Intervista di Alessio Azzarà
Lunedì 29 marzo c’è stato lo sciopero generale dei trasporti e della logistica per il rinnovo del contratto. A 14 mesi dalla scadenza dello stesso e dopo il rinvio del 2020 a causa della pandemia, sono riprese le trattative tra sindacati e associazioni padronali. Trattative che però si sono interrotte nuovamente, stavolta a causa delle richieste assurde da parte di queste associazioni. Talmente assurde da mettere sul piede di guerra i sindacati confederali, andando a minare stipendi, malattie, lavoro festivo, sicurezza occupazionale in caso di cambio di appalto e diritto allo sciopero. Questo è ciò che succede in questo settore, che nonostante il boom dovuto alla pandemia e al commercio online, vede le grandi aziende comunque aggressive nei confronti dei diritti dei lavoratori.
Ad oggi in questo settore sono interessati circa un milione di lavoratori, e la situazione appena descritta li vede interessati trasversalmente, a prescindere dalle mansioni, dall’azienda in cui lavorano, dall’anzianità. Ma oltre alla questione nazionale del CCNL, discutendo con i singoli lavoratori viene fuori una realtà che va ben oltre e che come Partito, ed in quanto lavoratori, sottolineiamo da tempo: la precarietà del lavoro e la ricattabilità che ne consegue permette alle aziende di trattare i lavoratori come oggetti, da utilizzare e gettare al bisogno, con tutte le conseguenze che questo può avere sulla vita dei singoli lavoratori, sulle loro famiglie, sul tessuto sociale in cui sono inseriti.
Dietro le quinte della quotidianità lavorativa vivono situazioni nelle quali la loro dignità viene lesa, spesso con l’impossibilità di reagire, pena la perdita del posto di lavoro.
Abbiamo fatto una breve intervista a uno di questi lavoratori, Francesco, che si è reso disponibile a raccontare la propria situazione e che ringraziamo.
Francesco lavora per Deliverit srl, azienda con sede a Bergamo che si occupa in appalto della consegna a domicilio della spesa per Esselunga.
In cosa consiste il vostro lavoro?
Noi consegniamo la spesa a domicilio per conto di Esselunga. Abbiamo una media di 15/16 consegne a turno e consegniamo davanti la porta di casa, quindi al piano.
Quali sono le difficoltà materiali che affrontate?
Innanzitutto non abbiamo supporti per portare la spesa al piano nel caso in cui non ci sia l’ascensore, cosa che a Firenze non è poi così rara. Dobbiamo portare la spesa davanti alla porta di casa a prescindere dal peso. Basti pensare alle casse d’acqua. In tutto ciò non c’è nessun indennizzo in busta paga che tenga in considerazione di tutto ciò, mettendo magari in relazione i piani da salire e il carico da portare, nonché i viaggi su e giù per le scale per consegnare tutte le buste della spesa.
Per quanto riguarda i furgoni utilizziamo sia quelli gialli con il logo Esselunga, che sono a norma, sia furgoni a noleggio della Petit. Di questi ultimi, alcuni non sono proprio idonei alla mansione: in alcuni mancano i ganci per fermare le ceste nel vano e le scalette per agevolare la salita e la discesa con il rischio di farsi male scendendo dal furgone con la spesa; altri non sono ben refrigerati, con il rischio che, soprattutto nei periodi più caldi dell’anno, certi prodotti arrivino deteriorati, ad esempio che i surgelati si scongelino. Le revisioni ai mezzi sono scarse, lo stretto necessario per poter fare le consegne.
È capitato anche che non fossero forniti i DPI per la prevenzione del contagio da Covid, come se non fossimo nel pieno di una pandemia globale. Per non parlare degli estintori che dovrebbero essere obbligatori in ogni mezzo aziendale.
Altro problema è la comunicazione dei turni, spesso ci vengono dati il giorno prima per il giorno dopo. Non è rispettoso nei nostri confronti. Molti di noi hanno famiglia, abbiamo bisogno di poter organizzare la nostra vita fuori dal lavoro.
Com’è organizzato l’orario di lavoro? Durata turni, carico orario giornaliero/settimanale, riposi ecc.
I turni durano circa 6 ore, in genere distribuiti in tre tranche giornaliere: 6-12, 12-18, 18-24. Accade spesso però che vengano dati orari diversi ai singoli corrieri, in base alle esigenze dell’azienda, che si basa sul numero di richieste giornaliere dei clienti.
Molto spesso ci viene chiesto di fare due turni consecutivi, talvolta anche tutti e tre. Addirittura capita che a chi fa l’ultimo turno serale venga messo il giorno dopo il primo turno di mattina, senza rispettare le 11 ore di riposo minime stabilite per legge, con tutti i rischi per la salute correlati, dallo stress psicofisico all’affaticamento, che aumentano il rischio di infortuni sul lavoro.
Per quanto riguarda la busta paga, avete mai riscontrato ammanchi o altri tipi di problematiche riguardo la vostra retribuzione?
