Intervista a Kemal Okuyan sulla tensione tra Turchia e Stati Uniti

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Intervista a Kemal Okuyan sulla tensione tra Turchia e Stati Uniti

«Guardiamo la questione dal punto di vista dei lavoratori: vogliono il sacrificio dei lavoratori. Il sacrificio! È evidente chi ha trascinato la Turchia fino a questo punto: la classe operaia, i lavoratori, i piccoli artigiani, i contadini poveri non hanno alcuna responsabilità» 

SoL News ha intervistato lo scorso 14 agosto, Kemal Okuyan, Segretario Generale del Partito Comunista di Turchia (TKP), riguardo ai recenti sviluppi in Turchia e al sistema capitalista-imperialista nel momento in cui la lira turca è protagonista di una caduta libera record nei confronti del dollaro USA nel bel mezzo dell’escalation di tensione tra Washington e Ankara. 

È stata dichiarata una guerra economica in Turchia? 

La Turchia sta già vivendo un grande conflitto, una disputa che ha una base economica, che a un certo punto possiamo chiamare guerra. C’è una grande tensione che sta crescendo sempre di più all’interno del sistema imperialista. Uno dei fattori che accelera la perdita di valore della lira turca è il fatto che gli Stati Uniti ricorrono ad alcuni strumenti durante questa tensione. Tuttavia, questa non è l’unica o la principale ragione che porta ad una perdita di valore nella lira turca. 

IL SISTEMA IMPERIALISTA È BASATO SU UNA GERARCHIA 

Qual è la relazione tra le tensioni del sistema intra-imperialista e la Turchia? Più precisamente, perché la Turchia è stata posta nel mirino? 

I problemi tra gli Stati Uniti o alcuni paesi europei e il governo dell’AKP persistono da troppo tempo. I paesi imperialisti occidentali hanno agito con una strategia inclusiva quando hanno aiutato l’AKP a prendere il potere. L’AKP ha soddisfatto le loro aspettative per un certo lasso di tempo. Tuttavia, la sbandata in Siria, le preoccupazioni sulle dinamiche sociali in Turchia, le difficoltà nella gestione e nel controllo di Erdoğan [il presidente turco] hanno spinto questi paesi a cercare diverse alternative sin dal 2011. Il sistema imperialista si basa su una gerarchia, ognuno ottiene una fetta della torta la più grande possibile. Erdoğan è andato verso alcuni obiettivi che non hanno tenuto conto di questa gerarchia. Il neo-ottomanismo originariamente andava bene agli Stati Uniti, tuttavia ha iniziato a esigere un grande prezzo politico per gli Stati Uniti nel corso del tempo. 

Erdoğan è un politico quanto meno pragmatico; avrebbe potuto avere buoni rapporti con gli Stati Uniti e l’Unione europea. Come sono arrivate le cose a questo punto? 

Ci sono molte ragioni che hanno spinto le cose a questo punto. Prima di tutto, la situazione tra gli Stati Uniti e l’UE non è così buona! Non solo perché gli Stati Uniti non possono mantenere la propria egemonia, non solo perché non è in grado di stabilire un sistema di alleanze permanente e coerente, ma perché è in difficoltà nel condurre il gioco a causa delle leggi generali del capitalismo, leggi che generano le crisi. In secondo luogo, Erdoğan ha imparato a mercanteggiare con alcuni paesi, che sono in conflitto con altri paesi che cercano di controllare o di contenere, e ha visto che funziona. Pertanto ha cercato di usare la sua sfera di manovra in tutta la sua portata contro gli Stati Uniti, che invece esige ubbidienza incondizionata. Tuttavia c’è qualcosa che dimentica: il capitalismo non è un teatro in cui gli attori perseguono decisioni razionali o controllano tutto. Dobbiamo sempre ricordarlo. Sarebbe fuorviante equiparare tutto ciò che accade oggi a una strategia integrata. Non c’è né ragione né possibili condizioni per questo. 

ERDOĞAN NON È UOMO CHE PUÒ LASCIARE IL POTERE 

Perché Erdoğan corre così tanti rischi allora? 

Gli Stati Uniti, e per certi versi l’UE, erano molto soddisfatti di Erdoğan. Tuttavia le loro mosse per un Erdoğan più controllabile non hanno funzionato a causa della disintegrazione dell’ordine mondiale. Ad un certo punto hanno iniziato a cercare un’alternativa a Erdoğan e hanno fatto alcuni tentativi. Quando Erdoğan ha visto tutto ciò, ha iniziato a fare affidamento sull’altro centro all’interno del sistema imperialista, sperando in aiuto da esso [la Russia, ndt]. La Turchia è troppo grande per tali manovre ed è inevitabile che esse culminino talvolta in risultati imprevisti. Ricordiamo che Erdoğan non è un uomo che possa abbandonare il potere. Quindi il problema non deve essere visto semplicemente se l’imperialismo USA sta attaccando la Turchia o se il capitale turco ha scoperto nuove opportunità all’interno dell’asse Cina-Russia. Questi sono presenti, ma Erdoğan cerca una salvezza personale. 

