste”, neoliberali, capitalistiche del profitto dettate dal settore privato. Dobbiamo sconfiggere il sistema neoliberale basato sul modello statunitense, modello che ci è stato imposto e che Uribe ha consolidato.
E crediamo che la lotta si debba farla nel senso che abbiamo prospettato poc’anzi, ovvero della soluzione democratica. Dobbiamo creare uno spazio di transizione tra il vecchio sistema di violenza e repressione e passare ad un sistema dove sia garantite la Pace e la Vita prima di qualsiasi altra cosa.
[1] http://semanariovoz.com/11-octubre-hora-cero-del-paro-nacional-la-educacion-superior/
[2] Escuadron Movil Antidisturbios
[3] http://www.indepaz.org.co/victimas-de-violencia-homicida-en-el-marco-del-paro-nacional/
[4] http://semanariovoz.com/paro-nacional-el-28-de-abril/
[5] https://www.oas.org/es/cidh/Default.asp
[6] Sull’argomento dell’uso della violenza in Colombia, possiamo consigliare il testo “La Violencia en Colombia”, di German Guzman Campos, Orlando Fals Borda e Eduardo Umana Lana e il documentario “El Baile Rojo” https://www.youtube.com/watch?v=QVL54FcZq5E&ab_channel=tortugasrojas