Da dicembre è passato un accordo che regolarizza la busta paga con un monte ore di 39 ore settimanali per il full-time 1° livello (G1) e 44 ore per il 2° livello (F2), con uno stipendio base di 1200 € per il G1 (per l’F2 il calcolo della paga base è un po’ più complesso). Per il 2° livello c’è un indennizzo di 10 euro in più al giorno per 26 giorni lavorativi essendo il sabato giorno lavorativo, con la richiesta da parte dell’azienda di un obbligo per i lavoratori di fare almeno una domenica e due doppi turni inclusi nel monte ore base. Poi, se fai 13 consegne in un giorno anziché 15/16 viene decurtato un 10% dalla paga base. Il carico/scarico non è stato inserito nelle ore lavorative, il che significa che quando hai fatto il tuo turno, che tu ci metta 6 o 8 o 10 ore vieni pagato alla stessa maniera. Lo stesso vale per i doppi turni che vengono pagati “a gettone”, il che equivale praticamente ad un lavoro a cottimo. Ci sono inoltre due mansioni particolari che durano circa un’ora/un’ora e mezzo: una consiste nel passare a prendere il pane dal forno per portarlo al magazzino; l’altra è il cosiddetto Locker, che consiste nel passare a prendere delle spese dai negozi e metterle in delle cassette apposta nelle quali il cliente le passerà a prendere successivamente, che vengono pagate 3€, praticamente lo facciamo gratis. L’accordo è stato firmato da quasi tutti i corrieri, a parte un ristretto gruppo che ha avuto la possibilità di non firmarlo in quanto avendo un contratto a tempo indeterminato sono meno ricattabili e si sono rifiutati di accettarlo. Infatti da allora fanno fare i giri più lunghi e lontani ai lavoratori che si sono ritrovati a dover firmare l’accordo, perché non sono costretti a riconoscergli gli indennizzi che invece sarebbero costretti a dare a chi non lo ha firmato.
In tutto ciò, nonostante questo accordo sia fondamentalmente vantaggioso per l’azienda, si riscontrano spesso degli ammanchi in busta paga. Già di per sé questo contratto deriva da contrattazioni aziendali e non rispetta appieno il CCNL. Il fatto più eclatante però è che non ci sia trasparenza sul conteggio delle ore e degli straordinari, facendoci ritrovare con ore in meno in busta paga. Ci siamo rivolti ad un perito legale che ci ha aiutato nel conteggio degli ammanchi che riscontravamo paragonando le ore effettive a quelle contate dall’azienda. Tali ammanchi oltre a influire direttamente sullo stipendio portano ad un’evasione nel pagamento dei contributi a noi lavoratori. Tutto ciò va ad influire di conseguenza anche sul TFR. Con questo legale stiamo facendo i conti degli ultimi 4 anni e cercheremo di trovare un accordo con l’azienda per avere ciò che ci spetta, ma se questa non sarà disposta a riconoscere gli arretrati andremo avanti con la vertenza.
Un’altra chicca è stata quella di mettere un messaggio, che appare sulla pagina internet al momento dell’ordine, indirizzato ai clienti, che dice di non dare mance ai corrieri in quanto “già ampiamente retribuiti”. Questo quando si sono resi conto che alcuni clienti, vista la fatica per portargli la spesa fino a casa, ci lasciavano una mancia in segno di ringraziamento, e che questo portava i lavoratori ad avere meno bisogno di fare eventuali straordinari quando richiesti dall’azienda.
In tutto ciò ci sono state delle vertenze sindacali da parte vostra nei confronti dell’azienda? Quali sono le dinamiche tra lavoratori, sindacati e azienda?
Inizialmente i nostri RSA erano iscritti alla Cisl ma ne sono usciti, entrando in Cgil, a causa di una vicenda legata all’accordo di cui ho parlato prima, nella quale definire la condotta del sindacato concertativa è un eufemismo. I colleghi referenti della RSA sono stati sollevati dall’incarico e sostituiti quando si sono rifiutati di dare l’ok all’accordo proposto dall’azienda. Senza il loro ok questo accordo non avrebbe potuto essere sottoposto a tutti i lavoratori, che dovevamo firmare singolarmente. Quando si sono rifiutati di far passare l’accordo gli è stato semplicemente comunicato che non erano più i rappresentanti dell’RSA. Hanno contattato due lavoratori con il contratto a termine, precari e quindi senza possibilità di opporsi per paura di ritorsioni, dicendogli che erano i nuovi rappresentanti RSA e che il giorno dopo avrebbero dovuto firmare l’accordo. Dopo questa prepotenza con cui hanno fatto passare l’accordo, hanno fatto pressioni sui singoli corrieri perché lo firmassero tutti. Lo hanno firmato quasi tutti come dicevo prima, tranne quelli dell’RSA.
Questa è un’azienda che ha già altre denunce e situazioni di abusi di potere nei confronti di lavoratori sindacalizzati in altre sedi d’appalto (Milano, Bologna, Lucca), ciò vuol dire che tali pratiche sono parte della politica aziendale aggressiva nei confronti di noi lavoratori e non sono solo condotte isolate e locali.