È PUERILE PENSARE CHE LA TURCHIA POSSA CAMBIARE SCHIERAMENTO PER DECRETO DAL PALAZZO DI ERDOĞAN 

Cosa possono trovare i capitalisti turchi nell’asse Cina-Russia-Iran o nei paesi BRICS? Più precisamente, i rapporti economici esistenti possono essere sostituiti con rapporti con questi paesi? 

La maggior parte dei capitalisti erano entusiasti delle relazioni con la Cina, la Russia e l’Iran, poiché si aprivano nuove opportunità oltre a quelle esistenti e nuove porte ai profitti. Fare affari con tutti è una caratteristica genetica della borghesia turca. L’alternativa europea e buone relazioni con gli Stati Uniti da un lato; dall’altro, fare affari con Russia e Cina. Ciò che ignorano è che il mondo assiste a una grande disputa. A un certo punto bisogna fare una scelta. È evidente che oggi le cose non stanno andando bene. TÜSİAD [l’Associazione turca per l’industria e le imprese] afferma: “Non possiamo mai mollare l’Occidente, la nostra politica estera dovrebbe cambiare”, mentre il governo dice: “Abbiamo fissato un limite di tempo per gli Stati Uniti, troveremo nuovi alleati se le cose non cambiare.” Non possiamo dire che tutti questi sono “banali” o pura demagogia. 

La Turchia può davvero cambiare asse? 

Il genero [Berat Albayrak, ministro del tesoro e delle finanze della Turchia, genero del presidente Erdoğan] è abbastanza qualificato per dichiarare lo spostamento dell’asse? Non penso che ciò sia ben basato. Tuttavia, il sistema internazionale porta tensioni talmente forti che non sarebbe serio dire “non succede nulla”. Sarebbe infantile pensare che il capitalismo della Turchia possa ricorrere a uno spostamento dell’asse solo attraverso un decreto di palazzo. Da questo punto di vista, le deviazioni turche potrebbero persino portare a una grande guerra. 

DIMENTICANO DI CHIEDERSI COSA RENDE COSÌ FRAGILE L’ECONOMIA TURCA 

La lira turca perde valore rispetto al dollaro USA a causa di queste tensioni?  

La perdita di valore nella lira turca è solo un risultato. I problemi strutturali dell’economia turca sono determinanti. Ciò accadrebbe comunque. Tuttavia alcuni impongono un pensiero alla società: le cose sono arrivate a questo punto a causa degli errori nella politica estera mentre l’economia era stabile; o, dal punto di vista del governo, ci hanno dichiarato guerra quando tutto andava bene. C’era una situazione insostenibile nell’economia turca, che ora è andata a sbattere contro il muro. Inoltre il capitalismo non trova soluzioni alle crisi sempre e ovunque. Alcuni collegano il problema ai tweet di Trump e alle dichiarazioni di Erdoğan. Certo, tutti questi hanno un ruolo, eppure dimenticano di chiedere cosa rende l’economia della Turchia così fragile, e questa lotta serve al loro scopo. Vogliono che la gente si sacrifichi con l’argomento “ci hanno dichiarato guerra”. 

NIENTE POTREBBE ACCADERE AI CAPITALISTI 

Ma ci sono alcune indicazioni che mostrano che il controllo della classe capitalista aumenterà … 

Il numero di giocatori nel mercato generalmente diminuisce durante tali periodi di crisi, si assiste a grandi modifiche, si verifica una densa monopolizzazione. Sale il controllo dei movimenti di capitali per eseguire questo processo. Sono impostate alcune regole e coloro che non obbediscono a queste regole, che non sono abbastanza forti, vengono eliminati. Bene, con eliminazione, voglio dire che non succede nulla ai capitalisti, i più deboli possono ritirarsi da alcuni campi, possono ridimensionarsi ma continuano ad esistere. Ridimensionandosi realizzano quello che hanno guadagnato fino ad allora e lasciano i debiti e le perdite allo stato, quindi al popolo. Coloro che sono abbastanza forti crescono ulteriormente attraverso la crisi. Inoltre, la “crisi” è una grande opportunità per rubare il pane ai lavoratori. L’inflazione è un modo per succhiare risorse dalla classe lavoratrice, a un certo punto si assisterà a licenziamenti di massa e occupazione a basso prezzo. Poiché il governo offre vantaggi alle aziende, il prezzo di tutto ciò sarà ottenuto coi tagli ai servizi sociali, come istruzione e sanità, imponendo nuovi oneri fiscali al popolo e aumentando i bisogni di base. “Anche i padroni fanno sacrifici” è una grande favola, il cambiamento di campo di coloro che hanno saccheggiato il paese per troppo tempo non ha nulla a che fare con noi. Dobbiamo guardare la questione dal punto di vista dei lavoratori non protetti. Dobbiamo rafforzare la lotta organizzata e la solidarietà contro l’alto costo della vita, la disoccupazione e ulteriori meccanismi di sfruttamento. 

NON C’È IMPERIALISMO BUONO O CATTIVO

Un aspetto del problema è la lotta antimperialista. L’economia turca era fragile ma è possibile anche un attacco americano… 

Abbiamo avvertito molto tempo fa che la tensione tra Turchia e Stati Uniti potesse giungere a questo punto: la tensione con gli Stati Uniti all’interno di questo sistema è molto pericolosa per la Turchia. Perché? È pericolosa perché il governo esistente deve come minimo la sua presenza agli Stati Uniti. È pericolosa perché gli Stati Uniti e gli altri imperialisti occidentali si sono posti in tutti i nodi della vita militare, politica, economica e culturale turca. È pericolosa perché la classe capitalista egemonica in Turchia ha legami e relazioni profondi con gli Stati Uniti. Il culto di Gülen che ha fatto il lavoro sporco degli Stati Uniti è stato il proprietario ufficiale di questo paese fino a ieri, quelli che li hanno toccati si sono bruciati. Per questo diciamo che la lotta antimperialista non può essere scorporata. Non esiste un imperialismo buono o cattivo. L’imperialismo è un sistema mondiale basato sull’egemonia dei monopoli. Non ha senso pensare che possiamo uscire dal sistema imperialista mentre i capitalisti governano la Turchia. Si veda l’esempio del Venezuela. L’economia del Venezuela soffre di problemi strutturali. Tuttavia il punto debole del Venezuela nel suo conflitto con gli Stati Uniti è il fatto che le radici stesse del capitalismo non sono state recise dal governo di sinistra. C’è ancora una classe capitalista potente e influente in Venezuela. Il capitalismo distrugge tutto. O i paesi diventano fragili per gli interventi dei potenti paesi imperialisti o diventano essi stessi fonte di problemi per gli altri popoli mentre cercano di scalare la gerarchia imperialista. Ad esempio, il potere politico in Turchia cerca di aumentare la sua presenza e l’interventismo in Siria, mentre allo stesso tempo afferma di essere “in guerra” con gli Stati Uniti e cerca di sviluppare le sue relazioni con la Russia. La Turchia da un lato sostiene di essere vittima, mentre dall’altra parte interpreta il ruolo di un potente attore. Cercano di fare appello ai sentimenti nazionalistici di milioni di poveri. Una lotta parziale contro l’imperialismo USA per velare la verità non può avere successo. Quindi i barbieri rifiuteranno di fare un taglio di capelli in stile americano! Si deve condurre una lotta a tutti gli effetti contro l’imperialismo degli Stati Uniti, e il cambiamento del sistema sociale esistente è fondamentale per questo. Non puoi sfidare gli Stati Uniti mentre allo stesso tempo ti incontri segretamente con il FMI. Questo non è coerente. Il problema della Turchia è la classe capitalista. La base dell’americanismo è questa classe. 

SOLIDARIETÀ CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E L’ALTO COSTO DEL VIVERE 

Che cosa si deve fare? Cosa consiglia il TKP? 

Il Partito Comunista della Turchia ha rilasciato oggi una dichiarazione sulla situazione economica. Questa affermazione viene anche distribuita coi volantini tra i lavoratori. Stiamo affrontando la questione dal punto di vista dei lavoratori. Vogliono che i lavoratori si sacrifichino. Sacrificio! È evidente chi ha trascinato la Turchia fino a questo punto; la classe operaia, i lavoratori, i piccoli artigiani, i contadini poveri non hanno alcuna responsabilità. Il loro unico errore è tollerare questa rapina e il furto. Ora è giunto il momento di svegliarsi. La lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti deve essere combinata con la lotta contro il regime del furto di oggi. Dobbiamo sviluppare una linea di lotta contro la disoccupazione e l’alto costo della vita sottolineando la cultura del lavoro, la resistenza e la solidarietà. Il TKP prenderà provvedimenti concreti a questo proposito. Il nostro partito concluderà una grande trasformazione organizzativa a settembre. Stiamo diventando un partito più organizzato all’interno della classe lavoratrice. Se non prendiamo iniziative, il liberalismo e il nazionalismo trascineranno la Turchia in rovina. Non possiamo prenderci il lusso di lasciare indifeso questo paese o il popolo. Sì, diciamo: “Questo ordine sociale cambierà, non c’è altra via d’uscita”, con una grande forza e grande fiducia. Coloro che ci hanno risposto prima del 24 giugno [elezioni presidenziali e parlamentari], quando abbiamo detto “questo ordine sociale deve cambiare”, stanno cercando rifugio in preda al panico. Eppure diciamo che non esiste un porto sicuro sotto il capitalismo. Non è sciocco: il socialismo è l’unica opzione per la pace nell’uguaglianza e nella libertà. 

Traduzione a cura di LaRiscossa

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